Cimitero degli orrori a Tropea, nuovo rinvio dell’udienza di ulteriori cinque mesi
In un anno ben pochi passi avanti. In due avevano fatto richiesta di patteggiamento della condanna, ma la Procura si era opposta ritenendo le pene troppo basse. Un terzo imputato ha optato per il rito abbreviato, ma la riserva sulla sua ammissione deve ancora essere sciolta. Numerosi i sepolcri violati e i cadaveri distrutti
Nulla da fare per il procedimento penale nato a seguito dello scandalo del c.d. “cimitero degli orrori” di Tropea. Un legittimo impedimento di uno dei difensori degli indagati ha infatti portato stamane il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Giorgia Maria Ricotti, a rinviare l’udienza al 13 aprile 2023, dopo il precedente rinvio del 16 giugno e prima ancora del 10 febbraio 2022 quando l’ufficio di Procura non ha prestato il consenso per il patteggiamento degli imputati ritenendo le pene troppo basse rispetto alle contestazioni. Le difese avevano infatti avanzato le seguenti richieste di patteggiamento: 2 anni per Francesco Trecate (di 63 anni, custode del cimitero di Tropea e dipendente comunale, difeso dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Tommaso Zavaglia); un anno e 6 mesi per Salvatore Trecate, di 39 anni (figlio di Francesco), assistito anche lui dagli stessi avvocati. Non essendosi trovato alcun accordo fra accusa e difesa in ordine al patteggiamento, l’udienza era stata rinviata alla giornata odierna, ma un legittimo impedimento di un difensore ha portato ad un nuovo rinvio di quasi cinque mesi.
Ha invece optato da tempo per un processo con il rito abbreviato Roberto Contartese, di 54 anni, difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Francesco Muscia. La scelta del rito alternativo permetterà a Roberto Contartese, in caso di condanna, uno sconto di pena pari ad un terzo, ma ancora – a distanza di quasi un anno dalla richiesta – il gup non si è potuto pronunciare sull’ammissione o meno all’abbreviato. Il Comune di Tropea, parte lesa nel procedimento, è rappresentato dall’avvocato Michele Accorinti. [Continua in basso]
Le contestazioni
Nel primo capo d’imputazione si contesta il reato di associazione a delinquere. I tre indagati – secondo l’accusa – si sarebbero associati fra loro per commettere una serie indeterminata di violazioni di sepolcro e di soppressione di cadaveri. In particolare, Francesco Trecate, quale promotore, sarebbe stato il principale organizzatore delle singole operazioni e attività dei sodali, curando tutte le fasi dell’attività criminosa, occupandosi dell’organizzazione e della supervisione delle attività illecite del gruppo del quale avrebbe costituito un punto di riferimento quanto alle decisioni da assumere ed a direttive da impartire, nonché si sarebbe adoperato nella predisposizione dei mezzi e nel procacciamento degli strumenti necessari per portare a termine ulteriori reati, attivandosi anche nella materiale soppressione dei cadaveri. L’arco temporale della contestazione va dal febbraio 2019 al 7 febbraio scorso.
Ai tre indagati viene poi contestato il reato di violazione di sepolcro per avere Francesco Trecate, Salvatore Trecate e Roberto Contartese – in concorso materiale e morale fra loro – “violato le tombe di Clotilde Del Vecchio, Romana Marzano, Salvatore Addolorato, Francesco Toraldo, Maria Garibaldino, Antonio Macrì, Maria Cortese, Vincenzo Giovanni Balso”, più altri due sepolcri di defunti con un cognome non ancora identificati (tali Giuseppe e Vittoria). La Procura contesta poi ulteriori violazioni in 16 tombe in cui erano tumulati i cadaveri di soggetti non identificati. In particolare, gli indagati avrebbero proceduto all’estumulazione delle bare all’interno delle quali vi erano le salme dei soggetti citati, in assenza delle prescritte autorizzazioni amministrative ed in violazione della normativa di settore. Il reato è aggravato nei confronti di Francesco Trecate in quanto avrebbe commesso il fatto abusando dei propri poteri ed in violazione dei doveri derivanti dal ruolo di custode del cimitero.
I tre indagati devono rispondere anche del reato di distruzione e soppressione di cadavere. Per la precisione sette cadaveri sezionati con l’aiuto di un seghetto e di un martello. Tali distruzioni sarebbero avvenute – ad avviso degli inquirenti – nelle giornate del 18, 20, 23 e 27 novembre dello scorso anno, del 16 dicembre 2020 e del 22 gennaio scorso. I sette cadaveri appartenevano a soggetti non identificati, procedendo alla loro definitiva distruzione mediante combustione. Con l’aggravante di aver commesso il fatto in un cimitero e l’ulteriore aggravante per il solo Francesco Trecate in quanto avrebbe abusato dei suoi poteri di custode del cimitero.
Ai tre indagati viene infine contestato di aver appiccato il fuoco ai rifiuti prodotti con le precedenti condotte finalizzate alla distruzione dei cadaveri.
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