Omicidio Franzoni a Portosalvo, assolto in appello Nazzareno Mantella
Non regge dinanzi ai giudici di secondo grado l’accusa della Dda di Catanzaro e dei carabinieri per il fratello del collaboratore di giustizia Andrea Mantella. In primo grado era stato invece condannato
Assolto per non aver commesso il fatto. Questa la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro (Cosentino presidente, giudice a latere Mellace) nei confronti dell’imputato Nazzareno Mantella, 38 anni, di Vibo Valentia, fratello del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, accusato di aver preso parte all’omicidio (aggravato dalle finalità mafiose) dell’allora 29enne Mario Franzoni, fatto di sangue commesso il 21 agosto del 2002 a Portosalvo mentre la vittima si trovava a bordo della sua Fiat Punto dopo essere rientrato in paese per un periodo di vacanza proveniente da Mariano Comense. In primo grado era stato condannato a 20 anni di reclusione (il pm aveva chiesto l’ergastolo) e dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello il sostituto procuratore Raffaella Sforza aveva chiesto la conferma della prima sentenza. I giudici hanno però accolto le argomentazioni difensive prospettate dagli avvocati Antonio Porcelli e Salvatore Sorbilli mandando assolto l’imputato con formula ampia e ordinando per lo stesso l’immediata scarcerazione. Nazzareno Mantella si trovava detenuto dal 14 luglio del 2017 quando era scattata l’operazione antimafia denominata “Outset”. [Continua in basso]
Secondo l’accusa, Franco Barba e Andrea Mantella sarebbero stati i mandanti del fatto di sangue (oltre ai defunti Francesco Scrugli, ucciso nel 2012, e Carmelo Lo Bianco, alias “Piccinni”, il boss dell’omonimo clan di Vibo morto in carcere), ma la loro posizione è stata separata da quella di Nazzareno Mantella.
Salvatore Mantella (cugino di Andrea e Nazzareno) e Nazzareno Mantella, secondo l’accusa, avrebbero curato la logistica dell’omicidio fornendo le armi e un motorino ai killer. Domenico e Vincenzo Giampà di Lamezia Terme sarebbero stati invece gli esecutori materiali del fatto di sangue con il secondo che avrebbe guidato la moto con a bordo i due. Contestati anche i reati di concorso in detenzione di armi illegali e ricettazione.
Il collaboratore di giustizia Giuseppe Giampà aveva spiegato che l’omicidio era stato ordinato da Andrea Mantella e Francesco Scrugli per conto della cosca Lo Bianco. L’autore materiale dell’omicidio, secondo il pentito, sarebbe stato Domenico Giampà che avrebbe utilizzato una pistola calibro 9 short a nove colpi monofilare. Per portare a termine l’omicidio era stato utilizzato uno scooter guidato da Enzo Giampà, pure lui di Lamezia Terme. Ad avviso di Giuseppe Giampà, il mandato omicidiario di uccidere Mario Franzoni sarebbe pervenuto pure dal defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni”. In cambio dell’omicidio il gruppo criminale di Mantella e Scrugli avrebbe dovuto ammazzare Pasquale Torcasio, detto “Carrà” o “Ciccio bello”, ed anche Francesco Zagami, entrambi ritenuti esponenti del clan Torcasio di Lamezia Terme, cosca avversaria dei Giampà. Tali ultimi omicidi ai danni dei lametini dovevano essere compiuti – secondo Giuseppe Giampà – da Francesco Scrugli e Salvatore Mantella.
Andrea Mantella, a differenza degli altri collaboratori, aveva indicato anche le ragioni dell’omicidio da ricercare nel fatto che Mario Franzoni aveva picchiato e poi puntato la pistola e colpito in faccia i figli di Franco Barba, di nome Bruno ed Enzo. [Continua in basso]
La contropartita di Barba a Mantella e il confronto in aula
Mantella aveva poi precisato che Franco Barba, a fronte dell’incarico di morte, si era impegnato a costruirgli gratuitamente due villette in località “Cervo” di Vibo Valentia, una per lui e l’altra per Francesco Scrugli, villette che effettivamente furono costruite subito dopo l’omicidio. Mantella avrebbe quindi dato incarico a Francesco Scrugli di organizzare l’omicidio, chiedendo a Pasquale Giampà, detto “Mille Lire”, di mandargli “due ragazzi dei suoi a Vibo”.
Nel processo di secondo grado si era proceduto ad un confronto fra il collaboratore di giustizia lametino Domenico Giampà e Vincenzo Giampà che erano rimasti ognuno sulle proprie posizioni. In particolare, Domenico Giampà per l’omicidio di Mario Franzoni aveva accusato Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella, oltre a Francesco Scrugli e Andrea Mantella, mentre Vincenzo Giampà si era autoaccusato di aver aperto il fuoco contro Mario Franzoni chiamando in causa per il delitto Andrea Mantella e Francesco Scrugli, ma scagionando Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella.
Dal canto suo, Andrea Mantella aveva specificato il ruolo del fratello Nazzareno nell’omicidio di Mario Franzoni affermando che non era a conoscenza del fatto di sangue e neppure che l’auto sarebbe stato usata per il delitto. Nel corso del processo di secondo grado erano stati anche acquisiti il verbale di interrogatorio sul fatto di sangue rilasciati dal collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena.
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