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‘Ndrangheta: l’ergastolano di Mileto Pasquale Pititto passa ai domiciliari

Decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna per motivi di salute. Il 54enne di San Giovanni si trova da tempo su una sedia a rotelle dopo un agguato. E' il cognato dello storico collaboratore Michele Iannello

‘Ndrangheta: l’ergastolano di Mileto Pasquale Pititto passa ai domiciliari
Pasquale Pititto

Il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha concesso a Pasquale Pititto, 54 anni, di San Giovanni di Mileto, il differimento della pena in carcere e quindi gli arresti domiciliari in accoglimento di un ricorso degli avvocati Francesco Sabatino e Giovanni Marafioti. Pasquale Pititto si era visto di recente revocato il regime del carcere duro al quale era sottoposto in seguito all’arresto per l’operazione antidroga denominata “Stammer”, essendo ritenuto dalla Dda di Catanzaro a capo di un cartello dedito all’importazione di centinaia di chili di cocaina dal Sud America. Pasquale Pititto dall’inchiesta Stammer è stato però assolto in primo e secondo grado a fronte di una richiesta di condanna a 30 anni di reclusione. Nel procedimento dinanzi al Tribunale di Sorveglianza di Roma, la Procura nazionale antimafia aveva insistito per la proroga del regime del carcere duro. Le condizioni di salute di Pititto hanno influito sulla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna che ha quindi concesso i domiciliari in accoglimento di un reclamo degli avvocati Francesco Sabatino, Giovanni Marafioti e Gemma Gasponi. [Continua in basso]

Pasquale Pititto sta attualmente scontando l’ergastolo per l’omicidio di Pietro Cosimo (esecutore materiale insieme a Nazzareno Prostamo), delitto consumato a Catanzaro su mandato del boss dei Gaglianesi, Girolamo Costanzo, che pagò all’epoca per il fatto di sangue cinque milioni di lire ai due vibonesi. Pasquale Pititto ha poi rimediato una condanna a 25 anni di reclusione definitiva nel processo nato dalla storica operazione “Tirreno” scattata nel 1993 ad opera dell’allora pm della Dda di Reggio Calabria, Roberto Pennisi. Unitamente al cognato Michele Iannello (collaboratore di giustizia e condannato per l’omicidio di Nicolas Green), Pasquale Pititto è stato ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Vincenzo Chindamo e del tentato omicidio di Antonio Chindamo, fatti di sangue commessi a Laureana di Borrello l’11 maggio 1991 su mandato del boss Giuseppe Mancuso di Limbadi (da qualche mese in libertà dopo aver scontato la pena). Nel delitto dei Chindamo sono poi rimasti coinvolti anche i vertici dei clan Piromalli e Molè di Gioia Tauro, alleati ai Mancuso nell’eliminazione dei due elementi del clan Chindamo contrapposti al clan dei Cutellè di Laureana appoggiato dai Piromalli-Molè-Mancuso.
Pasquale Pititto si trova su una sedia a rotelle dopo aver subito negli anni ’90 un tentato omicidio ad opera del contrapposto clan Galati di San Giovanni di Mileto. 

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