Omicidio a Nicotera, la vittima intercettata nell’inchiesta sul tentato omicidio a Signoretta
Gli investigatori della Dda di Reggio Calabria avevano disposto le intercettazioni ambientali pure sul telefonino di Giuseppe Muzzupappa ucciso sabato. Il solido legame con il cugino Antonio Campisi, la rottura nel clan e il fatto di sangue avvenuto nel “regno” dei Mancuso
Si scava nel passato della vittima e nei suoi ultimi movimenti per cercare di far luce sull’agguato costato la vita sabato sera a Giuseppe Muzzupappa, 38enne freddato a Nicotera Marina in un vicolo fra il lungomare e la strada principale di ingresso al paese. Quattro i colpi mortali al torace che non hanno lasciato scampo alla vittima il cui fatto di sangue in queste ore viene attentamente seguito anche dalla Dda di Catanzaro – le indagini al momento sono coordinate dalla Procura di Vibo Valentia – attesa la personalità della vittima ma soprattutto per via di un particolare che emerge dagli atti di indagine del procedimento penale che ha portato ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del cugino Antonio Campisi e di Rocco Molè di Gioia Tauro (figlio del boss ergastolano Mommo Molè) per il tentato omicidio a Domenic Signoretta avvenuto a Nao di Ionadi il 19 maggio 2019. Nell’ambito delle indagini su tale missione di morte – poi fallita – e sulle attività del clan Molè di Gioia Tauro emerge infatti che gli investigatori della Dda di Reggio Calabria avevano disposto sin dal 20 giugno 2019 l’intercettazione telematica anche del telefono di Giuseppe Muzzupappa, con registrazione e ascolto delle conversazioni attraverso un “agente informatico” inoculato sul cellulare. [Continua in basso]
Da alcuni colloqui intercettati il 23 giugno 2019 emerge inoltre che Giuseppe Muzzupappa era stato fermato insieme al cugino Antonio Campisi a Gioia Tauro da una pattuglia della Squadra Volanti della polizia dopo aver tentato di sfuggire ad un posto di blocco. In tale periodo, infatti, come emerso dalle indagini, Antonio Campisi temeva possibili agguati alla sua persona, tanto da evitare di stare in luoghi all’aperto. Antonio Campisi aveva poi trovato alloggio in un vicolo di via Torino a Gioia Tauro ed era stato poi proprio il cugino Giuseppe Muzzupappa ad aiutarlo ad allontanarsi da Gioia Tauro. Il tutto nelle fasi immediatamente successive al tentato omicidio a Domenic Signoretta (19 maggio 2019) che Antonio Campisi – per come emerge dalle indagini – riteneva coinvolto in prima persona nell’omicidio del padre Domenico Campisi, ucciso sulla provinciale per Nicotera nel giugno 2011, broker della cocaina al soldo del clan Mancuso sino a staccarsi progressivamente dalla cosca per agire in autonomia ed in alleanza ai narcotrafficanti Francesco Ventrici e Vincenzo Barbieri di San Calogero (quest’ultimo ucciso nel marzo del 2011).
Omicidio nel “cuore” del regno dei Mancuso
L’omicidio di Giuseppe Muzzupappa potrebbe presto finire per competenza alla Dda di Catanzaro anche per altri elementi, oltre che per la personalità della vittima già oggetto – come visto – di investigazioni pure da parte degli inquirenti antimafia reggini. Il luogo scelto per l’agguato di sabato sera – Nicotera Marina – è infatti da sempre territorio del clan Mancuso, un tempo di Giuseppe Mancuso (cl. ’49, tornato in libertà lo scorso anno dopo 24 anni di detenzione), poi passato al cugino Pantaleone Mancuso (alias Scarpuni, attualmente detenuto all’ergastolo). Resta da capire quale articolazione del clan Mancuso abbia attualmente il “controllo” di Nicotera Marina. Di certo in totale libertà restano diversi esponenti della “famiglia” e di sicuro non si commette un omicidio in tale territorio (salvo la furia omicida degli scorsi anni dei fratelli Oliveri) senza che il clan – da sempre dominante – ne sappia nulla. Da evidenziare, infine, che la vittima – Giuseppe Muzzupappa – era imparentata pure con i più noti Cuturello, a loro volta legati da vincoli familiari ai Mancuso.
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