Opere da demolire alla Rada di Vibo Marina, pure il Consiglio di Stato dà ragione al Comune
I giudici di secondo grado salvano solo una quarta pergotenda rispetto alle tre già ritenute legittime dal Tar. Ritenuti invece abusivi tutti gli altri lavori nello stabilimento balneare con bar e ristorante
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dalla società La Rada srl e dalla Gramaca srl (struttura balneare a Vibo Marina con annesso ristorante e bar) contro la sentenza del Tar di Catanzaro e gli atti con i quali il Comune di Vibo Valentia ha contestato alla società amministrata dall’imprenditore Francesco Cascasi alcune presunte opere abusive e la modifica di destinazione d’uso dell’immobile.
Il ricorso è stato accolto solo in relazione all’annullamento di un ordine di demolizione relativo ad una pergotenda, struttura in legno simile ad altre tre pergotende già salvate dalla demolizione ad opera Tar. Per il resto, l’ordine di demolizione di alcune opere è stato confermato dai giudici amministrativi di secondo grado. Si tratta in particolare di un collegamento tra il ristorante e i servizi; di una chiusura della pedana esterna con tetto in tegole e materiale in Pvc; di un locale deposito; di un chiosco Bar; di un gazebo posto vicino all’ingresso del ristorante nell’area giardino. In relazione a tali opere il Comune di Vibo ha ingiunto la rimozione, con diffida n. 1 del 16.03.2018, ed ha inibito, nei confronti della società Gramaca s.r.l., l’esercizio dell’attività di ristorante all’interno della veranda esterna e della porzione della cucina interessata da alcune delle opere ritenute abusive. [Continua in basso]
Le pergotende (tre dal Tar ed una quarta ora dal Consiglio di Stato) vengono invece salvate dalla demolizione poiché ritenute opere «di edilizia libera» e da qui l’illegittimità dell’ordine di demolizione. Per le altre opere il Consiglio di Stato ne ha confermato l’abusività poiché non sarebbero né di edilizia libera né pertinenziale ed è stato così ritenuto corretto il diniego di sanatoria, a cagione della presenza di un vincolo idrogeologico che consente di realizzare solo opere amovibili. Da qui, anche, l’affermazione della legittimità dell’ordine di demolizione da parte del Comune.
I motivi del Consiglio di Stato
Esaminando il ricorso proposto dalla società La Rada srl e dalla Gramaca srl, i giudici amministrativi di secondo grado hanno inoltre ribadito che «il fatto che la società La Rada si sia procurata dalla Capitaneria di porto l’autorizzazione a realizzare talune delle opere in contestazione non rende queste ultime automaticamente legittime, non potendosi tali autorizzazioni ritenere sostitutive degli atti di assenso di competenza del Comune». Per il Consiglio di Stato «la normativa vigente è chiara nell’attribuire solo ai Comuni le competenze in materia di rilascio dei titoli edilizi e di vigilanza sull’attività edilizia» ed inoltre «nel merito l’adozione dei provvedimenti repressivi è sostanzialmente corretta tranne che per alcune delle opere realizzate (pergotenda)». Tutte le opere – ad avviso dei giudici amministrativi – «risultano qualificabili in termini di nuova costruzione: in particolare, il chiosco-bar e il deposito non rientrano nella deroga prevista all’art. 3, comma 1, lett. e.5), dal momento che sono inseriti in una struttura ricettiva finalizzata alla balneazione, ma non anche alla sosta e al soggiorno dei turisti». In quanto tali si tratta di «interventi soggetti a preventivo rilascio del permesso di costruire e, dunque, soggetti a necessaria demolizione». La Rada S.r.l. e Gramaca S.r.l., sono state rappresentate e difese dall’avvocato Alessio Colistra. Ilricorso era diretto contro il Comune di Vibo (difeso dall’avvocato Maristella Paolì), Ministero dell’Interno, Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, la Questura Vibo Valentia, la Prefettura ed il comando provinciale dei carabinieri.
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