Il futuro di Gratteri: e se fosse lui ad andare alla Procura di Napoli al posto di Melillo?
La decisione del Csm sulla direzione nazione antimafia apre nuovi scenari per il magistrato calabrese. Mancano due anni alla scadenza naturale del suo mandato per la procura di Catanzaro ma nel frattempo potrà presentare altre domande
di Antonio Alizzi
Quale sarà il futuro di Nicola Gratteri? La decisione del Plenum del Consiglio superiore della magistratura di votare a maggioranza per Giovanni Melillo, ormai ex procuratore capo di Napoli, apre nuovi scenari per il magistrato di Gerace. Il procuratore di Catanzaro, dopo aver revocato la domanda per la procura di Milano, affidata all’ex procuratore generale di Firenze Marcello Viola, aveva puntato tutto sulla Direzione Nazionale Antimafia, portandosi dietro un curriculum molto ampio, ma mancante, rispetto al vincitore Melillo, di una lunga esperienza in materia anti-terroristica. Aspetto rimarcato soprattutto dagli interventi del primo presidente della Cassazione Pietro Curzio e dal procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, che hanno espresso in modo palese la loro preferenza per Giovanni Melillo. [Continua in basso]
Nicola Gratteri, in teoria, poteva contare su circa 8 voti. Dall’area associativa di “Autonomia e Indipendenza”, fondata da Piercamillo Davigo, e portata avanti ora da Sebastiano Ardita, fino al Movimento Cinque Stelle, rappresentato nel Consiglio Superiore della Magistratura dai consiglieri laici Fulvio Gigliotti (relatore della proposta Gratteri), Alberto Maria Benedetti e Fulvio Donati. Aveva espresso gradimento per la sua nomina anche il consigliere laico Stefano Cavanna, avvocato civilista, eletto in Parlamento con la Lega di Matteo Salvini, che in passato ha mostrato apprezzamenti per il lavoro di Nicola Gratteri.
Nessuno, tuttavia, si aspettava che la “partita” si chiudesse al primo turno, com’è avvenuto anche per la procura di Milano.
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