Omicidio Piperno a Nicotera, le motivazioni della Cassazione: «Modalità brutali»
La Suprema Corte spiega il percorso logico e giuridico seguito per confermare le condanne nei confronti di Ezio e Francesco Perfidio. Il giovane educatore ucciso e dato alle fiamme il 19 giugno 2018
Sono state depositate dalla prima sezione penale della Cassazione le motivazioni della sentenza che ha portato nel maggio scorso alla conferma della condanna a 30 anni di reclusione per Ezio Perfidio, di 38 anni, ed a quella a 6 anni per il padre Francesco Perfidio, di 62 anni, entrambi di Nicotera. Il processo è quello nato dall’omicidio di Stefano Piperno, il giovane educatore di Nicotera ucciso il 19 giugno 2018 con il cadavere ritrovato carbonizzato insieme all’auto nelle campagne di Comerconi. I ricorsi dei condannati sono stati rigettati e gli stessi sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali, oltre alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute dalle parti civili: Piperno Alberto Domenico, Piperno Gregorio e Pagano Luigia, tutti rappresentati dagli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza. La sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro è del 5 febbraio 2021 e con la stessa è stata confermata quella emessa dal gip del Tribunale di Vibo il 21 dicembre 2019 all’esito del giudizio con rito abbreviato.
Ezio Perfidio è stato ritenuto responsabile dei reati di omicidio, aggravato dai futili motivi, in danno di Stefano Piperno, distruzione del relativo cadavere e danneggiamento seguito da incendio, mentre Francesco Perfidio è stato responsabile dei reati di distruzione di cadavere, danneggiamento seguito da incendio e cessione di sostanza stupefacente, con l’aggravante di essersi avvalso del nipote minorenne. [Continua in basso]
I fatti riscostruiti dalla Cassazione
“Il 20 giugno 2018, i carabinieri di Nicotera, a seguito di segnalazione, intervenivano in località Britto ove era stata segnalata un’automobile in fiamme con all’interno, verosimilmente, il corpo di una persona. Al momento dell’intervento, intorno alle 14.15, il veicolo era carbonizzato e veniva constatata, al suo interno, la presenza del cadavere di Stefano Piperno, la cui scomparsa era stata denunciata la mattina del giorno precedente. Nei giorni successivi l’automobile era ricondotta, tramite i numeri di targa, alla Fiat Punto di proprietà di Piperno il cui cadavere veniva identificato con certezza. All’esito dell’autopsia si rilevava la presenza, sul cadavere, di lesioni da arma da fuoco provocate da pallettoni contenuti in munizionamento spezzato per fucile a canna liscia. Veniva accertato un trauma contusivo al cranio che era stato attinto, come la scapola destra, anche dall’esplosione di un colpo di arma da fuoco. Nel corpo era constatata la presenza di cocaina, tanto da desumere che Piperno ne fosse assuntore abituale. L’ultima chiamata effettuata dal defunto risultava essere stata quella alla fidanzata alle 15.28 del 19 giugno 2018.
I genitori della vittima dichiaravano che il figlio lavorava presso il centro di accoglienza di Nicotera ed era assuntore abituale di sostanze stupefacenti che acquistava da vari soggetti nominativamente indicati, fra cui vi erano dei Perfidio (uno detto Carrozza, pacificamente identificato in Francesco Perfidio ed uno detto Nano). Con entrambi, così come con altri fornitori, i debiti del figlio erano stati più volte saldati dai genitori. Nei giorni precedenti alla scomparsa, le richieste di denaro e di pagamento dei debiti si erano fatte particolarmente insistenti da parte di Stefano Piperno; tali recenti richieste erano state riferite proprio all’esigenza di saldare i debiti contratti con Carrozza che, in una occasione, si era recato anche sul luogo di lavoro della vittima per sollecitarlo al pagamento del pregresso debito. A seguito di un diverbio, alle 15.00/15.30 del 19 giugno 2018, nonostante fosse in atto un forte temporale, Stefano era uscito di casa per raggiungere il luogo di lavoro. Poco dopo era stato visto dalla fidanzata alla quale aveva anche chiesto, con esito negativo, 30 euro con il pretesto di dover pagare delle riparazioni all’automobile della madre. In base a quanto dichiarato dal padre della vittima, l’ultimo litigio in seguito al quale il figlio si era allontanato da casa, era stato provocato proprio dalla necessità di pagare debiti contratti con Francesco Perfidio.
