“Strada del mare”, il sacco del territorio con i fondi pubblici – VIDEO
I dettagli dell’operazione che ha portato al sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 5 milioni di euro presentati questa mattina in una conferenza stampa in Procura.
Dalla fase progettuale a quella dell’esecuzione dei lavori, per finire con la contabilizzazione e la liquidazione degli stati di avanzamento lavori. Investono tutte le fasi della famigerata vicenda della “Strada del mare” le irregolarità alla base del sequestro richiesto dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia e disposto dal Gip a conclusione di quello che può essere considerato l’epilogo degli accertamenti che, negli ultimi anni, sono stati disposti dall’Ufficio giudiziario sulla gestione dell’Ente Provincia.
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Vibo Valentia e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Reggio Calabria hanno eseguito sequestri preventivi di beni in esecuzione di un decreto del Gip che dispone l’esecuzione di misure ablative di natura patrimoniale fino a concorrenza di circa 5 milioni di euro (immobili, quote societarie, rapporti finanziari) nei confronti di 5 soggetti indagati (2 imprenditori del vibonese: Vincenzo Retuccia e Antonino Scidà; e tre ex funzionari dell’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia: Giacomo Consoli, Francesco Teti e Antonio Francolino).
Allo stato, sono stati sottoposti a sequestro: 24 fabbricati di cui uno ubicato in Roma e due in Milano; 47 terreni tutti ubicati nella provincia di Vibo Valentia; quote societarie in 11 società riconducibili agli indagati; una ditta individuale; quattro autovetture; ventidue saldi attivi esistenti su Conti Correnti ed altri sui rapporti finanziari.
La vicenda della Strada del mare ha riguardato l’esame delle procedure di affidamento e di esecuzione dei lavori connessi all’appalto per la costruzione dell’asse viario di collegamento rapido tra le località di Rosarno e Pizzo.
Le indagini hanno accertato numerose irregolarità che partono dalla gestione della progettazione per arrivare all’approvazione, da parte della Direzione lavori e del Responsabile del Procedimento, di ben 11 Stati di Avanzamento che hanno consentito il pagamento, a favore dell’impresa aggiudicataria, di importi nettamente superiori rispetto a quelli corrispondenti al valore dei lavori effettivamente realizzati: le somme dei singoli S.A.L. venivano, infatti, artatamente “gonfiate” concordando le percentuali da applicare di volta in volta e inserendo indebitamente lavori non previsti nel progetto iniziale, sul falso presupposto che fossero necessari per l’esecuzione a regola d’arte.
Nel corso delle indagini sono emersi anche casi di pagamenti effettuati dalla Provincia di Vibo Valentia utilizzando risorse finanziarie destinate ad altri fini, stornando fondi da un capitolo di bilancio all’altro. Truffa aggravata ai danni di ente pubblico e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici i reati contestati.
Come detto, l’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia rappresenta l’ultimo dei filoni investigativi avviati a seguito dell’indagine denominata “Odor lucri” che, nel 2012, aveva portato all’accertamento di un peculato di circa un milione e 300mila euro commesso da un dipendente della Provincia attraverso l’emissione di falsi mandati di pagamento a favore di persone compiacenti, al fermo di due responsabili ed al sequestro di beni per un importo equivalente alla somma di cui si era indebitamente appropriato il dipendente provinciale;
Le evidenze investigative emerse all’epoca, avevano determinato l’autorità giudiziaria ad ampliare il contesto dell’attività di indagine finalizzandola alla complessiva verifica del corretto uso e destinazione delle risorse pubbliche gestite dall’Ente Provincia, dando origine, quindi, ad un ampio contesto investigativo su molteplici aspetti gestionali.
In questo quadro si inseriscono anche: l’indagine sulla “tangenziale est” conclusa con la denuncia di dieci tra funzionari e dipendenti dell’Ente, imprenditori e professionisti per i reati di truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e disastro colposo, con il sequestro di un tratto di strada di oltre due chilometri e mezzo e la segnalazione alla Corte dei Conti di un’ipotesi di danno erariale per circa sette milioni e mezzo di euro; l’indagine denominata “Bis in idem” che ha consentito di disvelare una truffa di oltre 30 milioni di euro legata all’illecita gestione di fondi destinati a sostegno delle crisi aziendali ed occupazionali ed ha portato all’esecuzione nove arresti e 4 misure interdittive a carico di imprenditori e funzionari pubblici per reati di falso e truffa, al sequestro di beni su tutto il territorio nazionale; L’indagine sull’irregolare affidamento di appalti per fornitura di servizi ad una ditta riconducibile ad un ex consigliere della Provincia di Vibo valentia, con la denuncia per abuso di ufficio di cinque tra funzionari e dipendenti dell’Ente e imprenditori; L’indagine sulle irregolarità nell’assegnazione dei fondi a favore dei Gruppi consiliari della Provincia, che ha portato alla denuncia di 37 soggetti tra rappresentanti dell’Ente, Dirigenti di settore e revisori dei conti per ipotesi di reato che vanno dal peculato all’ abuso d’ufficio e al falso ideologico in atto pubblico.