Provincia di Vibo e accesso agli atti, il presidente dell’ente replica a Morra
Salvatore Solano interviene a distanza di quattro giorni per rispondere al presidente della Commissione parlamentare antimafia dando la sua chiave di lettura rispetto alla richiesta rivolta al prefetto per accertare eventuali infiltrazioni mafiose
Arriva a distanza di quattro giorni la replica del presidente della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano, al presidente della Commissione parlamentare antimafia che ha chiesto al prefetto di Vibo Roberta Lulli di azionare tutti i suoi poteri per nominare una Commissione di accesso agli atti nell’ente presieduto da Solano (sotto processo per estorsione elettorale, corruzione e turbata libertà degli incanti, in tale ultimo caso con l’aggravante mafiosa in concorso con il cugino che, a sua volta, è stato arrestato anche per associazione mafiosa) per accertare eventuali infiltrazioni o condizionamenti della criminalità organizzata nella vita dell’ente anche per via della presenza di alcuni consiglieri provinciali richiamati negli atti di inchieste antimafia o in precedenti scioglimenti per mafia di qualche Comune. Una richiesta che, naturalmente, prescinde dalle responsabilità penali che spetta solo ai Tribunali accertare, ma che si fonda sulla stessa normativa che regola gli scioglimenti per infiltrazioni mafiose degli enti locali e che prescinde dall’accertamento di fatti penalmente rilevanti prendendo in considerazione soprattutto altri tipi di rapporti, cointeressenze,legami, connivenze, collusioni e intese per come ribadito ripetutamente dalle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato in materia. Sulla questione ricordiamo che è infine intervenuta ieri pure il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, dichiarando all’Agi di Catanzaro di star seguendo attentamente quanto sollevato dal presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, sulla Provincia di Vibo Valentia (LEGGI QUI: Provincia di Vibo e accesso agli atti, il ministro dell’Interno: «Seguiamo attentamente» ). [Continua in basso]
Ecco l’intervento integrale del presidente della Provincia Salvatore Solano:
“Credo fermamente nella legge. E la legge prevede alcune cose che, mio malgrado, mi ritrovo a dover rammentare a chi scrive parole che di essa non hanno memoria. Lontano dalla via della polemica, che ho abbandonato ancor prima di imboccare scegliendo il silenzio fuori dalle aule di giustizia, e ricorrendo alle parole al solo fine di richiamare l’attenzione su ciò che la legge stabilisce e che la giustizia persegue. Nei Tribunali e non su Facebook. Ed è su Facebook che è apparso un post che mi impone di prendere la parola.
Mi riferisco alle parole spese sulla mia persona dal dott. Morra. Ebbene, sarebbe prudente evitare di maneggiare sui social, da parte di chi della legge dovrebbe essere garante, fatti coperti da segreto istruttorio: che sia la stampa a farlo è un malcostume oramai tollerato, ma che a ciò arrivi un rappresentante delle istituzioni, non è un esempio edificante, e potrebbe talora costituire reato.
La contestazione di abuso d’ufficio da ultimo notificatami riporta a fatti diversi da quelli che ha preteso di ricostruire il dott. Morra, basandosi su notizie giornalistiche e non sul fascicolo procedimentale, che egli non conosce. E del quale non potrebbe parlare.
Prima di arrivare ad esternare delle gravi verità, poi, bisognerebbe essere sicuri che siano tali: grandi responsabilità non tollerano ignoranza, intesa come non conoscenza, dei fatti e delle norme di legge. Così non risponde al vero il fatto che la Provincia si sia costituita parte civile contro la mia persona nel processo Petrolmafie, non essendo io accusato del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, per cui l’Ente ha esercitato l’azione.
Il paradosso che viene segnalato ed enfatizzato di seguito, dunque, è una proiezione della non conoscenza di cui sopra! La richiesta di intervento del prefetto affinché venga attivata ed avviata una commissione di accesso agli atti per verificare le eventuali infiltrazioni mafiose è suggestiva.
Essa è però offensiva del lavoro della magistratura, e probabilmente ultronea visto che chiaramente la Procura procedente ha già effettuato tutte le verifiche necessarie, ma evidentemente non sufficienti per il dott. Morra. All’ultima domanda che egli ha posto vorrei rispondere ricordando che vi è una Costituzione che tutela la presunzione di non colpevolezza, a cui fa seguito una legge volta ad evitare che l’iscrizione a notizie di reato di una persona possa diventare strumento di vessazione e di ricatto politico.
Nessuna norma di legge, nel nostro amato Paese che è garantista per Costituzione, consente di rispondere con un “No” alla sua domanda se io possa restare presidente della Provincia con un processo in corso. Soprattutto in considerazione del fatto che non vi è stata ancora nei miei confronti pronuncia (neanche provvisoria) sulla responsabilità. Se tanto stabilisce la legge, allora dovrebbe bastare a farci credere che così sia giusto. Ricordando sempre che il diritto è ispirato al buon senso. Quello che mi dà la serenità di andare avanti in ciò in cui credo è la mia ferma convinzione che la verità si rivelerà in tutta la sua chiarezza e che la giustizia opererà nel giusto.
La domanda che piuttosto mi porrei da cittadino é la seguente: é giusto che chi presiede la Commissione parlamentare antimafia non abbia conoscenza di cosa stabilisca la legge?
E non è quantomeno uno sgarbo istituzionale il fatto che, nell’esercizio di tale funzione, si spinga a provare a condizionare l’operato di un rappresentante territoriale di Governo mettendone in discussione l’operato e svilendone le prerogative?”
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