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Imponimento: il prestigio degli Anello ed i rapporti con i Vallelunga nel racconto di Andrea Mantella

Il collaboratore di giustizia ha svelato anche la genesi dell’alleanza con i Bonavota sancita con “battesimi” e riunioni a Filadelfia. Gli imprenditori amici dei clan ed i favori fra le cosche

Imponimento: il prestigio degli Anello ed i rapporti con i Vallelunga nel racconto di Andrea Mantella

Avrebbe acquisito negli anni un prestigio criminale indiscusso il clan Anello di Filadelfia, sedendo al tavolo con le maggiori consorterie della ‘ndrangheta. Parola di Andrea Mantella che ha fatto il suo esordio nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Imponimento, in corso di svolgimento dinanzi al Tribunale collegiale di Lamezia Terme. Rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Chiara Bonfadini, il collaboratore ha spiegato che per lungo tempo – tutti gli anni ’80 e gli anni ’90 – Rocco Anello avrebbe mantenuto un solido rapporto di amicizia con il boss di Serra San Bruno, Damiano Vallelunga, dando entrambi una mano pure per fatti di sangue ai Iannazzo di Sambiase ed a Giuseppe Mancuso, alias ‘Mbrogghja. La successiva rottura dei rapporti – nella prima metà degli anni duemila – fra Rocco Anello e Damiano Vallelunga avrebbe portato l’imprenditore Vincenzo Rubino a restare fedele a Vallelunga, mentre il genero Francesco Mallamace si sarebbe legato agli Anello. [Continua in basso]

Damiano Vallelunga

Al matrimonio di mio cugino Salvatore Mantella – ha ricordato il collaboratore – il figlio di Rocco Anello andò a salutare Damiano Vallelunga, ma quest’ultimo gli rispose che non conosceva nessun Rocco Anello. Tutto noi restammo molto male per tale atteggiamento di Damiano Vallelunga che avrebbe potuto risparmiarsi tale sparata con il figlio di Rocco Anello. Io Rocco Anello – ha continuato Andrea Mantella – l’ho conosciuto nel carcere di Siano dove mi è stato presentato come mio mastro, cioè con un grado di ‘ndrangheta superiore al mio, dai lametini Giovanni Torcasio, Franco Giampà e Vincenzo Bonaddio. I capi del clan erano Rocco Anello e suo fratello Tommaso, quest’ultimo ritenuto più sanguinario. Dopo l’omicidio di Vito Tolone di Vallefiorita – ha aggiunto il collaboratore – il potere degli Anello si è spinto proprio sino a Vallefiorita”. Mantella ha quindi portato un esempio del prestigio goduto dagli Anello. Ricordo che una volta l’impresa degli Sgromo stava facendo dei lavori di bitumazione a Vibo Valentia lungo la strada che dall’ospedale porta alle banche ed all’oratorio dei salesiani. Tommaso Anello mi chiese il favore di lasciare in pace gli Sgromo da richieste estorsive e io nel corso di una cena in cui c’era pure Francesco Fortuna di Sant’Onofrio dissi a Tommaso Anello che lui in cambio doveva rispettare Vito Santacroce, quello del vivaio, che era un mio amico. Alla fine un pensierino per me da parte degli Sgromo arrivò lo stesso ed ho ricevuto dei soldi per i lavori su Vibo. Non ricordo se durante la cena c’era pure Francesco Scrugli o Salvatore Mantella. Io con Vito Santacroce avevo degli interessi economici, era un mio amico e quando aveva bisogno di soldi io glieli davo e lui me li restituiva con un regalino. Vito Santacroce mi agevolava – ha aggiunto Mantella – anche all’interno della massoneria. Ovviamente della massoneria non ufficiale”.  

Il gruppo Anello e le alleanze

Domenico Bonavota

Secondo le conoscenze di Andrea Mantella, la cosca Anello di Filadelfia era guidata dai fratelli Rocco e Tommaso Anello che avevano doti di ‘ndrangheta elevati, e con loro vi erano i fratelli Vincenzo e Giuseppe Fruci di Acconia di Curinga, dediti a estorsioni, traffici di droga e armi, Francesco Michienzi e Francesco Mallamace. “Gli Anello avevano interessi in Svizzera, e ricordo che un costruttore di cognome Galati venne colpito attraverso un attentato con una bomba. Per lasciarlo in pace ci fu l’intervento dei Bonavota. Con il gruppo degli Anello mantenevano rapporti anche i miei ragazzi – ha aggiunto Andrea Mantella – che rifornivano di stupefacente i figli di Rocco Anello. Io invece mantenevo rapporti con Vincenzino Fruci e Francesco Michienzi. Sono state diverse le riunioni fatte nelle campagne di Filadelfia alle quali ho partecipato ed in una di queste a Francesco Fortuna è stato conferito il grado di camorrista, mentre a Domenico Bonavota è stata data la Santa. C’era all’epoca alle riunioni pure il latitante Palamara che si è poi rifugiato nella zona dell’Angitola dove aveva dei terreni Domenico Evalto. Da tali riunioni è nata l’alleanza fra i Bonavota e gli Anello”.

Secondo Andrea Mantella, inoltre, nella zona fra Pizzo ed Acconia si registrava l’influenza di diversi gruppi criminali sui villaggi turistici. “Mangiavano tutte le consorterie mafiose, dai Mancuso attraverso Nino Accorinti di Briatico, sino ai Iannazzo ed agli Anello. Storicamente i rapporti fra gli Anello ed i Iannazzo sono stati sempre buoni”. Il collaboratore si è infine soffermato sulle figure degli imprenditori Pino e Rocco Prestanicola. “Si tratta di due ‘ndranghetisti – ha spiegato Mantella – e messaggi da parte dei Prestanicola sono stati recapitati pure a Tommaso Anello. In occasione di alcuni lavori sul territorio dei Bonavota, Prestanicola ci ha fornito il calcestruzzo, mentre i mezzi di altra ditta per non avere problemi parcheggiarono i loro mezzi –pagando – nel piazzale dei Prestanicola”.

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