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Omicidio Matina a Stefanaconi, rideterminata la pena per Nicola Figliuzzi

La Cassazione rileva errori da parte dei giudici di secondo grado e riformula la condanna. Dal 2017 il 32enne di Sant’Angelo di Gerocarne collabora con la giustizia ma il grosso delle sue dichiarazioni è ancora coperto da segreto investigativo

Omicidio Matina a Stefanaconi, rideterminata la pena per Nicola Figliuzzi
Nicola Figliuzzi

Dieci anni, cinque mesi e 23 giorni di reclusione. Questa la rideterminazione di pena fatta dalla quinta sezione penale della Cassazione nei confronti di Nicola Figliuzzi, 32 anni, di Sant’Angelo di Gerocarne, attuale collaboratore di giustizia, condannato per concorso nell’omicidio premeditato di Giuseppe Matina, alias “Gringia”, ucciso a Stefanaconi il 20 febbraio 2012. La rideterminazione della pena è dovuta ad un doppio errato calcolo della stessa effettuato dalla Corte d’Appello di Catanzaro, la cui prima rideterminazione era stata annullata con rinvio. Anche il secondo ricalcolo della pena è tuttavia risultato errato ed in questo caso ha ora provveduto direttamente la Cassazione a rideterminare la pena. [Continua in basso]

Giuseppe Matina

La Corte d’Appello aveva infatti parzialmente riformato la sentenza del 11 settembre 2017 del giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro rideterminando in anni dieci e mesi otto di reclusione la pena inflitta a Nicola Figliuzzi i per i delitti di concorso nell’omicidio premeditato di Giuseppe Matina con le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante della premeditazione e nella detenzione e porto pluriaggravati delle armi impiegate per commettere detto omicidio, ritenuta la continuazione tra detti reati e quelli per i quali il Figliuzzi era stato già condannato con sentenza irrevocabile della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro del 20 febbraio 2018, con la circostanza attenuante di cui all’art. 8 legge n. 203 del 1991 (legge sui collaboratori di giustizia) e le circostanze attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti e con la diminuente per la scelta del rito.

La Cassazione aveva rilevato che non era stata applicata la riduzione di pena per il rito abbreviato e aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado affermando che non era possibile riportare la pena alla legalità riducendola di un terzo, mancando la determinazione del trattamento sanzionatorio per i reati unificati in continuazione. Anche la nuova sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro è stata tuttavia ritenuta errata in punto di determinazione della pena in quanto nel rideterminare la condanna, aveva applicato aumenti di pena per i reati posti in continuazione in misura superiore a quella originariamente disposta dal giudice dell’impugnazione.

Le altre condanne

Da ricordare che per l’omicidio di Giuseppe Matina hanno già riportato condanne all’ergastolo (definitive) i fratelli Giuseppe Patania (cl. ’80) e Salvatore Patania (cl. ”78), mentre Saverio Patania (cl. ’76) è stato condannato a 30 anni di reclusione. Sono tutti figli di Fortunato Patania, ucciso dal clan dei Piscopisani nel settembre del 2011. Figliuzzi avrebbe avuto il compito di fornire ai killer il furgone usato per l’azione di fuoco. L’omicidio sarebbe stato portato a termine da Arben Ibrahimi (killer macedone poi passato fra le fila dei collaboratori di giustizia) e Cristian Loielo, di Sant’Angelo di Gerocarne. Francesco Lopreiato e Andrea Patania avrebbero invece avuto il compito di recuperare i killer dopo l’azione di fuoco per portarli in un luogo sicuro. Le armi per l’agguato sarebbero state invece fornite da Damiano Caglioti, di Sant’Angelo di Gerocarne. 

Per Arben Ibrahimi, Cristian Loielo, Francesco Lopreiato, Andrea Patania e Damiano Caglioti, la Dda di Catanzaro ha ritenuto di procedere separatamente con un giudizio immediato. 

Figliuzzi collaboratore di giustizia

Nicola Figliuzzi ha “saltato il fosso” decidendo di collaborare con la giustizia il 15 novembre 2017. Pur deponendo nel febbraio del 2011 nel maxiprocesso Rinascita Scott, il grosso delle sue dichiarazioni sono ancora coperte da omissis e segreto investigativo e potrebbero assestare duri colpi alla ‘ndrangheta delle Preserre vibonesi.

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