Sanità, si dimettono in massa i primari vibonesi
Clamorosa decisione dei direttori di struttura dello “Jazzolino”, l’articolato documento inviato al ministro Lorenzin e al prefetto Casabona. Decreto Scura e scarsità di risorse tra le motivazioni addotte dai medici.
Con una dura missiva inviata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e al prefetto di Vibo Valentia, Carmelo Casabona, hanno rassegnato in massa le proprie dimissioni. Si tratta dei primari dello Jazzolino di Vibo Valentia, giunti ad un clamoroso gesto sulla scorta del piano di riorganizzazione della sanità regionale varato dal commissario ad acta Massimo Scura.
Sedici direttori di struttura che additano l’atto commissariale come fortemente “penalizzante” nei confronti dell’ospedale di Vibo, «spogliato gradualmente dei reparti di Nefrologia, Microbiologia, Malattie Infettive, Medicina Nucleare, Orl, Oculistica, Centro trasfusionale, con dimezzamento dei posti letto nel contesto di una popolazione provinciale globalmente ridotta di oltre 15 mila unità prevalentemente di età giovanile compensato da circa 4 mila immigrati senza reddito fisso e con un incremento dell’età anagrafica media e di una rappresentazione demografica che privilegia le classi più avanzate di età. Per una sperequazione pari al 50% dei riferimenti nazionali».
Non manca un preciso riferimento ai fatti connessi all’edificazione della nuova struttura ospedaliera cittadini «La previsione di realizzazione di nuovo un ospedale con 350 posti letto, in fase di progettazione esecutiva è frutto di un accordo di programma pubblico-privato con molte onerose esposizioni fideiussorie private che, in assenza del rispetto degli accordi, determinerebbe un contenzioso amministrativo e penale che, non solo bloccherebbe la realizzazione della struttura ma ne depaupererebbe colpevolmente i fondi con le prospettive di un’ennesima “incompiuta”».
C’è poi la «realizzazione di inspiegabili strutture fotocopia plurirappresentate, fonte di dispendio economico oltre che di inutilità gestionale».
E ancora, nel mirino dei medici, finisce «l’assoluta assenza di linee programmatiche in funzione delle risorse disponibili, delle sterili attività realizzate, con esagerata e discrepante disparità numerica ed in spregio alle evidenze scientifiche di riferimento».
Ciò premesso e «verificata la pressoché totale assenza di interlocutori politico-istituzionali del territorio» gli stessi primari rimettono il proprio mandato nelle mani di ministro e prefetto.