Le mani dei Mancuso sul Porto di Vibo Marina
Nell’ultima udienza del processo “Black Money” escussa la testimonianza di Salvatore Barbagallo.
Il pontile del porto di Vibo Marina gestito direttamente dal clan Mancuso. E’ il dato emerso dalle dichiarazioni rilasciate da tre persone (Giuseppe De Masi, Vincenzo Ceravolo e Salvatore Barbagallo) durante l’ultima udienza del processo “Black Money”.
Una vicenda nella quale risulta coinvolto anche l’ex assessore comunale Giancarlo Giannini. Per come riportato dall’edizione di oggi da “il Quotidiano del Sud”, Barbabagallo ha chiamato in causa proprio il fratello dell’ex assessore (Francesco Giannini), Nazzareno Colace e Pantaleone Mancuso: “Erano loro a gestire uno dei pontili a Vibo Marina.
Un giorno, nel 2009, mentre mi trovavo a pesca proprio lungo il pontile, una pratica utilizzata e tollerata anche dalla Capitaneria, pur essendo in acque demaniali, mi si avvicinò Gianni Colace, fratello di Nazzareno, che con modi eleganti mi disse che lì non dovevo più andare. Quando ho compreso che loro hanno capito che li avevo denunciati non ci sono più andato”.
In sede di deposizione, inoltre, sono emersi i collegamenti tra Colace e il clan Tripodi e il fatto che “il pontile “Azzurra” lo “gestisce direttamente Lo Bianco, cognato di Colace, per conto dei Mancuso. Barbagallo, infine, ha affermato di conoscere l’imprenditore ittico Vincenzo Ceravolo: “Con lui ho parlato solo una volta del pontile che era in mano ai Mancuso e chiedevo come mai le mie denunce giacevano nei cassetti della Polizia e della Procura”.