mercoledì,Novembre 27 2024

Insediato il Tribunale ecclesiastico per la causa di beatificazione di Natuzza

In migliaia a Paravati per seguire l’evento che coinvolge tutta la Chiesa. Il vescovo ha dichiarato formalmente aperto il processo

Insediato il Tribunale ecclesiastico per la causa di beatificazione di Natuzza

Il momento tanto atteso è arrivato. L’apertura della causa di beatificazione di Natuzza Evolo e la conseguente prima seduta pubblica del Tribunale ecclesiastico, chiamato a trattare l’argomento, è ormai cosa fatta. La celebrazione, inizialmente prevista nella basilica cattedrale di Mileto, per motivi di sicurezza e al fine di consentire a tutti di assistere alle operazioni, si è svolta su disposizione del vescovo Luigi Renzo nella Villa della Gioia di Paravati. Il tutto alla presenza di migliaia di pellegrini provenienti da ogni dove, di decine di vescovi, di centinaia di sacerdoti, di un gran numero di autorità – tra cui il governatore della Calabria Mario Oliverio – e delle maggiori Tv e testate giornalistiche nazionali e locali. Due le emittenti che hanno seguito in diretta l’evento: La C Tv e Tele Padre Pio. Presente in streaming, anche Il Vibonese.

Numeri impressionanti, nonostante il cielo plumbeo e una leggera pioggerellina. A dimostrazione dell’enorme interesse che ovunque suscita la figura della mistica di Paravati, morta nel giorno di Ognissanti del 2009. La cerimonia è iniziata alle ore 17 con la santa messa celebrata dal vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea sul sagrato della Grande chiesa, allietata dal coro polifonico diocesano con tanto di servizio per non udenti. Nella sua omelia, monsignor Luigi Renzo, dopo aver ringraziato tutti i figli di Natuzza, viventi e non, i nipoti e i familiari diretti “per la testimonianza di silenziosa pazienza e di intimo riserbo finora dimostrato per tutto l’insieme”, ha poi voluto esprimere gratitudine al Signore “per il dono che ci ha fatto di Mamma Natuzza” e alla stessa mistica. In questo caso, non solo “per la sua testimonianza di fede”, ma anche “per la cura e la premura che mi ha riservato soprattutto in questi ultimi mesi. Vi assicuro – ha spiegato entrando nel dettaglio delle sue affermazioni – che oggi non sarei stato qui e non avremmo potuto aprire la causa senza il suo concreto ed avvertito aiuto. Stava per saltare tutto per alcune complicazioni che si erano frapposte a causa dell’intervento chirurgico che nei giorni scorsi ho dovuto sostenere a Bologna. Mi son visto quasi perduto quando alla fine di febbraio da Bologna mi chiesero nuovi esami clinici che comportavano tempi lunghi. Il tempo stringeva e non sapevo come fare. Ho chiesto a lei di aiutarmi a risolvere il problema, se non voleva che saltasse tutto. Devo riconoscere – ha aggiunto, interrotto dagli applausi  – che non si è fatta pregare perché ho trovato tutte le porte aperte e la massima collaborazione. In una settimana ho fatto tutti gli esami grazie alla disponibilità dei medici di Vibo e di Catanzaro, a cui mi sono rivolto anche tramite amici. Ed eccomi qui, grazie al Signore ed a Mamma Natuzza”. Il presule miletese si è, quindi, soffermato sulla straordinarietà del momento, “che coinvolge tutta la Chiesa in quanto la santità è prerogativa della Chiesa e non è mai un fatto privato. E noi siamo qui come Chiesa una, santa, cattolica e apostolica a rendere onore a Natuzza”. Lo stesso ha poi spiegato di aver avviato “con tutti i buoni auspici il processo e, conclusa la fase diocesana si passerà alla fase romana. Solo allora, quando arriverà il decreto del Papa di riconoscimento delle sue virtù eroiche – ha chiarito monsignor Renzo – potremo parlare della venerabilità della nostra mistica. Prima non è consentito alcun segno di pubblica venerabilità. Il farlo potrebbe essere rischioso per l’esito stesso della causa. Oggi quindi non dichiariamo Natuzza beata, ma poniamo i primi passi verso il traguardo”. [Continua dopo la publbicità]

Nel suo intervento, il vescovo si è a questo punto soffermato sullo “stile di distacco e di umile abbandono nelle mani del Signore” con cui è vissuta l’umile donna calabrese. Lei – ha rimarcato – ha lasciato la sua testimonianza di donna, di mamma e di cristiana innamorata di Gesù, al punto da sacrificare tutto a questo scopo. La sua vita è stata una lettera scritta nella sofferenza e nell’amore obbediente al Signore dentro la Chiesa”. Infine, due punti di domanda: “Quali sono gli insegnamenti scritti non con la penna, ma con la sua vita che lei ci ha lasciato? Quali le virtù che l’hanno caratterizzata fino all’eroismo? E’ quello – ha concluso monsignor Renzo – che dovrà essere evidenziato attraverso il processo che stasera formalmente dichiaro aperto. Sarà cura responsabile dei membri del Tribunale, che fra poco faranno pubblico giuramento di fedeltà, provvedere ascoltando con pazienza i testimoni individuati, alla luce di un articolato questionario di domande, che il postulatore sta definendo. La collaborazione leale sarà preziosa e fondamentale per arrivare a buon fine”. Al termine della messa il figlio Antonio, “il monello” di casa Natuzza, ha voluto ringraziare pubblicamente il vescovo miletese “per tutto quello che sta facendo per la mamma”. Subito dopo si è insediato il Tribunale ecclesiastico chiamato a curare la prima fase del processo, composto dal postulatore don Enzo Gabrieli, dal giudice delegato don Francesco Vardè, dal notaio don Francesco Sicari, dal notaio aggiunto Francesco Reda e dal promotore di giustizia monsignor Saverio Di Bella. Giudice di diritto, lo stesso monsignor Luigi Renzo. Ad accogliere il Tribunale, alcuni palloncini a forma di corona del Rosario lanciati in cielo dai ragazzi del locale oratorio parrocchiale “Mamma Natuzza”.

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