Sparatoria a Sorianello ed arresto di Zannino, ecco la ricostruzione del gip: «Mitra contro moglie e figlie»
Il giudice lascia in carcere l’indagato fermato sabato e sulla scorta delle indagini della polizia delinea il quadro accusatorio. Il 44enne avrebbe usato un kalashnikov. La figlia al padre in difesa della sorella: «Spara a me e non a lei» -VIDEO
Resta in carcere Salvatore Zannino, 44 anni, di Sorianello, che venerdì scorso avrebbe aperto il fuoco con un kalashnikov all’indirizzo della casa dove si erano rifugiate la moglie e le figlie. Il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Ricotti, ha infatti convalidato il fermo del pm, Filomena Aliberti, ed emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Salvatore Zannino si è avvalso della facoltà di non rispondere. E’ accusato dei reati di minacce aggravate dall’uso delle armi, porto e detenzione abusiva di arma e munizioni da guerra, simulazione di reato, ricettazione e esplosioni pericolose in luogo pubblico. Il gip ha ravvisato il pericolo di fuga ipotizzato dal pm e da qui la convalida del fermo. Quanto all’emissione dell’ordinanza, lo stesso gip ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza a carico di Salvatore Zannino. [Continua in basso]
Gli avvenimenti
Questi i fatti così come ricostruiti dalla Squadra Mobile di Vibo e dai poliziotti del Commissariato di Serra San Bruno. Nella mattinata di venerdì, la moglie di Salvatore Zannino, unitamente alle due figlie, esasperata dai comportamenti «violenti» del marito decideva di allontanarsi dalla casa coniugale per trovare riparo dalla madre in altra abitazione a Sorianello. Nella serata Zannino avrebbe telefonato alla figlia invitandola a rientrare a casa insieme alla sorella ed alla madre, ma riceveva un rifiuto.
Alle ore 21:15 di venerdì, quindi, Salvatore Zannino, a bordo di una Fiat Panda 4×4 vecchio modello di colore bordeaux, raggiungeva via Acone a Sorianello e, sceso dal veicolo, iniziava a urlare e inveire nei confronti della moglie e delle figlie, minacciandole di morte. In particolare, rivolgendosi ad una delle figlie, le avrebbe urlato: “Stai zitta altrimenti ti taglio la testa”. Rivoltosi alla moglie e alludendo all’allontanamento della stessa dal tetto coniugale e alle possibili conseguenze di tale gesto, Zannino le avrebbe invece detto: “Ora ti faccio vedere che la terza volta non ci sarà più”, per poi risalire sulla Fiat Panda allontanandosi. Dopo pochi minuti, Salvatore Zannino è accusato di essere tornato sul posto e, sceso dal veicolo imbracciando un fucile del tipo kalashnikov, è accusato di aver esploso raffiche di colpi attingendo diverse vetture parcheggiate dinanzi allo stabile. «L’azione così descritta – rimarca il gip – evidenzia una spiccata pericolosità dell’indagato il quale, puntando l’arma, proseguiva anche nelle minacce nei confronti delle proprie figlie, mettendo altresì in pericolo l’incolumità delle persone presenti nell’immobile».
Una delle figlie, quindi, sentendo il padre minacciare di morte la sorella con la frase “tornatene dentro casa altrimenti sparo anche a te dritta al cuore”, «nella concitazione del momento, esponendosi al pericolo derivante dalla condotta tenuta dal padre, usciva sul balcone e, a difesa della sorella, urlava al padre Salvatore Zannino: “Spara a me e non a lei”.
I riscontri e la simulazione del reato
Gli avvenimenti, così come descritti, venivano confermati dalla moglie e dalle figlie di Salvatore Zannino, oltre che da altri familiari. Nell’immediatezza dei fatti, la polizia apprendeva che i carabinieri della Stazione di Soriano Calabro «avevano raggiunto Salvatore Zannino presso la propria abitazione sita a Sorianello in via Nazionale, in quanto l’indagato aveva allertato la sala operativa dei carabinieri di Serra San Bruno, riferendo (falsamente) che, mentre si trovava nella Fiat Panda, parcheggiata sotto la propria abitazione, era stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco che avevano attinto l’autovettura e la serranda del suo garage».
Pertanto, la polizia raggiungeva l’abitazione di Zannino constatando che l’autovettura Fiat Panda era stata attinta da un colpo d’arma da fuoco nella parte bassa della portiera anteriore lato guida con fuoriuscita dal lato opposto; inoltre, si verificava che anche la serranda del garage di Zannino era stata attinta da due proiettili nella parte alta della stessa. «Sul luogo venivano ritrovati due bossoli, il cui fondello riportava la scritta 69-31 appartenente al calibro 7,62, sostanzialmente uguali a quelli già rinvenuti in via Acone».
Così conclude il gip: «In virtù del rinvenimento di bossoli identici a quelli repertati presso il piazzale di via Acone, quanto accertato presso l’abitazione dell’indagato può essere qualificato come un maldestro tentativo di Salvatore Zannino di inscenare un atto intimidatorio nei suoi confronti e, quindi, di allontanare da sé il sospetto di essere l’autore» della sparatoria.
Tutto ciò, ad avviso del giudice, «mette in luce, inequivocabilmente, lo spessore criminale dell’indagato che, pure sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con l’obbligo di rimanere all’interno della propria abitazione dalle ore 21:00 alle ore 07:00, ha compiuto un’azione criminosa marcatamente pericolosa che avrebbe potuto avere un gravissimo epilogo».
Zannino, in conclusione, per futili motivi avrebbe aperto in luogo pubblico il fuoco utilizzando un mitragliatore kalashnikov (quindi un’arma da guerra) e ciò per il gip è indice di «un’aggressività gratuita e immotivata, commessa da un soggetto con spiccata attitudine alla violenza, recandosi armato di un’arma da guerra presso il luogo dove sapeva si trovavano sua moglie e le sue figlie, immobile peraltro abitato da numerose famiglie». Salvatore Zannino (difeso dall’avvocato Sandro D’Agostino), interrogato sui fatti oggetto di contestazione, si è avvalso della facoltà di non rispondere: «circostanza processualmente neutra – conclude il gip – ma che impedisce di prendere in considerazione ipotesi alternative circa lo svolgersi degli eventi».
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