Truffa sui contributi agricoli, a giudizio la moglie del boss Mancuso
Accolta la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Vibo Valentia. Ecco tutte le accuse
Truffa aggravata ai danni dell’Arcea e della Regione Calabria. Questa l’accusa il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Francesca Del Vecchio, ha rinviato a giudizio Maria Cicerone, 72 anni, di Nicotera, moglie del boss della ‘ndrangheta Antonio Mancuso, in accoglimento di una richiesta avanzata dalla Procura.
Secondo l’accusa, Maria Cicerone – nella qualità di titolare dell’omonima ditta con sede a Nicotera – con artifici e raggiri consistiti nell’allegare alle domande inoltrate all’Arcea ed alla Regione Calabria, avrebbe percepito dei contributi regionali di sostegno all’agricoltura senza averne diritto ma tramite dei contratti fittizi di locazione. Le firme sui contratti di locazione risulterebbero infatti false ed avrebbero indotto in errore l’ente erogatore dei contributi, procurandosi così un ingiusto profitto. Per la campagna del 2014 Maria Cicerone è accusata di aver incassato un contributo non dovuto pari a 8.863,53 euro; nel 2015 euro 3.328,27 euro, nel 2016 un contributo non dovuto pari a 4.197,16 euro; nel 2017 un contributo pari a 4.212,00 euro. Maria Cicerone è difesa dall’avvocato Giuseppe Di Renzo.
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