Sparatoria a Limbadi: ecco perché Maccarone, per il gip, deve restare in carcere
Il giudice ravvisa il pericolo di fuga e la gravità indiziaria, ma si attendono i rilievi balistici e approfondimenti investigativi su quanto raccontato dall’indagato. La ricostruzione degli eventi e la pistola ritrovata
Ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del gip del Tribunale di Vibo Valentia, Francesca Del Vecchio, nei confronti di Francesco Maccarone, 67 anni, di Limbadi, accusato dei reati di tentato omicidio, ricettazione di una pistola, minacce, detenzione illegale e porto abusivo di un’arma da fuoco. L’ordinanza di custodia cautelare da parte del gip arriva dopo la convalida del fermo di indiziato di delitto in quanto sussistente il pericolo di fuga.
Francesco Maccarone, infatti, stando alla ricostruzione della Procura di Vibo e dei carabinieri, dopo la sparatoria avrebbe tardato ad aprire la porta della propria abitazione ai militari dell’Arma, giunti sul posto a seguito del ferimento a colpi di pistola di Ovidiu Cruceanu, vicino di casa di Maccarone. Una volta entrati nell’appartamento di Maccarone ( solo grazie alla figlia del 67enne), i carabinieri vi hanno ritrovato un trolley con all’interno alcuni indumenti e da qui l’alta probabilità che solo il tempestivo intervento dei militari dell’Arma abbia scongiurato l’immediato allontanamento dell’indagato dal luogo del delitto. [Continua in basso]
La ricostruzione della sparatoria
E’ giovedì 1 marzo quando ai carabinieri arriva una chiamata che li informava dell’esplosione di alcuni colpi di pistola da parte di Francesco Maccarone all’indirizzo di Ovidiu Cruceanu – di nazionalità romena – in via Monteverdi a Limbadi. Una volta entrati in casa di Maccarone, i carabinieri provvedevano ad immobilizzarlo ed a portarlo in caserma per l’esame dello stub. Determinanti per la ricostruzione degli eventi sono state le dichiarazioni delle persone presenti al momento della sparatoria, tutte individuabili in coloro che si trovavano all’interno dell’appartamento della vittima al momento degli spari. Francesco Maccarone, infastidito dalle voci provenienti dall’appartamento adiacente, aveva iniziato ad inveire nei confronti dei dirimpettai e a sbattere violentemente e ripetutamente la porta d’ingresso della propria abitazione. Richiamati dai forti rumori e dalle urla, la coppia proprietaria dell’appartamento (un cittadino di Limbadi sposato con una romena) avevano aperto l’uscio della propria abitazione notando Maccarone impugnare una pistola semiautomatica e armarla inserendo il proiettile. Allarmati, i due avevano chiuso la porta, notando Maccarone dirigersi verso l’area di corte. Pochi istanti dopo, Ovidiu Crueanu si era diretto verso la veranda posteriore dell’abitazione e aveva scavalcato il parapetto. A quel punto i presenti avevano udito diversi colpi d’arma da fuoco vedendo poi arrivare Ovidiu Cruceanu ferito ad un fianco. Francesco Maccarone avrebbe quindi tentato invano di entrare nel condominio, circostanza non verificatasi solo per l’opposizione fisica esercitata dalla cognata della vittima, minacciata pur lei di morte.
La pistola ritrovata
L’arma usata per il ferimento – una pistola marca Astra calibro 7,65 – è stata ritrovata dai carabinieri nel sottoscala condominiale, nascosta in un armadio in legno. L’arma si presentava priva di matricola ed era stata modificata mediante rimozione di uno dei sistemi di sicurezza. [Continua in basso]
La versione di Maccarone e la decisione del gip
In sede di interrogatorio, Maccarone (difeso d’ufficio dall’avvocato Giacinto Inzillo) ha ammesso di aver esploso quattro colpi e di essersi poi allontanato, raccontando di una serie di vessazioni subite dai vicini di casa volto ad indurlo ad abbandonare la casa popolare che gli era stata assegnata negli anni ’90. Ha poi parlato di denunce fatte ai carabinieri a seguito di un’aggressione e il mancato intervento in sua difesa – stando al suo racconto – l’avrebbe indotto a procurarsi una pistola, la stessa arma usata pure la sera del delitto per difendersi. Una versione, la sua, che contrasta con quella resa da altre quattro persone, tutte concordi invece nella medesima versione dei fatti. Nei confronti di Francesco Maccarone, il gip ha ravvisato la gravità indiziaria per quanto attiene la detenzione illegale della pistola e la ricettazione dell’arma. Per quanto riguarda, invece, la gravità indiziaria in relazione all’accusa di tentato omicidio, per il gip sussiste ad un livello sufficiente, essendo necessari ulteriori approfondimenti investigativi per accertare l’esistenza o meno di precedenti denunce da parte di Maccarone nei confronti dei vicini di casa. In questo caso, laddove si accerti che i fatti denunciati in tali sedi siano corrispondenti a quanto riferito da Maccarone al gip, verrebbe meno l’aggravante dei futili motivi nell’accusa di tentato omicidio. “Laddove poi – scrive il gip – i rilievi balistici confermassero la concreta possibilità di continuare a sparare e l’effettiva esplosione di due colpi a scopo intimidatorio, potrebbe addirittura essere messo in discussione il dolo omicidiario”. Cosa che allo stato non è stato possibile accertare e da qui l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, stante “l’attuale e concreto pericolo che l’arrestato reiteri la condotta criminosa commettendo reati della stessa specie”.
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