Procedimento sull’Aterp di Vibo: prescrizione dal gup per 14 imputati, in 2 a giudizio
Processo solo per due indagati che hanno rinunciato alla prescrizione. La richiesta di rinvio a giudizio della Procura risale al gennaio 2018. Quattro anni di udienza preliminare
Solo in due vanno a giudizio per l’inchiesta sull’Aterp di Vibo, ma solamente perchè loro stessi hanno rinunciato alla prescrizione dei reati. Gli altri 14 imputati non rinunciano (come loro diritto) alla prescrizione e il gup del Tribunale di Vibo, Giorgia Ricotti (subentrata il 14 ottobre scorso al precedente gup Francesca Del Vecchio) decide per loro il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. La richiesta di rinvio a giudizio era stata avanzata dalla Procura nel gennaio 2018.
Questi gli imputati che escono dal procedimento per intervenuta prescrizione: Domenico Pallaria, 63 anni, di Curinga, direttore generale della Regione Calabria; Nazzareno Guastalegname, 72 anni, imprenditore di Stefanaconi e proprietario dell’immobile in cui ha sede a Vibo l’Aterp; Antonino Daffinà, 61 anni, di Vibo, ex commissario dell’Aterp di Vibo esponente di Forza Italia; Giuseppe Gentile, 78 anni, di Cosenza, già assessore e consigliere regionale di Forza Italia; Giuseppe Maria Romano, 73 anni, di Tropea, ex direttore generale dell’Aterp, già sindaco di Tropea, attuale consigliere comunale di minoranza a Tropea; Michele Montagnese, 77 anni, di Vibo Valentia, ex sindaco della città capoluogo; Antonino Stagno, 50 anni, imprenditore di San Calogero, socio di Guastalegname nell’acquisto del palazzo poi divenuto sede dell’Aterp; Emilio Minasi, 69 anni, di Cosenza; Luciano De Pascali, 64 anni, di Vibo Valentia; Giuseppe Raffele, 54 anni, di Serra San Bruno, ex direttore tecnico dell’Aterp, ex consigliere provinciale e candidato alla presidenza della Provincia di Vibo nel 2014 con Udc/Ncd (indagato per abuso d’ufficio e turbativa d’asta, difeso dall’avvocato Antonio Barilaro); Antonio Capristo, 63 anni, di Rossano; Serafino Fiamingo, 46 anni, di Zungri; Giuseppe Pepe, 76 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell’Aterp); Nicola Bosco, 81 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell’Aterp); Vito Caglioti, 81 anni, di Soriano Calabro (ex revisore dei conti dell’Aterp).
Rinviati a giudizio poichè loro stessi hanno rinunciato alla prescrizione: Nicola Barbuto, 75 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell’Aterp); Nicola Bosco, 81 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell’Aterp), il primo difeso dall’avvocato Diego Brancia, il secondo dagli avvocati Rotundo e Bosco (sostituiti in udienza dall’avvocato Brancia). Nei loro confronti viene mossa solamente l’accusa di omesso controllo. Accusa dalla quale sia Barbuto che Bosco ritengono di poter dimostrare la loro completa estraneità e per questo hanno rinunciato alla prescrizione.
Nel procedimento sull’Aterp venivano, a vario titolo, ipotizzati agli altri indagati i reati di truffa aggravata, abuso d’ufficio in concorso, falsità ideologica e turbativa d’asta. [Continua in basso]
La giustizia “lumaca” a Vibo
La chiusura delle indagini preliminari da parte della Procura risale al novembre del 2017 e la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 16 indagati è stata avanzata nel gennaio del 2018 e ribadita in aula dal pm il 31 ottobre 2019. Diverse le udienze andate a vuoto negli anni con rinvii abbastanza lunghi: come quella del 10 maggio 2018 saltata per difetti di notifica agli indagati del decreto con la richiesta di rinvio a giudizio e poi quella del 22 novembre 2018 andata a vuoto per lo sciopero delle Camere penali. Quindi il rinvio del 27 giugno 2019 poiché il gup in tale data trattava solo udienze con detenuti, e l’udienza del 31 ottobre 2019 con l’intervento in aula del pm. Il 17 settembre 2021, quindi, si è registrata la discussione dei difensori di alcuni imputati dinanzi al gup Francesca Del Vecchio che ha rinviato all’udienza del 4 febbraio scorso. In tale data nuovo rinvio a giugno sino all’udienza del 14 ottobre quando il nuovo gup, Giorgia Ricotti, ha fatto notare che i reati sono ormai caduti in prescrizione. Quattro anni, dunque, di udienza preliminare ed a Vibo Valentia non si è riusciti neppure ad arrivare a processo (tranne per due imputati che hanno rinunciato alla prescrizione) vanificando così anni di indagini e sforzi investigativi della Guardia di finanza.
L’inchiesta è stata avviata nel 2015 quando la Guardia di finanza – oltre alla documentazione relativa a 32 assunzioni con contratti a progetto – aveva acquisito tutta la documentazione relativa all’acquisto, per la somma di 2 milioni e 800mila euro, della sede in cui sono ubicati gli uffici dell’Aterp di Vibo. L’edificio era stato acquistato dall’Aterp guidata da Antonino Daffinà (in quota Forza Italia) quando già si sarebbe avuta piena consapevolezza, ad avviso degli investigatori, che la legge regionale numero 24 del 2013 avrebbe di lì a poco soppresso l’Aterp di Vibo Valentia ed accorpato tutte le Aterp provinciali in un’unica azienda regionale. I soldi utilizzati per comprare la nuova sede dell’Aterp di Vibo provengono dal fondo ex Gescal (Gestione case per i lavoratori) che doveva invece servire a ben altri scopi.
PER LE SINGOLE ACCUSE ORMAI CADUTE IN PRESCRIZIONE LEGGI QUI: Inchiesta sull’Aterp di Vibo Valentia: chiuse le indagini preliminari per 16 indagati
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