Smaltimento di rifiuti a Vibo, i nomi dei 16 indagati e le accuse mosse dalla Procura -Video
Il gip ha rigettato gli arresti domiciliari chiesti dal pm per sette indagati in quanto non sussistono le esigenze cautelari invocate. Restano invece allo stato sussistenti i gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati contestati
Sono in totale 16 gli indagati dell’inchiesta della Procura di Vibo Valentia e dei carabinieri forestali che mira a far luce su uno smaltimento di rifiuti. Questi gli indagati: Giuseppe Chiaramonte, 64 anni, di Triparni, amministratore della “Eco Triparni srl”; Francesco Chiaramonte, 32 anni, di Filogaso, socio e comproprietario della Eco Triparni srl; Danilo Chiaramonte, 29 anni, di Triparni, dipendente della Eco Triparni srl; Fabio Chiaramonte, 20 anni, di Triparni, addetto alla raccolta di materiali riciclabili della Eco Triparni srl; Ivan Castagna, 34 anni, di Vena Superiore, operaio e autista addetto alla raccolta di materiali riciclabili della Eco Triparni srl; Domenico Mancone, 34 anni, di Vibo Valentia, operaio addetto alla raccolta di materiali riciclabili della Eco Triparni srl; Vincenzo Crudo, 30 anni, operaio e autista addetto alla raccolta di materiali riciclabili della Eco Triparni srl; Antonino Stuppia, 89 anni, di Vibo, rappresentante dell’impresa Termotecnica Sas di Stuppia in liquidazione; Sergio Bevilacqua, 41 anni, di Gioia Tauro, intestatario di un autocarro; Raffaele Galati, 37 anni, di San Costantino Calabro, amministratore unico di Europa Sud srl; Angelo Sorrentino, 62 anni, intestatario di un autocarro; Fabio Baldo, 33 anni, di Filandari, amministratore unico e rappresentante dell’impresa Baldo Costruzioni con sede legale a Filandari, nonché titolare della Nuova Edil; Nicola Mancuso, 55 anni, di San Costantino Calabro, titolare dell’impresa “Mancuso Nicola” con sede a San Costantino; Pasquale Barbieri, 56 anni, di Briatico, amministratore unico dell’impresa “Dimensione Arredo srl” con sede a Briatico; Terenzio Adriano Pacetti, 36 anni, di Vibo, conducente di un autocarro; Sergio Pacetti, 74 anni, di Vibo Valentia, intestatario di un autocarro. [Continua in basso]
Le accuse, il gip e la genesi dell’inchiesta
I Chiaramonte, in concorso con Ivan Castagna, Vincenzo Crudo e Domenico Mancone, sono accusati di aver ricevuto, trasportato e smaltito illecitamente rifiuti di vario genere mediante combustione e abbandono incontrollato sul suolo cagionando abusivamente una compromissione delle matrici ambientali. A Giuseppe Chiaramonte e Domenico Mancone viene poi contestato di aver effettuato un trasporto di rifiuti con un autocarro senza l’iscrizione nell’albo nazionale dei gestori ambientali. Stessa accusa viene anche mossa a Antonino Stuppia, Sergio Bevilacqua, Raffaele Galati, Angelo Sorrentino, Fabio Baldo, Nicola Mancuso, Pasquale Barbieri, Sergio Pacetti, Terenzio Adriano Pacetti.
Il gip del Tribunale di Vibo, Giorgia Maria Ricotti, ha rigettato la misura cautelare agli arresti domiciliari che era stata chiesta dal pm Filomena Aliberti nei confronti dei quattro Chiaramonte, Ivan Castagna, Vincenzo Crudo e Domenico Mancone. Per tutti non sussistono le esigenze cautelari invocate dal pm, fermo restando “la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza”. Per il gip sussiste infatti il fumus dei reati provvisoriamente intestati agli indagati. In particolare, la Eco Triparni srl – secondo il gip – avrebbe “utilizzato un terreno con annesso capannone acquisito dal Comune di Vibo Valentia ubicato in località Badia-Falcone, per attività illecite”. L’area dove sorge il capannone industriale in località Badia Falcone è stata acquisita fra l’altro – ad avviso del gip, “dal Comune di Vibo Valentia con una procedura che era stata in precedenza oggetto di una segnalazione di polizia giudiziaria da parte della polizia municipale il 29 marzo scorso”. Tale area verrebbe utilizzata dall’impresa per lo smaltimento illecito di rifiuti. L’inchiesta nasce il 29 dicembre 2021 quando i carabinieri forestali, transitando nella zona industriale di Vibo Valentia di località Aereoporto, percepivano un forte odore di plastica bruciata e notavano una coltre di fumo. Veniva così scoperta un’area utilizzata costantemente per lo smaltimento illecito di rifiuti speciali di vario genere. Partivano così le indagini in cui fondamentali si sono rivelate le videoriprese. Per tutti gli indagati vale, naturalmente, la presunzione di innocenza garantita dalla Costituzione.
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