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Sequestro autostrada, la ditta falsificava i documenti per ottenere più fondi dall’Anas

Il Procuratore Mario Spagnuolo: “Siamo solo all’inizio. Le indagini vanno avanti senza sosta e si concentreranno soprattutto sui profili relativi alla sicurezza dei cittadini che attraversano l'opera”.

Sequestro autostrada, la ditta falsificava i documenti per ottenere più fondi dall’Anas

Disastro doloso, falso ideologico e materiale in relazione alla concessione di lavori in sub appalto senza la prescritta autorizzazione da parte della Stazione appaltante e truffa aggravata ai danni di ente pubblico in relazione all’indebita percezione di pagamenti per smaltimento di rifiuti di lavorazione, attestato mediante falsa documentazione. Sono i reati riscontrati dall’indagine della Guardia di Finanza, diretta dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, che ha portato al sequestro di un tratto dell’Autostrada A3, tra Mileto e Rosarno. In particolare, i falsi documenti riguardano lo smaltimento di rifiuti provenienti dalla demolizione di sovrastrutture stradali.

Nel provvedimento di sequestro del tratto autostradale viene evidenziato che la falsa documentazione relativa ai rifiuti da smaltire è stata realizzata dall’impresa “Cavalieri Ottavio spa, impegnata nello svolgimento dei lavori di ammodernamento ed adeguamento del tronco 3 – tratto II Lotto III dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria”. I rifiuti erano diretti “per lo smaltimento alla società Ecosistem. Un conferimento di tale tipologia in realtà mai effettuato per un quantitativo pari a 2.919.610 chili, relativo alle mensilità di ottobre – dicembre 2012, al fine di ottenere un incremento della indennità di discarica per materiali inquinanti”.

I falsi documenti hanno indotto in “errore l’Anas, ente pubblico deputato a corrispondere la predetta indennità e procuravano un ingiusto profitto alla società Impresa Cavalieri Ottavio spa, rappresentato dalla liquidazione a titolo di indennità di discarica per 403 mila euro”.

La stessa inondazione del fiume Mesina, avvenuta il 23 marzo scorso, è stata provocata dall’eliminazione di un “tratto considerevole del preesistente argine sinistro del corso d’acqua a monte del viadotto autostrada”. In pratica, “sono stati commessi fatti diretti a cagionare un disastro ed in particolare l’esondazione delle acque del Fiume Mesima, verificatosi il 23 e 24 marzo scorso, e la conseguente inondazione con riversamento nella strada attigua (Sp 58), minando la sicurezza dei luoghi e delle attività e facendone derivare un pericolo per l’incolumità pubblica”.

«La Procura della Repubblica di Vibo Valentia – ha affermato il procuratore Mario Spagnuolo durante l’apposita conferenza stampa – sta lavorando senza sosta. Le indagini sulla vicenda che ha portato al sequestro del tratto dell’autostrada A3 vanno avanti. La Procura – ha aggiunto – sta approfondendo in primo luogo i profili relativi alla sicurezza dei cittadini che attraversano l’opera e poi sulle somme in più percepite da questa ditta coinvolta».

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