‘Ndrangheta: il clan dei Piscopisani e la “talpa” nelle forze dell’ordine
Il pentito Moscato racconta i contatti per prevenire arresti e perquisizioni in cambio di informazioni tese a colpire cosche avversarie per fare carriera
Poteva contare su complicità insospettabili il clan dei Piscopisani. Una consorteria capace di tessere rapporti e di venire a contatto anche con rappresentanti delle forze dell’ordine. Non solo con un finanziere al quale sarebbe stata passata cocaina per uso personale per poi farlo partecipare ai festini a luci rosse, organizzati fra Vibo Marina e Bivona, ma anche con un carabiniere. Il patrimonio conoscitivo messo a disposizione degli inquirenti da Raffaele Moscato (killer dei Piscopisani ed al vertice della consorteria) è ampio e abbraccia un arco temporale di vent’anni. Ad un mese dall’omicidio del boss di Stefanaconi, Fortunato Patania, ucciso nella sua stazione di carburanti nella valle del Mesima nel settembre 2011 (in risposta all’omicidio dell’agricoltore di Piscopio Michele Mario Fiorillo, parente di Rosario e Nazzareno Fiorillo), c’era chi aveva già informato il clan dei Piscopisani delle indagini in corso. Un carabiniere in servizio all’epoca a Vibo che, ad avviso di Raffaele Moscato, aveva informato Giovanni Battaglia come “per l’omicidio di Fortunato Patania”, fossero indagati “lo stesso Moscato, Francesco Scrugli e Davide Fortuna. Tale informazione – svela il collaboratore di giustizia – venne data dal carabiniere a Giovanni Battaglia il quale la riferì a Francesco Scrugli che poi rese partecipi della notizia me e Rosario Battaglia mentre ci trovavamo alla Festa della Madonna del Rosario a Bagheria, vicino Palermo. Fu Scrugli in tale occasione che mi riferì che il carabiniere di Vibo aveva dato questa informazione. Scrugli non fece alcun riferimento specifico al nominativo o alle caratteristiche somatiche di tale carabiniere, ma poiché sapevo dell’unico carabiniere che aveva rapporti con Giovanni Battaglia, sono stato sicuro della fonte”.
Il pentito ricorda quindi di aver incontrato in un’occasione il carabiniere in una paninoteca di Vibo Valentia. “Io ero in compagnia di Rosario Battaglia il quale offrì a questo carabiniere la cena che stava consumando con la moglie ed un bambino. Il carabiniere – svela Moscato – rivolgendosi a me affermava che sarei stato il primo ad essere tratto in arresto con riguardo ad un’operazione antidroga che riguardava la zona di Vibo Marina, Pizzo e Longobardi. Tale operazione ci fu, ma io non fui attinto da misura. Essa avvenne circa dopo un mese e mezzo che fui tratto in arresto nell’aprile 2012. L’incontro alla paninoteca avvenne nel novembre 2011. Rosario Battaglia mi disse che questo carabiniere lo informava anche delle perquisizioni da eseguire. Il carabiniere chiedeva comunque a noi di fornirgli informazioni sulla disponibilità di armi e droga di cosche avversarie per fare carriera, ma non gliene abbiamo mai fornite. Sempre tale carabiniere ha riferito a Giovanni Battaglia, il quale lo ha raccontato a Rosario Battaglia, che il tentato omicidio di Rosario Battaglia era stato eseguito da persone a bordo di un T Max vecchio modello e lo informava inoltre che vi erano delle microspie all’aperto piazzate nel paese di Piscopio oltre che altre telecamere”. Particolari inquietanti che si aggiungono al fatto che anche il clan dei Piscopisani aveva posizionato delle proprie telecamere abusive e private in alcuni punti del paese per meglio controllare entrate ed uscite sospette da Piscopio. In foto: Francesco Scrugli, Raffaele Moscato e Rosario Battaglia LEGGI ANCHE: Festini a luci rosse e cocaina a Vibo nel racconto del pentito Moscato
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