Aula bunker di Lamezia: disagi continui, fra condizionatori non funzionanti ed “ospiti” sgraditi
I giudici dei Collegi di Vibo e Lamezia, dinanzi ai quali si celebrano i maxiprocessi Rinascita Scott ed Imponimento, costretti a segnalare per l’ennesima volta diverse problematiche. Altre sono state invece sollevate dagli avvocati e pure dai giornalisti (pochi) che seguono le udienze
Si fa presto a dire “aula bunker più grande d’Europa”, ma quanto sta accadendo da un po’ di tempo (anche troppo) nell’aula dell’area industriale di Lamezia Terme dove si tengono i maxiprocessi Rinascita Scott ed Imponimento merita una soluzione celere e, possibilmente, definitiva. Diversi i disagi: in primis il mancato funzionamento da un paio di giorni dei condizionatori che rende l’intera aula bunker quasi impraticabile, specie per via delle temperature elevate di questi giorni. Celebrare le udienze senza aria condizionata in aula bunker sta diventando una vera e propria “impresa” per tutti: giudici, avvocati, pubblici ministeri, cancellieri, tecnici, personale, forze dell’ordine e anche per i giornalisti (ultima categoria presa in considerazione da chi di dovere e “costretta” dall’inizio del processo a seguire le udienze in ultima fila con dietro, a pochi metri, i parenti degli imputati). [Continua in basso]
La presidente del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, Brigida Cavasino, dinanzi al quale si sta celebrando il maxiprocesso Rinascita Scott, è stata costretta a segnalare ripetutamente la situazione a chi di competenza (leggasi Corte d’Appello di Catanzaro) e così anche il giudice Angelina Silvestri, presidente del Tribunale collegiale di Lamezia Terme davanti al quale si sta celebrando il processo nato dall’operazione antimafia Imponimento.
Non mancano poi i giorni in cui le condizioni dell’aula si presentano indecorose, a volte con formiche fra i banchi degli avvocati o degli stessi pubblici ministeri, qualche volta invece con altri “animali” (lucertole e qualche serpentello) provenienti dalla vicina campagna che circonda l’aula bunker, mentre altre volte l’aria diventa irrespirabile in alcune zone per via del decesso di qualche topolino sopra il soffitto dell’aula.
A tutto ciò in questi giorni si stanno aggiungendo: i bagni sporchi, la mancanza di carta e sapone e –segnaliamo perché non ci sembra affatto normale – la totale mancanza della vigilanza privata da ormai mesi (così come delle forze dell’ordine) per l’accesso ai bagni, tanto che un giornalista può tranquillamente ritrovarsi ad andare in bagno accanto ai parenti dei detenuti (che saranno – ci si augura – anche le persone più pacifiche del mondo, ma a volte sono anche le stesse che inviano mail alle redazioni con non propriamente “complimenti” per i resoconti giornalistici delle udienze dei due maxiprocessi). [Continua in basso]
Problema parcheggi
Da un paio di mesi, inoltre, avvocati, praticanti, giornalisti, tecnici audio/video e tutto il personale che rende possibile la celebrazione dei processi, per non meglio specificate “ragioni di sicurezza” – in mancanza di una costante presenza dell’esercito (prima garantita) – sono costretti a lasciare l’auto nel parcheggio dell’Inail, molto distante dall’aula bunker. Un intero spiazzo (anzi, più di uno) rimane così vuoto per centinaia di metri e percorrere a piedi il tragitto sotto il sole, o sotto l’acqua quando piove, per raggiungere l’auto non è il massimo, specie nelle ore serali quando il piazzale resta al buio (i lampioni non funzionano) e si è accompagnati alle auto da cani randagi (di grossa mole e che sinora non hanno fatto male ad una mosca, ma si sa che prevenire è meglio che…curare). Tale problematica dei parcheggi distanti dall’aula bunker era stata affrontata più volte dagli avvocati, ma a nostro avviso da una prospettiva sbagliata perché da loro vista all’interno di un “disegno” più ampio volto a ledere – secondo i legali – la parità fra accusa e difesa nei processi penali.
Una sorta di “disegno” a monte (gli avvocati attraverso le Camere penali si sono infatti lamentati solo per la loro categoria) smentito dal fatto che nel parcheggio dell’Inail non sono costrette a parcheggiare solamente le toghe impegnate a difendere gli imputati (ed avevamo ripetutamente fatto presente la cosa agli avvocati), ma anche i giornalisti e soprattutto i tecnici audio-video destinati all’aula bunker. E senza la presenza di tali ultime figure, la celebrazione dei processi non sarebbe possibile. Avevamo anche aggiunto agli avvocati che non è affatto normale che i giornalisti siano costretti a parcheggiare l’auto accanto a quella degli imputati a piede libero e dei loro familiari, ma nessuno sinora ha mosso un dito per cambiare tale situazione.
Dulcis in fundo, facciamo presente che in alcune zone dell’aula bunker l’umidità o qualche infiltrazione di acqua sta mostrando i “segni” sulle pareti. Insomma, chi di competenza ha il dovere di intervenire per rendere possibile la celebrazione dei processi in condizioni ambientali ottimali. Le promesse – dopo mesi – non bastano più e non vogliamo neanche pensare che ci sia qualcuno che mira a delegittimare, anche in questo modo, l’operato del procuratore Nicola Gratteri che tanto si è speso – pure personalmente controllando il funzionamento di ogni singolo microfono – per avere in tempi record un’aula bunker funzionale e moderna.
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