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‘Ndrangheta, c’è un nuovo collaboratore fra i clan vibonesi: Antonio Guastalegname

Si tratta del cugino di Giuseppe Comito che ha già “saltato il fosso” da un paio di anni. Dagli appalti con il Comune di Vibo e la Capitaneria sino al trasferimento in Piemonte e la condanna per l’omicidio di un tabaccaio. Dall’usura alla droga, ecco le prime dichiarazioni depositate nel maxiprocesso Rinascita Scott

‘Ndrangheta, c’è un nuovo collaboratore fra i clan vibonesi: Antonio Guastalegname
Nel riquadro Antonio Guastalegname

C’è un nuovo collaboratore di giustizia fra le fila dei clan vibonesi. Si tratta di Antonio Guastalegname, 54 anni, originario di Vibo Marina, residente a Castello di Annone, in provincia di Asti, e nel giugno dello scorso anno condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Manuel Bacco, tabaccaio astigiano ucciso nel suo negozio il 19 dicembre del 2014 nel suo negozio di Asti in corso Alba. Antonio Guastalegname – piccolo imprenditore nel settore delle pulizie – si trova attualmente imputato nel maxiprocesso Rinascita Scott per traffico di stupefacenti, in corso nell’aula bunker di Lamezia Terme dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Si tratta del cugino di Giuseppe Comito, alias “U Canna”, pure lui di Vibo Marina e pure lui collaboratore di giustizia. Guastalegname è accusato di aver trafficato sostanze stupefacenti con il Brasile e l’Albania, dal Sud al Nord Italia sino in Piemonte. [Continua in basso]

Nei verbali, Antonio Guastalegname ha dichiarato di non essere affiliato alla ‘ndrangheta aggiungendo, tuttavia, di avere avuto contatti con esponenti dei clan vibonesi, in particolare con Nazzareno Colace, Giuseppe Piccolo di Nicotera, Antonio Prenesti di Nicotera (ritenuto il “braccio-armato” dei Mancuso), Giuseppe Accorinti di Zungri, Saverio Raionale di San Gregorio d’Ippona, Antonio Vacatello di Vibo Maina e Antonino Accorinti di Briatico.

Nazzareno Colace

Le sue rivelazioni si concentrano soprattutto su presunti traffici di droga che avrebbero avuto come destinatari anche un gruppo della tifoseria organizzata della Juventus, in particolare soggetti appartenenti al gruppo dei “Drughi”, con la volontà di Nazzareno Colace di Portosalvo, ritenuto soggetto al servizio del boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, di inserirsi nella vendita di stupefacente all’interno dello stadio della società bianconera. Circostanza che però non sarebbe andata in porto. Antonio Guastalegname ha reso le prime dichiarazioni con la Dda di Catanzaro (pm Antonio De Bernardo) ed i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia nel gennaio scorso.

Antonio Guastalegname sin dall’inizio della sua collaborazione ha fatto mettere a verbale che tramite la sua ditta di pulizie (intestata alla moglie) è stato “aggiudicatario di appalti per il Comune di Vibo Valentia e per la Capitaneria di Porto di Vibo”. Dal 1999 si è trasferito in Piemonte essendo finito sotto usura da parte di Nazzareno Colace, iniziando poi a trafficare cocaina tramite il cugino Giuseppe Comito.

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