Le indagini
Le indagini volte a ricostruire gli spostamenti della vittima venivano svolte mediante l’acquisizione dei filmati di telecamere poste sulla strada che portava al luogo di rinvenimento del corpo di Piperno e lungo le strade principali di Nicotera. L’automobile della vittima era stata ripresa alle 15.24 ed alle 15.29 del 19 giugno 2018 nel centro del paese. Era stata poi presa in considerazione la telecamera posta lungo il tragitto ritenuto obbligato per raggiungere il 20 giugno 2018 il luogo in cui era stata rinvenuta l’automobile con il corpo della vittima. Accertata l’entità dello sfasamento temporale tra l’orario indicato nella telecamera e quello reale, erano stati ricostruiti gli spostamenti della Fiat Punto di Piperno (ripresa, con alla guida una persona che indossava una canottiera nera, solo mentre si dirigeva in località Britto alle 15.49.49) e di una Fiat Panda in uso alla famiglia Perfidio ripresa in occasioni di più passaggi verso e dalla località indicata tra le 15.50.27 e le 16.09.08. Si tratta dell’orario in cui nella località era stato sentito un boato ed avvistato del fumo nero proveniente dal luogo del successivo rinvenimento della vettura di Piperno. I giudici d’appello hanno condiviso la ricostruzione della sentenza di primo grado secondo cui la materiale uccisione di Piperno è avvenuta da parte di Ezio Perfidio mediante l’esplosione di colpi di arma da fuoco, preceduti da un colpo sferrato al capo della vittima con un oggetto di legno. L’omicidio sarebbe da ricondurre ad un diverbio insorto per ragioni legate alla fornitura di sostanze stupefacenti di modesto ammontare e, quindi, per futili motivi. L’ascrivibilità della condotta omicidiaria ad Ezio Perfidio è stata supportata anche da una intercettazione nel corso della quale il padre Francesco Perfidio aveva espressamente affermato che ad uccidere Piperno era stato «Ezio» con un colpo di legno. I due imputati avrebbero poi dato fuoco al cadavere ed all’automobile. [Continua in basso]
Ricorsi inammissibili
I ricorsi degli imputati (difesi dagli avvocati Francesco Sabatino e Valerio Vianello Accorretti) sono stati su più punti dichiarati dalla Cassazione inammissibili o infondati. Sono state in particolare ritenute utilizzabili le intercettazioni ambientali eseguite sulla vettura Toyota Yaris di proprietà di Marica Perfidio che confermano come Stefano Piperno si fosse diretto il giorno della scomparsa verso il luogo ove si trova l’abitazione dei suoi fornitori, per ragioni inerenti la fornitura di droga. L’esatta collocazione di Piperno nel luogo indicato non è stata ritenuta smentita dall’avvenuto aggancio del telefono cellulare della vittima ad una cella di Gioia Tauro alle ore 15.28, in quanto l’assunto difensivo secondo cui tale aggancio attesterebbe che la vittima si stava allontanando da Nicotera in direzione sud risulta smentito da altre emergenze investigative (fra cui anche le celle agganciate poco prima e poco dopo l’orario riportato).
L’ascrivibilità della condotta omicida ad Ezio Perfidio non è stata ritenuta in contrasto con il fatto che la vittima fosse debitrice nei confronti del padre Francesco dal quale il figlio dipendeva economicamente; Ezio Perfidio aveva, quindi, un interesse nei traffici del genitore. La ricostruzione è stata ritenuta compatibile anche con i movimenti e l’abbigliamento (una canottiera) indossato da Francesco Perfidio il giorno della scomparsa di Stefano Piperno. In particolare, alla luce del compendio complessivo costituito dalle dichiarazioni testimoniali di coloro che avevano incontrato l’imputato prima della scomparsa della vittima, dalla visione dei filmati che avevano ripreso l’Ape condotta dallo stesso Perfidio nel pomeriggio del 19 giugno 2018 e dal confronto con le immagini relative alla Fiat Punto al momento del passaggio davanti alla telecamera, è stato accertato che a guidare la vettura di Piperno fosse la stessa persona alla guida dell’Ape, ossia proprio Francesco Perfidio.
In tal senso è stata valorizzata anche un’intercettazione nel corso della quale Ezio Perfidio aveva chiesto al padre come avesse fatto a trasportare il cadavere. Secondo la ricostruzione della sentenza, Francesco Perfidio, postosi alla guida della Fiat Punto aveva trasportato il cadavere di Piperno nel luogo del suo successivo ritrovamento a bordo della vettura, era stato poi recuperato da un familiare con la Fiat Panda ed aveva fatto ritorno nello stesso luogo per dare fuoco a veicolo e cadavere, ed aveva fatto quindi rientro a casa. Il tutto come confermato dalle telecamere. La ricostruzione è stata ritenuta anche dalla Cassazione “priva di smentite alla luce anche dei rilievi difensivi e ciò per la mancanza di vie alternative per raggiungere il luogo di rinvenimento del cadavere il giorno 19 giugno 2018 (anche a causa del forte maltempo).
I futili motivi sono stati ritenuti in ragione della riferibilità delle “motivazioni dell’omicidio a debiti derivanti da modiche cessioni di sostanze stupefacenti, mentre Ezio Perfidio non è stato ritenuto meritevole della concessione delle attenuanti generiche in ragione della sua personalità estremamente negativa e delle modalità brutali che hanno caratterizzato la commissione del fatto”.
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