Estorsioni, droga e armi: arresti tra Sicilia e Calabria. Blitz anche nel Vibonese -Video
L'inchiesta della Dda, denominata “Sangue blu”, ha fatto luce sulle recenti evoluzioni delle dinamiche della cosca Santapaola-Ercolano
Blitz antimafia all’alba tra Sicilia e Calabria. I carabinieri del comando provinciale di Catania stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di oltre 30 indagati della cosca Santapaola-Ercolano. [Continua in basso]
L’inchiesta della Dda, denominata ‘Sangue blu’, ha fatto luce sulle recenti evoluzioni delle dinamiche della ‘famiglia’ di Cosa Nostra etnea, individuandone anche gli elementi apicali. Il provvedimento del Gip ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa e concorso esterno, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni e concorso in trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso. Nell’operazione sono impegnati 250 carabinieri del comando provinciale etneo che stanno eseguendo l’ordinanza nelle provincie di Catania, Prato, L’Aquila, Enna, Perugia, Vibo Valentia, Palermo, Benevento, Siracusa e Avellino.
Il clan Santapaola-Ercolano
È Francesco Tancredi Maria Napoli, 48 anni, il presunto responsabile provinciale della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano. Carica che, secondo l’accusa, ricoprirebbe dal 2019, dopo essere tornato in libertà finito di scontare 13 anni di carcere. Ad indicarlo nel ruolo apicale di Cosa nostra etnea diversi collaboratori di giustizia, mentre altri lo avevano definito ‘uomo d’onore riservato’. Napoli è il nipote di Salvatore Ferrerra, detto “Cavadduzzu” (“Puledro”) che aveva sposato una delle sorelle D’Emanuele, zia dello storico capomafia Benedetto Santapaola. Napoli, hanno ricostruito le indagini dei carabinieri, nella gestione delle attività illecite del clan per evitare di essere intercettato utilizzava una rete telefonica riservata, con utenze intestate ad ignari cittadini extracomunitari, cambiate di frequente. Gli ‘affari’ della cosca erano trattati sempre di presenza, con incontri fissati senza alcun riferimento specifico al luogo, ma indicati attraverso “nomi in codice”, durante i quali era vietato avere cellulari.
Estorsioni e droga
Nella ‘famiglia, sostiene, la Dda, avrebbero avuto un ruolo di rilievo anche Cristian Buffardeci e Domenico Colombo, entrambi di 46 anni. Il primo sarebbe stato il “braccio destro” di Napoli, evitandogli un’esposizione diretta nella gestione degli affari illeciti, in particolare nei contatti con pregiudicati e, a volte, prendendo parte a delicati incontri esponenti di vertice di altre organizzazioni criminali. Colombo è accusato invece dalla Procura di avere avuto stretti legami con personaggi di vertice dell’associazione, come Vincenzo Sapia, 56 anni, e Francesco Santapaola, 41, e avrebbe avuto anche un ruolo nella gestione delle estorsioni e del recupero crediti, raccogliendo, in particolare, le somme destinate alla famiglia di Francesco Santapaola. L’attività investigativa avrebbe inoltre documentato i “reati fine” strumentali al sostentamento dell’associazione mafiosa, come estorsioni ai danni di imprenditori catanesi, un fiorente traffico di cocaina e marijuana, gestito direttamente da Gabriele Santapaola e dai fratelli Giuseppe e Antonino (figli di Salvatore detto “Turi Colluccio”), il recupero crediti attraverso prestiti ad usura e l’acquisizione, diretta o indiretta, della gestione e del controllo di attività economiche.