martedì,Settembre 24 2024

Gli sequestrano una cava e l’imprenditore denuncia: «Io vittima della giustizia» (VIDEO)

I carabinieri forestali hanno apposto i sigilli alla sua attività situata nell’oasi naturale dell’Angitola ma Domenico Pannia, 62enne di San Gregorio, scrive al procuratore e al prefetto: «Stanco di passare per delinquente»

Gli sequestrano una cava e l’imprenditore denuncia: «Io vittima della giustizia» (VIDEO)

Domenico Pannia è un imprenditore di 62 anni di San Gregorio D’Ippona, paese alle porte di Vibo Valentia. La sua è una storia lunga e intricata. Dice di essere incappato nella rete della mala giustizia. A carico della sua azienda pende un nuovo provvedimento di sequestro per reati ambientali.

Non è infatti la prima volta che vengono apposti i sigilli all’attività estrattiva sorta nel 1983 a Monterosso Calabro “con tutte le autorizzazioni necessarie” precisa. Sigilli che gli impediscono di mandare avanti la sua attività imprenditoriale e di far fronte alle necessità della sua famiglia. Un provvedimento che Domenico Pannia reputa ingiusto alla luce anche di un dissequestro a cui ha fatto seguito il giorno stesso un nuovo sequestro.

Sequestrata cava di sabbia nell’oasi naturale dell’Angitola

L’imprenditore denuncia una serie di anomalie «spariscono documenti e progetti, come quello approvato tre anni fa dalla Regione Calabria che prevedeva la messa in sicurezza e il recupero ambientale del sito in questione situato in località Sciacca e di cui non si sa più nulla».

Domenico Pannia si dice «stanco di essere trattato come il peggiore dei delinquenti ed essere perennemente sottoposto a provvedimenti penali – spiega – per il semplice fatto di volere caparbiamente difendere quello che la mia famiglia ed io abbiamo costruito con il sudore della fronte, pagando sempre quanto dovuto allo Stato e senza mai scendere a compromessi. Stanco di essere additato come autore di disastri ambientali nel silenzio di chi avrebbe dovuto interessarsi a questa assurda vicenda e invece trova il modo, con inaudita solerzia, di bastonarmi, non tenendo conto della mia determinazione a volere vivere nella legalità».

Una storia che l’uomo ha deciso di rendere pubblica attraverso una lettera aperta che ha inoltrato anche al neo procuratore e al neo prefetto di Vibo Valentia.

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