Catturato a Roma il latitante di Nicotera Giuseppe Campisi – Video
E’ coinvolto nell’operazione antidroga denominata Ossessione. E’ lo zio di Antonio Campisi, a sua volta figlio del defunto broker della cocaina Domenico, ucciso nel 2011
La Guardia di finanza di Catanzaro, Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) e la Squadra mobile di Vibo Valentia, con il supporto dello Scico e dello Sco, hanno rintracciato e catturato a il latitante Giuseppe Campisi, detto “Pino”, 62 anni, di Nicotera. L’arrestato, che già aveva scontato una precedente condanna a 30 anni per associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio (commesso a Milano) ed estorsione, dal 23 ottobre 2019 si era sottratto all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’ambito dell’operazione antidroga denominata “Ossessione” e coordinata dalla Dda di Catanzaro. Inchiesta (il cui processo è stato celebrato in ordinario dinanzi al Tribunale di Vibo ed in abbreviato dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro) che ha colpito anche il clan Mancuso a cui Campisi è ritenuto essere legato. L’individuazione del latitante, in prossimità della via Tuscolana della capitale, è stata possibile attraverso una ramificata e costante attività di controllo del territorio, svolta con le più moderne tecnologie, unitamente alla rivalutazione dell’ampio patrimonio info-investigativo disponibile sull’imputato e sui suoi familiari. Le indagini hanno consentito di accertare che, durante la latitanza, per evitare di essere riconosciuto, Campisi utilizzava delle parrucche e documenti di riconoscimento contraffatti (fra cui il green pass).
Giuseppe Campisi è lo zio di Antonio Campisi, quest’ultimo indagato per il tentato omicidio a Ionadi di Domenic Signoretta, ritenuto l’armiere del boss Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”. Giuseppe Campisi è quindi il fratello del broker della cocaina Domenico Campisi, ucciso a Nicotera nel 2011 lungo la strada provinciale mentre si trovava in auto. Nell’ambito dell’operazione “Ossessione”, invece, Giuseppe Campisi avrebbe avuto un ruolo di spicco nell’organizzazione e viene indicato dall’accusa come uno dei principali finanziatori delle importazioni di stupefacenti in Italia e fra i promotori dell’associazione. Sarebbe stato il referente del clan Mancuso in Lombardia. In tale contesto, le indagini hanno fatto registrare come i vibonesi fossero in affari anche con esponenti legati al clan dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, da anni trapiantati nel milanese e nel comasco, in grado di smistare importanti quantità di narcotico in Lombardia. La posizione di Giuseppe Campisi per quanto riguarda l’operazione “Ossessione” è di competenza del Tribunale di Milano.
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