Vibo, consiglio comunale aperto dopo la sparatoria: «Ferma la nostra condanna»
Tanti i sindaci con fascia tricolore presenti all'assemblea, oltre a rappresentanti istituzionali del territorio e vertici delle forze di polizia. Il procuratore Falvo: «Chi denuncia non sarà lasciato solo»
È da poco iniziato a Vibo Valentia il Consiglio comunale aperto, convocato dopo la sparatoria avvenuta in pieno centro nella notte tra sabato 16 e domenica 17. Il Consiglio, fortemente voluto dal sindaco Maria Limardo, si sta tenendo all’interno del Valentianum, in piazza San Leoluca. Presenti molti primi cittadini del Vibonese, tutti con la fascia tricolore, e poi rappresentanti istituzionali del territorio: ordini professionali, dirigenti scolastici, Confindustria, sindacati, dirigenti scolastici e l’associazione antimafia Libera. In aula sono giunti anche il sottosegretaria per il Sud e la Coesione territoriale Dalila Nesci, il procuratore di Vibo Camillo Falvo nonché i vertici delle forze di polizia: il questore Raffaele Gargiulo, il comandante provinciale dei carabinieri Bruno Capace e il comandante provinciale della Guardia di finanza Massimo Ghibaudo. [Continua in basso]
«Dopo i gravissimi fatti accaduti abbiamo chiesto la convocazione di questo consiglio comunale aperto perché possa essere forte, determinata e ferma la condanna per un vile gesto che ha coinvolto dei ragazzi molto giovani», ha detto il sindaco Limardo in apertura dell’assemblea.
Il Consiglio, così come annunciato, sarà anche occasione per discutere sulle politiche di sensibilizzazione contro la violenza.
Intervenuto anche il procuratore Falvo, che ancora una volta ha voluto sottolineare: «Lo Stato a Vibo valentia è presente e occorre denunciare. Chi denuncia non sarà lasciato solo. Questa è’ una occasione storica e occorre capire che gli attuali vertici delle forze dell’ordine prima o poi andranno via, ed anche io andrò via. E, ahimè, anche il procuratore Gratteri andrà via, ma Vibo Valentia resta, per cui occorre costruire oggi, anche con la denuncia, quella che sarà la Vibo del domani».