Comune di Tropea: improcedibile il ricorso di Macrì contro la proroga del commissariamento per mafia
Il Tar del Lazio chiude definitivamente la vicenda avendo il ricorrente rinunciato al giudizio di merito. Corretto lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’ex Consiglio comunale in cui l’attuale primo cittadino era consigliere di minoranza
E’ stato dichiarato improcedibile dalla prima sezione del Tar del Lazio il ricorso presentato da Giovanni Macrì – attuale sindaco di Tropea – contro la Presidenza della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell’Interno, la Prefettura di Vibo Valentia (tutti rappresentati in giudizio dall’Avvocatura dello Stato) ed il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Vibo (quest’ultimo non costituito in giudizio) che nel marzo del 2018 hanno espresso parere favorevole alla proroga di sei mesi della gestione commissariale del Comune i cui organi elettivi erano stati sciolti per infiltrazioni mafiose nell’agosto del 2016. Il ricorso di Giovanni Macrì – che nell’amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose rivestiva la carica di consigliere di minoranza – mirava in particolare all’annullamento del Decreto del Presidente della Repubblica del 22 marzo 2018, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, recante la proroga dello scioglimento del Consilio Comunale di Tropea, nonché dell’allegata relazione ministeriale. In più si chiedeva l’annullamento di ogni altro atto anteriore, preordinato, connesso e conseguenziale. La parte ricorrente – cioè Giovanni Macrì, assistito dall’avvocato Giuseppe Rombolà – ha dichiarato quindi di non avere più interesse al ricorso e da qui il Tar del Lazio ha ora ritenuto il ricorso «improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse», disponendo la compensazione delle spese e degli onorari del giudizio. [Continua in basso]
Da ricordare che già nel luglio del 2018, la stessa seconda sezione del Tar del Lazio aveva respinto l’istanza cautelare di sospensione dell’efficacia della proroga del commissariamento presentata da Giovanni Macrì, all’epoca coordinatore cittadino di Forza Italia e solo nell’ottobre successivo divenuto sindaco. Nell’occasione i giudici amministrativi si erano espressi attraverso un’ordinanza, giudicando la domanda cautelare di Giovanni Macrì «del tutto priva del prescritto pregiudizio di un danno grave e irreparabile, dovendosi ritenere prevalente – a fronte dell’urgenza genericamente prospettata nel gravame di dotare al più presto il Comune di Tropea di un governo politico – l’interesse pubblico sotteso alla proroga delle attività della gestione commissariale, funzionale al compimento – aveva sottolineato il Tar – degli interventi avviati per il risanamento dell’ente».
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