Sistema Rende, assolto l’ex sindaco e assessore regionale Sandro Principe
Nessuna condanna pure per gli altri amministratori della città cosentina: erano accusati di aver favorito la cosca Lanzino
di Antonio Alizzi
Il tribunale collegiale di Cosenza ha emesso la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”, l’inchiesta della Dda di Catanzaro sugli ex amministratori rendesi Sandro Principe, Umberto Bernaudo, Giuseppe Gagliardi e Pietro Paolo Ruffolo, accusati di aver favorito la cosca “Lanzino” di Cosenza. Il collegio, presieduto dal presidente Stefania Antico (giudici a latere Urania Granata e Iole Vigna), ha assolto Sandro Principe, Umberto Bernaudo, Pietro Paolo Ruffolo e Giuseppe Gagliardi. Sandro Principe alla lettura della sentenza è scoppiato in lacrime, ricevendo l’affetto dei suoi amici che lo hanno accompagnato durante la seduta processuale. [Continua in basso]
Le ultime due arringhe difensive sono state svolte dagli avvocati Franz Caruso e Franco Sammarco, rispettivamente difensori di Pietro Paolo Ruffolo, Sandro Principe e Giuseppe Gagliardi.
Nel corso della sua discussione, l’attuale sindaco di Cosenza ha evidenziato le lacune investigative e le emergenze processuali che portavano a ritenere Pietro Paolo Ruffolo estraneo a qualsiasi contestazione mossa dalla pubblica accusa, rappresentata in udienza dal magistrato Pierpaolo Bruni, attuale procuratore capo di Paola.
L’avvocato Caruso, in senso difensivo, ha valorizzato le testimonianze dibattimentali, nel corso delle quali emergeva il fatto che Ruffolo non avesse condotto alcuna operazione illecita nell’assunzione di alcuni esponenti della criminalità organizzata di Cosenza e Rende, riconducibili al clan Lanzino di Cosenza, nelle cooperative comunali che prestavano servizi per la manutenzione ordinaria della città di Rende, amministrata direttamente sia da Sandro Principe che da Umberto Bernaudo, altro imputato del processo “Sistema Rende”, inchiesta portata a conoscenza dell’opinione pubblica nel 2016, dopo diversi anni di investigazioni. Insomma, per l’avvocato Caruso il suo assistito è stato privato della libertà personale, causa la misura cautelare applicata in sede di indagine preliminare dal gip di Catanzaro. [Continua in basso]
Poi è toccato all’avvocato Franco Sammarco, che ha discusso per oltre due ore, nel corso delle quali ha focalizzato la sua attenzione sull’assoluta mancanza dei gravi indizi di colpevolezza a carico dell’ex assessore regionale Sandro Principe, vittima di un attentato nel 2004. Secondo Sammarco, non si poteva configurare alcuna ipotesi di reato relativa al concorso esterno in associazione mafiosa, poiché il politico rendese non aveva messo in atto alcun provvedimento teso a favorire gli appetiti degli esponenti della cosca Lanzino, soprattutto in virtù del fatto che negli anni contestati, alcuni dei protagonisti, quali Adolfo D’Ambrosio e i Di Puppo, non erano mai stati contestualizzati in gruppi mafiosi, operanti nel territorio cosentino. In conclusione, l’avvocato Sammarco ha evidenziato come il popolo italiano, da un punto di vista sociale e politica, aveva già assolto Sandro Principe, non credendo a nulla di tutto ciò che la Dda di Catanzaro gli aveva contestato nella rubrica imputativa.
La pubblica accusa aveva invocato la condanna di Sandro Principe a 9 anni di carcere, di Umberto Bernaudo, ex sindaco di Rende, a 8 anni di carcere, di Pietro Paolo Ruffolo a 7 anni e 6 mesi, e infine di Giuseppe Gagliardi a 2 anni di reclusione.
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