Il boss Antonio Mancuso resta ai domiciliari, rigettato l’appello della Procura generale
Niente carcere per il capo dell’omonimo clan di Limbadi a causa delle condizioni di salute. E’ stato condannato per l’estorsione al commerciante Carmine Zappia e in via definitiva nel processo Black money dove non ha però retto l’accusa di associazione mafiosa
Resta agli arresti domiciliari il boss Antonio Mancuso, 83 anni, di Limbadi, a capo dell’omonimo clan della ‘ndrangheta. La decisione è questa volta della Corte d’Appello di Catanzaro che ha rigettato il ricorso della Procura generale che mirava a ripristinare la detenzione in carcere, revocata dalla Corte d’Appello il 21 dicembre scorso per motivi di salute. Per i giudici, le condizioni di salute di Antonio Mancuso – valutate “in modo approfondito dal medico del carcere e poi dal perito nominato dal Collegio giudicante” – sono avviate “verso una fase inesorabilmente degenerativa, insuscettibile – scrive la Corte d’Apello – di un’inversione di rotta per pluripatologie”. I medici hanno quindi concluso con il prevedibile aggravamento in modo irreversibile delle condizioni di salute di Antonio Mancuso e con l’incompatibilità per lui del regime carcerario. Resta, dunque, agli arresti domiciliari – ottenuti attraverso un’istanza dell’avvocato Giuseppe Di Renzo – con il divieto di comunicazione con persone diverse da quelle conviventi.
Condannato in via definitiva nel processo “Dinasty” per associazione mafiosa quale capo assoluto del clan (pena già interamente scontata), il 28 giugno dello scorso anno Antonio Mancuso è stato condannato dal Tribunale di Vibo a 10 anni e 6 mesi per l’estorsione ai danni del commerciante di Nicotera Carmine Zappia (è in corso il processo d’appello). Antonio Mancuso il 22 giugno scorso è stato invece condannato in via definitiva a 5 anni per estorsione nel processo nato dall’operazione “Black money”, venendo invece assolto dal reato di associazione mafiosa. In Black money per Antonio Mancuso si era registrata una richiesta di pena in primo grado, avanzata dal pm Marisa Manzini, pari a 27 anni di reclusione. Antonio Mancuso è il fratello più grande di Luigi Mancuso, quest’ultimo imputato principale del maxiprocesso Rinascita Scott.
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