‘Ndrangheta stragista: il pentito D’Urzo di Sant’Onofrio fa il nome di Berlusconi
Altri due collaboratori del Reggino chiamano in causa il defunto Bettino Craxi ed anche Peppe Piromalli di Gioia Tauro
Rapporti tra ‘ndrangheta, Cosa nostra ed esponenti politici. E’ quanto contenuto in un’informativa della Dia illustrata dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo che si è in particolare concentrato sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gerardo D’Urzo di Sant’Onofrio, Marcello Fondacaro di Gioia Tauro e Girolamo Bruzzese di Rizziconi.
Il processo è quello nato dall’operazione denominata “‘Ndrangheta stragista” che vede imputati Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, condannati all’ergastolo in primo grado per l’omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo consumato nel 1994.
In particolare, in un verbale di dichiarazioni spontanee rese alla polizia penitenziaria di Alessandria, il defunto collaboratore di giustizia Gerardo D’Urzo (già condannato per la strage dell’Epifania di Sant’Onofrio del 1991 che provocò due morti e dieci feriti nello scontro tra i clan Petrolo e Bonavota) ha dichiarato: «Una persona mi disse di un certo Valensise che con altra persona della ‘ndrangheta della jonica si è recato a Roma e di aver avuto un colloquio a Palazzo Grazioli con l’onorevole Silvio Berlusconi e questi gli disse al Valensise che quello che aveva promesso lo manteneva e dovevano stare tranquilli».
Il collaboratore di giustizia Girolamo Bruzzese, invece, in un verbale del 10 marzo 2021, ha fatto i nomi di Bettino Craxi e Silvio Berlusconi. In particolare, ha descritto un episodio a cui avrebbe «assistito personalmente nel 1978-1979, poco dopo l’omicidio di Aldo Moro». Si tratta di un summit avvenuto nel luogo dove il padre del collaboratore di giustizia avrebbe trascorso la latitanza, «presso l’agrumeto di tale Peppe Piccolo».
A quella riunione avrebbero partecipato i vertici della ‘ndrangheta reggina e in particolare della Piana di Gioia Tauro. «Mentre ero lì – sostiene Girolamo Bruzzese – vidi giungere nell’agrumeto Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, che ho riconosciuto per averli già visti in televisione. Al loro arrivo, mio padre mi fece allontanare su richiesta di Peppe Piromalli, facendomi accompagnare a casa da un suo uomo di fiducia».
Anni dopo, il padre di Bruzzese gli avrebbe spiegato «che Craxi e Berlusconi si erano recati al summit perché Craxi voleva lanciare politicamente Berlusconi e quindi per concordare un appoggio anche da parte delle cosche interessate alla spartizione dei soldi che lo Stato avrebbe riversato nel Mezzogiorno».
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