Natuzza, scontro diocesi-Fondazione: il cda si riunisce per decidere sulle riforme allo statuto
Monsignor Luigi Renzo in una lettera aperta aveva dato l’ultimatum per le modifiche. O l’ente acconsentirà oppure verrà revocato il decreto di religione e culto
Attesa, tra i figli spirituali della mistica Natuzza Evolo, per le decisioni che saranno prese nelle prossime ore dalla Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati, riguardo alle richieste inoltrate il 10 giugno scorso, con lettera aperta, dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo. Sullo sfondo, le mancate riforme dello statuto richieste inutilmente dal presule, ormai oltre tre anni fa. Nella missiva inviata ai soci e «concordata col cardinale Beniamino Stella della Congregazione del clero e con l’Ufficio giuridico della Cei nella speranza di uscire dal tunnel», monsignor Renzo, «per nome e conto della diocesi di cui sono legale rappresentante», ha specificamente chiesto «di aver assegnata in comodato d’uso gratuito per la durata di 99 anni tacitamente rinnovabili la Chiesa “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” sita in Paravati di Mileto», anche in virtù del fatto che «è da più tempo ormai che ne viene pressantemente invocata la consacrazione e la conseguente apertura al culto». Dettando anche i tempi affinché questo avvenga, in modo improrogabile «entro e non oltre la fine di questo mese di giugno». L’ultimatum scadrà tra pochi giorni, dunque.
Giovedì 27 giugno, non a caso, si riunirà il consiglio d’amministrazione della Fondazione. In quella sede si deciderà sicuramente il da farsi, se rompere definitivamente con la diocesi e con il pastore che in questo momento la governa, oppure se accettare di assegnare in comodato d’uso gratuito la chiesa sorta nella “Villa della Gioia” su espressa richiesta di Mamma Natuzza. Nel primo caso, «senza perdite di tempo» saranno attivate dal vescovo «le procedure per la revoca definitiva alla Fondazione del decreto di “religione e di culto” e di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto, con le prevedibili conseguenze anche civilistiche». Nel secondo, invece, da parte della diocesi ci sarà l’impegno, «non solo a procedere alla sollecita consacrazione della chiesa, ma anche a costituirla, salvi i tempi canonici necessari, in Rettoria, in vista della sua successiva elevazione a Santuario diocesano, non appena detto comodato d’uso sarà regolarmente registrato con atto notarile con le eventuali clausole da pattuire tra le parti». A quel punto lo statuto della Fondazione potrebbe anche essere conservato nell’attuale forma, «chiaramente purificato dei riferimenti ad attività di culto e di pastorale, provvedendo, in tempi brevi, ad un suo nuovo riconoscimento solo civile e con una diversa identità giuridica consentita dal codice civile».