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“Demetra 2”: sei condanne ma cade l’accusa per due giovani di Soriano per l’autobomba di Limbadi

Regge solo la contestazione legata al narcotraffico ed all’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Non vi è prova, invece, che due degli imputati avrebbero accettato di fabbricare la radio-bomba costata la vita a Matteo Vinci

“Demetra 2”: sei condanne ma cade l’accusa per due giovani di Soriano per l’autobomba di Limbadi
Nel riquadro Matteo Vinci

Sei condanne nel processo nato dall’operazione antimafia denominata “Demetra 2” celebrato a Catanzaro con rito abbreviato dinanzi al gup distrettuale Marco Ferrante. Cadono le accuse di concorso nell’omicidio di Matteo Vinci e nel tentato omicidio di Francesco Vinci per i fatti dell’autobomba di Limbadi. Questa la sentenza:10 anni e 8 mesi per Filippo De Marco, 42 anni per il quale era stata chiesta la condanna all’ergastolo (difeso dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino); 10 anni per Antonio Criniti, 31 anni (assistito dall’avvocato Pamela Tassone), nei cui confronti era stata analogamente chiesta la condanna all’ergastolo;  16 anni per Vito Barbara (il pm aveva chiesto 20 anni); 8 anni per Domenico Bertucci (così come la richiesta del pm); 9 anni per Pantaleone Mancuso (l’accusa aveva chiesto 9 anni e 2 mesi); 3 anni e 9 mesi per Alessandro Mancuso (erano stati chiesti 7 anni e 8 mesi). [Continua in basso]

Non regge l’accusa per l’autobomba di Limbadi

Filippo De Marco e Antonio Criniti – secondo l’originaria accusa – per sdebitarsi della cessione di sostanze stupefacenti per il costo di settemila euro, avrebbero fabbricato e materialmente posizionato la micidiale bomba che ha fatto saltare in aria l’auto sulla quale il 9 aprile 2018 viaggiavano Matteo Vinci, deceduto, ed il padre Francesco Vinci che è rimasto gravemente ferito. I reati erano tutti aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose. I mandanti della spedizione di morte venivano indicati in Rosaria Mancuso, 66 anni, e nel genero Vito Barbara, 31 anni, i quali per tale accusa hanno seguito il processo con rito ordinario dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro e condannati nel dicembre scorso alla pena dell’ergastolo.
Criniti e De Marco avrebbero approfittato di un momento in cui Francesco Vinci si trovava in una zona isolata in compagnia solo del figlio Matteo Vinci per portare a termine l’azione criminale culminata con l’esplosione della radio-bomba. L’accusa di omicidio, tentato omicidio, danneggiamento, porto illegale di esplosivo ed estorsione non ha però per loro retto, essendo stati condannati solo per il reato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Pantaleone Mancuso (cl. ’63) e il nipote Alessandro Mancuso, 23 anni – nessun legame di parentela diretta con la più famosa famiglia dei Mancuso – in concorso con Vito Barbara, Antonio Criniti, Filippo De Marco e Domenico Bertucci, 29 anni, di Spadola, erano accusati di essersi associati stabilmente per la coltivazione, trasporto, spaccio e cessione di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana).

Gli stupefacenti

Vito Barbara

Quale promotore, direttore ed organizzatore dell’associazione venova indicato Vito Barbara, mentre Antonio Criniti e Filippo De Marco si sarebbero occupati delle modalità di approvvigionamento dello stupefacente. Partecipi all’associazione venivano indicati Pantaleone Mancuso, Alessandro Mancuso e Domenico Bertucci, con Vito Barbara che, grazie all’intermedizione di Pantaleone Mancuso, avrebbe acquistato per conto di soggetti ancora da identificare dieci chili di stupefacente.

Sara Scarpulla e Francesco Vinci

Nel maggio 2018, Vito Barbara e Pantaleone Mancuso avrebbero poi acquistato sostanza stupefacente, del tipo marijuana, per un quantitativo pari a circa cinque chili da due persone di Rosarno.
I genitori di Matteo Vinci nei confronti di Filippo De Marco e Antonio Criniti si erano costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe De Pace. 
Vito Barbara era difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Fabio Costarella, Domenico Bertucci era assistito dagli avvocati Domenico Rosso e Luca Cianferoni, Antonio Criniti dall’avvocato Pamela Tassone, Filippo De Marco dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino, Pantaleone Mancuso dall’avvocato Francesco Schimio, Alessandro Mancuso dall’avvocato Salvatore Campisi.

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