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Rinascita Scott: ecco perchè la Cassazione ha ordinato di rivedere la ricusazione di due giudici

Sarà necessaria una nuova pronuncia della Corte d’Appello di Catanzaro sulla ricusazione proposta dall’imputato Giuseppe Accorinti nei confronti dei magistrati Brigida Cavasino e Gilda Romano che avevano presentato richiesta di astensione dal maxiprocesso dopo aver emesso la sentenza contro il clan Soriano

Rinascita Scott: ecco perchè la Cassazione ha ordinato di rivedere la ricusazione di due giudici
La cassazione e nel riquadro Giuseppe Accorinti

La prima sezione penale della Cassazione ha depositato le motivazioni con cui nel gennaio scorso ha ordinato rivedere la ricusazione di due giudici del maxiprocesso Rinascita Scott. I giudici della Suprema Corte hanno annullato l’ordinanza della Corte d’Appello di Catanzaro – disponendo un nuovo giudizio di rinvio – con la quale era stata respinta la dichiarazione di ricusazione dei giudici Brigida Cavasino (presidente del Collegio) e Gilda Romano (uno dei due giudici a latere). La difesa di Giuseppe Accorinti – assistito dagli avvocati Francesco Sabatino e Daniela Garisto – ha basato la richiesta sul presupposto che i due giudici già in precedenza hanno pronunciato la sentenza nel processo nato dalle operazioni Nemea e Rinascita Scott (riunite in un unico procedimento) nei confronti del clan Soriano di Filandari, delineando nelle motivazioni della sentenza la figura dello stesso boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, ritenendolo a capo di un gruppo mafioso contrapposto ai Soriano. [Continua in basso]

La Corte d'Appello di Catanzaro
La Corte d’Appello di Catanzaro

Per la Cassazione, l’esame del «percorso argomentativo esposto dalla Corte d’Appello di Catanzaro rende evidente che, a differenza di quanto affermato nel provvedimento stesso, l’istanza di ricusazione non recava motivi “manifestamente” infondati, ma esponeva – per corroborare l’affermazione circa l’ipotizzata incompatibilità delle magistrate ricusate – talune osservazioni che hanno portato la Corte d’Appello ad approfondire la propria analisi e a rassegnare valutazioni di merito piene, negative dell’ipotesi avanzata dal ricusante circa l’avvenuta formulazione, ad opera del Collegio del quale le magistrate ricusate fecero parte in relazione al precedente processo, di espressioni che potessero implicare logicamente l’affermazione della responsabilità di Accorinti in ordine all’imputazione posta a suo carico nel processo ora in corso».
Secondo la Suprema Corte, a fronte di tale ricusazione la Corte d’Appello di avrebbe dovuto disporre un’udienza in camera di consiglio al fine di assicurare il contraddittorio delle parti.

La decisione di inammissibilità, con ordinanza emessa senza previa instaurazione di contraddittorio, è infatti prevista solo per le diverse ipotesi – che non risultano sussistenti nel caso qui in esame – di dichiarazione di ricusazione proposta da chi non ne aveva diritto». Per tali ragioni, l’ordinanza impugnata è stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello di Catanzaro che dovrà svolgerà un nuovo giudizio «senza incorrere nel vizio riscontrato, rimanendo comunque libera di esprimere un giudizio di merito pieno circa la fondatezza o l’infondatezza della ricusazione».

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