Martino Ceravolo nell’aula bunker chiede giustizia per suo figlio Filippo
Spettatore al maxiprocesso rivive la carneficina di nove anni fa. Domani a Soriano messa per il nono anniversario della morte del ragazzo vittima innocente delle mafie. Al termine la presentazione del libro di Maria Maiolo
«Magari un giorno gli assassini di mio figlio li processeranno qui». Alla vigilia del nono anniversario delbarbaro omicidio del suo Filippo, papà Martino varca i metal detector dell’aula bunker di Lamezia Terme.
In corso c’è l’ultima udienza settimanale del maxiprocesso Rinascita Scott. Martino è accompagnato dall’avvocato della sua famiglia amico Michele Gigliotti. Siede in fondo, accanto a due testimoni di giustizia, Rocco Mangiardi e Tiberio Bentivoglio, entrambi sotto scorta ed entrambi presenti al “maxi” non perché parti del processo ma – spiegano – perché «cittadini che vogliono rappresentare quella società civile sana schierata al fianco di chi contrasta con tutte le sue forze crimine organizzato e malaffare che hanno piegato la nostra meravigliosa terra». Martino siede accanto a loro e osserva i monitor, la corte, gli avvocati sparpagliati nel bunker. Osserva e ricorda.
Il 25 ottobre di nove anni fa
Corre il 25 ottobre del 2012 quando Filippo Ceravolo, diciannovenne di Soriano Calabro, con l’auto in panne e la premura di rientrare da casa da Vazzano, dopo aver salutato la sua fidanzata, chiede un passaggio alla persona sbagliata: Domenico Tassone, un giovane orbitante nel clan del boss ergastolano Bruno Emanuele. Tassone quella sera diventa bersaglio di un agguato, ordito dai rivali del gruppo Loielo, decisi a regolare i conti dieci anni dopo la carneficina scatenata dallo stesso Emanuele e dal padrino di Cassano allo Jonio Tonino Forastefano (che poi diverrà pentito di ‘ndrangheta) che trucidarono Vincenzo e Giuseppe Loielo.
L’avvocato: «Siamo fiduciosi»
Il commando, quella sera di nove anni fa, scatenerà una pioggia di piombo. La vittima designata esce illesa, Filippo viene massacrato. Filippo è una vittima innocente della ‘ndrangheta che da allora, dopo una prima
indagine archiviata a carico di due presunti basisti dell’agguato, attende sia ancora sia fatta giustizia. «È un’attesa che la famiglia vive con grande fiducia e rispetto degli inquirenti, nonostante il tempo trascorso – spiega l’avvocato Gigliotti –. Siamo, però, fiduciosi. Siamo confortati dalle notizie che leggiamo sula stampa. Del rigore della Procura di Catanzaro e dalla circostanza che recentemente un giovane gravitante negli ambienti da cui maturò quello scellerato agguato abbia deciso di collaborare con la giustizia». Martino ascolta l’avvocato. Indossa, il papà della giovanissima vittima innocente delle mafie, una maglietta bianca con l’effige del figlio. «La sua presenza qui – continua l’avvocato Gigliotti – è un segnale bellissimo e importante. Vuole essere una sorta di atto di fede verso le istituzioni. In pochi avrebbero resistito senza crollare. Invece Martino ha resistito e continua a dare coraggio non solo alla sua famiglia, a sua moglie Anna e alle sue figlie, ma anche alla magistratura e al resto della società civile».
«Le nostre vite spezzate»
«Le nostre – rammenta Martino Ceravolo – sono vite spezzate». Già, “Vite spezzate”, come il titolo del libro scritto da Maria Maiolo, che racconta non solo la morte di Filippo, ma anche i devastanti contraccolpi che quel tragico agguato ebbe sulla famiglia del ragazzo. «Io aspetto e continuo ad aspettare – dice ancora papà Martino -. Anche se fa male pensare che ciò che resta di mio figlio è in una bara bianca, mentre chi l’ha ucciso continua a vivere la sua vita come se niente fosse. Dovranno prenderli prima o poi e dovranno pagare per quello che hanno fatto». Un dolore immane e sempre vivo, a cui però la famiglia Ceravolo ha saputo dare un senso: l’impegno antimafia, il sostegno alle altre vittime delle mafie, la diffusione di un
messaggio forte di riscatto e resistenza.
Domani mattina dal vescovo
Quando va via, Martino, saluta Rocco Mangiardi e Tiberio Bentivoglio: «Ci vediamo lunedì…». Già, lunedì 25 ottobre 2021, domani. A Soriano una solenne liturgia sarà officiata in memoria di Filippo. Saranno presenti i vertici delle istituzioni territoriali, vittime di mafia alcune delle quali giunte da regioni lontane, una delegazione di Libera e, soprattutto, la comunità sorianese. Al termine della santa messa, che inizierà alle 17.30, la presentazione del libro di Maria Maiolo e dedicato, appunto, alla storia di Filippo e della sua famiglia. «Una copia – chiosa Martino – la consegneremo lunedì mattina al nuovo vescovo della Diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea, Attilio Nostro. Siamo davvero grati della sua attenzione nei nostri confronti. Chiediamo che preghi per noi, affinché ci dia la forza di andare avanti, per Filippo, affinché abbia giustizia, e per gli assassini, affinché si pentano, confessino e paghino davanti innanzitutto alla legge degli uomini per il crimine che hanno commesso. Poi ne risponderanno davanti a Dio».