Vibo Marina: No del Tar alla Cadi per realizzare un’area attrezzata per la nautica da diporto
I giudici amministrativi ritengono corretti i pareri negativi del Ministero delle Infrastrutture, della Regione, del Comune e della Capitaneria. Respinto il ricorso presentato dall’imprenditore Cascasi
La prima sezione del Tar di Catanzaro ha rigettato il ricorso della Cadi srl dell’imprenditore vibonese Francesco Cascasi contro la Regione Calabria, la Capitaneria di Porto, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed il Comune di Vibo per l’annullamento di una serie di note e pareri (resi fra il 2016 ed il 207) con le quali è stata negata la domanda – presentata il 4 ottobre 2005 – tesa ad ottenere il rilascio di una concessione demaniale della durata di anni quattro per la realizzazione nel porto di Vibo Marina di un’area attrezzata per la nautica da diporto.
In particolare la richiesta aveva ad oggetto 17.406,13 metri quadri, di cui 14.248,22 di specchio acqueo con ubicazione sulla banchina Cortese. La richiesta veniva rigettata con del 2008 della Capitaneria di Porto ma tale provvedimento era stato annullato dal Tar con sentenza del 2016, in quanto atto non emanato in sede di conferenza di servizi. [Continua in basso]
Nelle more della convocazione di tale conferenza di servizi per l’ottobre 2017, la Cadi srl presentava una modifica in ordine alla durata temporale della richiesta concessione, ampliando la stessa ad anni trenta.
Il Comune di Vibo Valentia, con nota dell’11.12.2016 dava quindi atto che “l’area richiesta dalla Cadi coincide, per la parte d’intervento da realizzare sul molo, con la parte dell’area portuale in consegna al Comune per la realizzazione dell’intervento di riqualificazione infrastrutturale e funzionale del muro paraonde del Molo Generale Malta e Banchina Cortese del Porto di Vibo Valentia Marina”, con la conseguenza che “i due progetti sono incompatibili”.
In sede di conferenza dei servizi, a fronte di tale dichiarazione di incompatibilità della coesistenza tra l’area richiesta in concessione dalla Cadi e l’area sulla quale il Comune di Vibo Valentia aveva manifestato un interesse alla realizzazione dell’intervento di riqualificazione del muro paraonde, la Cadi srl rilevava l’incompatibilità dell’ente locale (il Comune) ad assumere ogni determinazione per conflitto d’interessi.
La Regione Calabria faceva intanto pervenire parere negativo, perché l’area in concessione sarebbe risultata in contrasto con le previsioni del piano regolatore portuale abbinate al decreto della Capitaneria di Vibo Valentia di destinazione d’uso delle banchine del porto.
Il Ministero della Infrastrutture e Trasporti, nel sottolineare la titolarità ad emettere il provvedimento finale stante il prolungamento a trent’anni dell’invocata concessione demaniale, non esprimeva invece alcun parere, rinviando in seguito ogni sua valutazione, mentre la Capitaneria di Porto, benché funzionalmente incompetente al rilascio della concessione demaniale, manifestava comunque un parere negativo, stante la paventata compromissione, nel caso di realizzazione dell’opera sullo specchio acqueo prospicente la banchina Cortese, delle esigenze di sicurezza generale del porto.
Nell’ambito della Conferenza dei servizi, il Comune di Vibo Valentia – con il dirigente Filippo Nesci – rilasciava quindi un ulteriore e secondo parere, questa volta negativo, fondato sulla incompatibilità del progetto con le n.t.a. del p.r.t. approvate con decreto n. 12 del 24.03.2014, per poi dichiarare la chiusura dei lavori della conferenza e rigettare l’istanza della Cadi per l’incompatibilità del progetto con le norme e la sicurezza.
La decisione del Tar
L’attività consultiva per i giudici amministrativi risulta coerente con le rispettive competenze e con le previsioni di legge. “Sul piano dei contenuti, poi, la determinazione di rigetto è indicativa di una prevalenza delle posizioni espresse dalle amministrazioni partecipanti. E ciò sia solo sotto il profilo qualitativo – alla luce dell’interesse della pubblica incolumità dei cittadini di cui è portatrice la Capitaneria di Porto nonché della necessaria osservanza delle disposizioni euro-unitarie che impongono la previa procedura di evidenza pubblica per il rilascio delle concessioni turistico ricreative – sia sotto il profilo quantitativo, posto che, diversamente dalla ricostruzione operata dalla Cadi, dalle emergenze documentali – sottolinea il Tar in sentenza – risulta in modo chiaro che l’unico parere favorevole è stato espresso dalla Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio”. Infine, per i giudici amministrativi, le “norme tecniche di attuazione del Porto di Vibo Marina sono state recepite con apposito decreto n. 12/2014 del capo del Circondario marittimo di Vibo Valentia, evincendosi dalle relative prescrizioni la destinazione della banchina “Cortese” alle navi da crociera, risultando pertanto non idonea a perseguire gli scopi sportivi o ricreativi previsti per il diporto”.
La Cadi srl era assistita dall’avvocato Giuseppe Altieri, la Regione Calabria dall’avvocato Paolo Falduto, il Comune di Vibo dall’avvocato Maristella Paolì, Ministero delle Infrastrutture e Capitaneria di porto dall’Avvocatura distrettuale dello Stato.
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