‘Ndrangheta: il pentito Moscato ed i legami del boss Razionale col Vaticano e la massoneria
Il collaboratore di giustizia chiama in causa il boss di San Gregorio d’Ippona per i suoi interessi a Roma svelando i rapporti con il clan dei Piscopisani
Continuano a riservare particolari del tutto inediti le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, che nel clan dei Piscopisani era arrivato a detenere il grado del “vangelo” e, proprio per questo, messo a conoscenza anche dei segreti inconfessabili della ‘ndrangheta. Particolare rilievo assume sotto tale aspetto la descrizione che Moscato fa del boss Saverio Razionale, da sempre considerato il numero due della cosca di San Gregorio d’Ippona capeggiata da Rosario Fiarè. Un clan – quello dei Fiarè-Gasparro-Razionale – ritenuto dalla sentenza dell’operazione “Rima” di livello pari ai Mancuso di Limbadi quanto ad “autorità mafiosa” nel Vibonese. “Saverio Razionale, pur vivendo a Roma – fa mettere a verbale Raffaele Moscato – ha ancora interessi in Calabria essendo a capo della ‘ndrina di San Gregorio ed opera attraverso zio Melo, detto Ruzzu u Gattu”, ovvero il nipote Gregorio Gasparro. “Saverio Razionale ha raggiunto livelli altissimi – spiega il collaboratore – e mi hanno raccontato che ha anche assegni del Vaticano, nel senso che evidentemente ha un conto anche di banche del Vaticano, lui è a livelli alti. Con Battaglia e Fiorillo si parlava del fatto che lui era entrato nella massoneria a Roma e che era un falso amico: io ho incontrato Razionale diverse volte a Roma dove aveva una piccola impresa edilizia. Con lui ho festeggiato il mio compleanno nel 2009, eravamo a cena tutti assieme e a mezzanotte del 20 luglio del 2009 mi hanno organizzato lui, Michele Fiorillo, Rosario Battaglia e gli altri presenti, una sorpresa con la torta e champagne. Poi abbiamo continuato a festeggiare, tutti assieme, anche con Saverio Razionale a Campo dei Fiori a Roma, in un pub dove si balla”. Raffaele Moscato ricorda quindi che i Piscopisani erano arrivati a Roma con un’auto blu, “quelle a noleggio, in quanto con noi c’era anche Salvatore Giamborino che è titolare dell’attività di noleggio. Questo Giamborino è originario di Piscopio ed è vicino a noi, anche se non so se commetta reati”. E’ bene sottolineare che Saverio Razionale e Salvatore Giamborino non risultano coinvolti nell’operazione “Rimpiazzo”. [Continua in basso]
I legami storici di Saverio Razionale con i Piscopisani risalgono invece agli anni ’90, tanto che lo stesso boss di San Gregorio d’Ippona quando ha subito un tentato omicidio a Briatico in un suo cantiere il 25 settembre 1995 si trovava in compagnia di Giuseppe Fiorillo di Piscopio, padre di Michele Fiorillo, alias “Zarrillo”, quest’ultimo ritenuto il “contabile” del nuovo locale di ‘ndrangheta di Piscopio. Il tentato omicidio di Saverio Razionale, secondo le risultanze investigative dell’operazione “Dinasty” sarebbe stata opera del boss Giuseppe Mancuso di Limbadi (cl.’49), alias “Peppe ‘Mbroghija”, all’epoca latitante il quale avrebbe incaricato del fatto di sangue Roberto Soriano di Filandari, poi a sua volta scomparso per lupara bianca. Da tenere inoltre presente che, secondo quanto emerge dagli atti dell’operazione “Rimpiazzo”, i cugini Michele e Rosario Fiorillo prima di arrivare ai vertici del nuovo locale di ‘ndrangheta di Piscopio, si sarebbero cresciuti dal punto di vista criminale – stando alle rivelazioni di Moscato – proprio a San Gregorio d’Ippona, venendo ospitati da “Zio Melo, alias Ruzzu u Gattu”, cioè da Gasparro, nipote di Saverio Razionale. LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: il clan Lo Bianco e le mazzette al mercato di Vibo
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