Procura nazionale antimafia: Csm spaccato su Gratteri, Melillo e Russo. Ecco i voti
La V Commissione del Consiglio superiore della magistratura si è espressa per assegnare la guida della Dna. Al procuratore di Catanzaro sono andati due voti su cinque. Un solo astenuto. La lettura “politica” della consultazione
di Antonio Alizzi
La quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha votato la proposta di delibera per l’incarico di procuratore nazionale antimafia.
Due voti sono andati al procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, sostenuto dai consiglieri Sebastiano Ardita e Fulvio Gigliotti. Due voti al procuratore aggiunto della Dna Giovanni Russo, scelto dai consiglieri Antonio D’Amato e Alessio Lanzi. Un voto infine per il procuratore di Napoli Giovanni Melillo sostenuto dal consigliere Alessandra Dal Moro. Astenuto il consigliere Michele Ciambellini.
La lettura che si può dare alla votazione della quinta commissione è quella di una decisione molto complessa. Gratteri, allo stato attuale, è stato sostenuto dall’area politica del Movimento Cinque Stelle, che in quinta commissione è rappresentata dal consigliere laico Fulvio Gigliotti, e dalla corrente “Autonomia e Indipendenza”, fondata dall’ex pm di Milano Piercamillo Davigo, e oggi portata avanti in Consiglio dai consiglieri togati Sebastiano Ardita e Giuseppe Marra. È facilmente ipotizzabile che Gratteri possa avere anche il sostegno in Plenum di Nino Di Matteo, ex pm nazionale antimafia.
Giovanni Russo, invece, è stato scelto dall’area moderata e liberale. Vale a dire da Antonio D’Amato, consigliere togato di Magistratura indipendente, e dal consigliere laico Alessio Lanzi, eletto in quota Forza Italia.
Inoltre, il voto del consigliere togato Alessandra Dal Moro, rappresentante di AreaDg, arriva dall’area della sinistra giudiziaria che comprende anche Magistratura Democratica. Da valutare, infine, le motivazioni di Michele Ciambellini, espressione di Unicost, corrente che si pone al centro della “politica togata”.
Di sicuro, la scelta dell’assemblea plenaria non sarà facile e si rischia di andare al ballottaggio, salvo che finisca come nel caso della procura di Milano, dove il magistrato Marcello Viola ha sbaragliato la concorrenza, ottenendo tredici voti. Votazione che ha registrato proprio la sconfitta della sinistra giudiziaria.