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Narcotraffico con la Puglia, condanne per clan Bonavota di Sant’Onofrio

La Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi e conferma le pene inflitte in primo grado a Taranto ed in appello a Lecce

Narcotraffico con la Puglia, condanne per clan Bonavota di Sant’Onofrio
Salvatore Bonavota

Sentenza definitiva della seconda sezione penale della Cassazione per Salvatore Bonavota, 33 anni, di Sant’Onofrio, e Giulio Castagna, 54 anni, originario di Sant’Onofrio ma residente a Stefanaconi, entrambi coinvolti nell’operazione denominata “Feudo” contro il clan tarantino dei Cesario. Un’inchiesta condotta dalla Dda di Lecce che ha visto imputati e condannati anche i due vibonesi. Per Salvatore Bonavota la condanna è di 9 anni di reclusione, mentre Giulio Castagna è stato condannato a 2 anni e 6 mesi. La sentenza della Corte d’Appello di Lecce risale al 26 giugno dello scorso anno, mentre in primo grado gli imputati erano stati condannati ad analoga pena il 18 marzo del 2019 dal Tribunale collegiale di Taranto. In primo grado era stato assolto Domenico Cugliari (cl. ’82), alias “ Scric”, pure lui di Sant’Onofrio. [Continua in basso]

Le accuse

Giulio Castagna

Salvatore Bonavota e Domenico Cugliari erano accusati di cessione di sostanza stupefacente, mentre Giulio Castagna era accusato del reato di spaccio. In particolare, Bonavota e Cugliari erano accusati di aver venduto una partita di oltre un chilo di cocaina a tre esponenti del clan di Statte, in provincia di Taranto. La vendita sarebbe avvenuta – secondo la ricostruzione degli investigatori – in data 8 agosto 2013. L’accusa non ha però retto per Domenico Cugliari, assolto già in primo grado ed uscito così di scena. La Dda di Lecce era riuscita a ricostruire i diversi contatti che Salvatore Bonavota avrebbe avuto con il gruppo pugliese di Statte. “Si deve ritenere – avevano scritto i magistrati della Dda di Lecce – che uno dei vertici del sodalizio si era recato a Sant’Onofrio anche allo scopo di consegnare a Bonavota una nuova sim card”. Salvatore Bonavota avrebbe agito quale broker in territorio calabrese nell’interesse del sodalizio pugliese, entrando in contatto anche con esponenti della ‘ndrina Paviglianiti che controlla il “locale” di ‘ndrangheta di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri, nel Reggino. La cocaina fornita dai calabresi Salvatore Bonavota, secondo l’accusa, sarebbe stata poi rivenduta al dettaglio nel territorio di Statte.  I rapporti “di confidenza” con i pugliesi, ad avviso degli investigatori, erano inoltre testimoniati dal fatto che Bonavota o qualche suo emissario aveva partecipato al matrimonio di uno dei soggetti pugliesi, ed a loro volta i pugliesi avevano partecipato al matrimonio di Salvatore Bonavota. Giulio Castagna era invece accusato di aver portato nel 2013, unitamente a Salvatore Bonavota, un imprecisato quantitativo di droga al gruppo di Taranto. 

I ricorsi di Salvatore Bonavota e Giulio Castagna sono stati dichiarati dalla Cassazione (che ha depositato le motivazioni del verdetto) inammissibili, condannano i due imputati anche al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda di tremila euro a testa. Salvatore Bonavota – fratello di Domenico, Nicola e del super latitante Pasquale – è attualmente sotto processo anche per l’operazione “Rinascita Scott” con l’accusa di associazione mafiosa.

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