Pressioni su Emanuele Mancuso, quattro condanne e pene dimezzate
Tre le assoluzioni. Regge solo parzialmente l’inchiesta della Dda di Catanzaro. Oltre che della latitanza di Giuseppe Mancuso, il processo si è occupato del tentativo di far desistere il rampollo del clan – parte civile contro i familiari – dalla collaborazione con la giustizia
Quattro condanne e tre assoluzioni. Si è concluso così dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Tiziana Macrì) il processo che mira a far luce sulle responsabilità legate alla latitanza di Giuseppe Mancuso, 35 anni, di Nicotera, figlio del boss della ‘ndrangheta Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”, e sulle pressioni per far recedere Emanuele Mancuso (fratello di Giuseppe) dal collaborare con la giustizia. La requisitoria del pm della Dda di Catanzaro, Andrea Buzzelli, si era concluso con cinque richieste di condanna e due assoluzioni. Nel procedimento penale, il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso figurava quale parte civile (assistito dall’avvocato Antonia Nicolini) contro i suoi stessi familiari (padre, madre e sorella).
Questa la sentenza: 1 anno e 8 mesi per Pantaleone Mancuso, di 61 anni, detto “l’Ingegnere” (padre di Giuseppe ed Emanuele, per lui il pm aveva chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi); assoluzione per Giuseppe Pititto, di 30 anni, di Mileto (assoluzione la richiesta del pm); 1 anno e 8 mesi per Rosaria Del Vecchio, di 57 anni, di Nicotera (2 anni e 6 mesi per lei la richiesta del pm); 1 anno e 8 mesi per Giovanna Del Vecchio, di 54 anni, di Nicotera (madre di Giuseppe ed Emanuele Mancuso e moglie di Pantaleone Mancuso detto “l’Ingegnere”, 3 anni e 6 mesi per la richiesta del pm); assoluzione per Antonino Maccarone, di 35 anni, di Limbadi (assoluzione la richiesta del pm); assolta Desiree Mancuso, di 30 anni, di Nicotera (sorella di Emanuele Mancuso, 2 anni e 6 mesi per lei la richiesta del pm); 5 anni e 6 mesi per Giuseppe Mancuso, di 36 anni, di Nicotera (fratello di Emanuele, 7 anni di carcere la richiesta del pm). [Continua in basso]
Ricettazione, detenzione e porto in luogo pubblico di armi, il reato contestato a Giuseppe Mancuso in relazione ad una pistola con matricola abrasa ed una carabina con relative munizioni rinvenute a Zaccanopoli il 27 novembre 2019. Evasione degli arresti domiciliari l’ulteriore contestazione mossa a Giuseppe Mancuso, anche questa aggravata dalle modalità e dalle finalità mafiose. Giuseppe Mancuso ha incassato l’assoluzione dai reati di favoreggiamento, violenza privata e induzione a rendere dichiarazioni. Non regge nei suoi confronti l’accusa di essersi affacciato dalla finestra della cella della casa circondariale di Siano per chiamare a gran voce il fratello Emanuele Mancuso e con tono minaccioso avergli intimato di ritornare indietro e ritrattare la scelta di collaborare con la giustizia.
Per Pantaleone Mancuso, Giovanna Del Vecchio e Rosaria Del Vecchio il reato è stato riqualificato in tentata induzione a rendere dichiarazioni.
Le pressioni dei familiari su Emanuele Mancuso
Violenza privata e intralcio alla giustizia (con l’aggravante delle finalità mafiose) erano le contestazioni mosse a Rosaria Del Vecchio, Giovanna Del Vecchio, Giuseppe Mancuso, Antonino Maccarone. Mediante violenza psichica e paventando la possibilità di non poter vedere la figlia minore, nonché mediante offerte di denaro o altre utilità, avrebbero costretto Emanuele Mancuso a interrompere la collaborazione con la giustizia avviata il 18 giugno 2018 e ad uscire dal programma di protezione il 20 maggio 2019, non presentandosi all’interrogatorio fissato per il 21 maggio 2019. Giovanna Del Vecchio, avendo appreso dal figlio Giuseppe dell’intenzione di Emanuele di collaborare con la giustizia, avrebbe quindi avvertito il marito Pantaleone Mancuso che si è reso irreperibile (venendo catturato con documenti falsi solo il 13 marzo 2019). [Continua in basso]
Il ruolo della madre di Emanuele Mancuso
Giovanna Del Vecchio approfittando di un momento di fragilità del figlio Emanuele Mancuso (detenuto in località protetta in regime di arresti domiciliari) – dovuto ad alcune criticità nella gestione del piano di protezione, ai mancati colloqui visivi con la figlia minore ed alle preoccupazioni per il contesto nel quale viveva la bambina, anche a fronte del tentato omicidio ai danni di Domenic Signoretta (ritenuto il braccio destro del padre e del fratello) avvenuto nella notte tra il 19 ed il 20 maggio 2019 — avrebbe quindi convinto il figlio a cedere alle pressioni psicologiche accettando la proposta formulata dalla madre di uscire dal programma di protezione.
Le sorelle Rosaria e Giovanna Del Vecchio (zia e madre di Emanuele Mancuso) si sarebbero quindi fatte rivelare la località protetta dove Emanuele Mancuso si trovava agli arresti domiciliari. Giovanna Del Vecchio – insieme al genero Antonino Maccarone che conduceva il veicolo – era anche accusata di essersi recata in macchina a prelevare il collaboratore dal luogo della detenzione domiciliare, giungendo fino a pochi metri dall’alloggio dello stesso, non riuscendo nell’intento solo per via del trasferimento d’urgenza del detenuto in altra località. [Continua in basso]
Emanuele Mancuso e la deposizione
Intralcio alla giustizia con l’aggravante del metodo mafioso era infine il reato contestato a Pantaleone Mancuso, Desiree Mancuso, Giovanna Del Vecchio e Rosaria Del Vecchio in quanto, avendo appreso che Emanuele Mancuso aveva ripreso a collaborare con la giustizia, mediante pressioni e reiterate violenze psicologiche, avrebbero compiuto atti idonei a non far deporre Emanuele Mancuso all’udienza del 20 dicembre 2019. I tentativi di far recedere Emanuele Mancuso dal collaborare con la giustizia – attuati anche attraverso la sorella Desiree (ma nei suoi confronti l’accusa non ha retto) – sono però caduti nel vuoto e il giovane Emanuele Mancuso è passatodalla parte dello Stato.
Giuseppe Mancuso, Pantaleone Mancuso, Rosaria Del Vecchio e Giovanna Del Vecchio sono stati anche condannati al risarcimento dei danni alla costituita parte civile Emanuele Mancuso, da liquidarsi in separata sede, oltre al pagamento delle spese processuali.
I difensori. Giuseppe Mancuso è difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Capria; Giuseppe Pititto è assistito dall’avvocato Diego Brancia; Rosaria Del Vecchio dall’avvocato Francesco Capria; Giovanna Del Vecchio dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Capria; Antonino Maccarone è assistito dall’avvocato Francesco Schimio; Pantaleone Mancuso è difeso dall’avvocato Francesco Capria; Desiree Mancuso è difesa dagli avvocati Francesco Capria e Pietro Antonio Corsaro.
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