Vibo, Libera in piazza contro l’omertà: la testimonianza delle vittime di ‘ndrangheta -Video
Dopo la sparatoria in centro di una settimana fa, la città scende nuovamente in piazza al richiamo dell'associazione antimafia. Il monito: «non bisogna girarsi dall’altra parte»
Il monito del procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Camillo Falvo, che d a seguito dell’arresto dell’autore della sparatoria di sabato notte a Vibo si è detto rammaricato per la mancata collaborazione dei cittadini alle indagini, è servito a dare un forte scossone a quella parte di comunità che si è sentita ferita dal grave episodio di sangue. Le telecamere di videosorveglianza hanno immortalato la rissa tra due gruppi di giovani per poi riprendere quel corpo inerme steso a terra per diversi minuti e alcune auto fare lo slalom per schivarlo. Nessuno si è fermato a prestare i soccorsi, ma cosa ancora più grave, denunciata dal procuratore, è che nonostante gli schiamazzi e lo sparo, quel sabato notte, in pieno centro storico, nessuna segnalazione sia giunta alle forze dell’ordine. Un quadro desolante di una città che si ribella a tutto questo. Che non ci sta ad essere additata come omertosa. «Ci sono loro, ma ci siamo soprattutto noi», lo slogan di Libera che ha chiamato a raccolta la parte sana di Vibo. Il sit in ieri sera alle 18.30 in piazza XXIV Maggio.
«Ci sono loro, ma ci siamo soprattutto noi»
«Quanto accaduto sabato scorso – ha detto Giuseppe Borrello. referente provincia di Libera – ci riporta indietro di qualche anno quando questo territorio ha vissuto tempi bui, pagando un prezzo elevatissimo, fatto di silenzi, omertà, paura e voglia di scappare da qui. In quegli anni si è commesso un errore: pensare che quelle cose non ci riguardassero, pensare che tanto si sparavano tra di loro senza renderci conto che le giovani leve di ieri sono diventati i boss di oggi. Un errore che non dobbiamo più commettere, oggi non vogliamo più tornare indietro ma andare avanti in quel percorso di rinascita e di riscatto che è in atto qui».
Il messaggio del procuratore Falvo
Il procuratore di Vibo Valentia, Camillo Falvo, che non è potuto essere presente alla manifestazione ha tuttavia inviato un messaggio, letto da uno studente, per ribadire l’importanza della denuncia: «Importanti iniziative come queste per tenere alta l’attenzione e non abbassare la guardia. Il territorio vibonese è fatto soprattutto di persone perbene che hanno voglia di riscatto e di mettere da parte la paura dimostrando la voglia di vincere quella che è soprattutto una loro battaglia. Lo Stato, la magistratura e le forze dell’ordine continueranno a fare la loro parte con maggiore impegno e determinazione ma la battaglia la può vincere solo la società civile con un cambio di mentalità, facendo terra bruciata intorno a questa gente, mettendo da parte la paura e comprendendo che chi denuncia non è solo e non sarà mai solo, ricordandosi che ogni volta che ci giriamo dall’altra parte perdiamo un pezzo della nostra libertà. Continuerò a fare ogni sforzo per difendere questo messaggio di legalità e speranza, a iniziare dalle scuole».
In piazza dopo la storica marcia del 2019
Una manifestazione per dire no ad ogni forma di violenza e che riprende le mosse dalla storica marcia tenutasi a Vibo del 24 dicembre 2019 quando, cinque giorni dopo l’operazione Rinascita Scott, centinaia di cittadini scesero in strada per manifestare vicinanza e sostegno alle forze dell’ordine. Quegli stessi cittadini che anche ieri sera, seppure in numero minore, sono tornati a manifestare la loro voglia di riscatto per un territorio soffocato dalla criminalità. Una città che non intende fare passi indietro nel difficile e complesso percorso di reale rinascita avviato due anni fa. In prima fila il referente regionale di Libera don Ennio Stamilie, il Sottosegretaria per il Sud Dalila Nesci, i sindaci del vibonese con in testa il primo cittadino di Vibo Maria Limardo, i rappresentanti istituzionali del territorio, le forze dell’ordine, i rappresentanti di varie associazioni, genitori e studenti.
I familiari delle vittime innocenti
Toccanti le testimonianze dei familiari delle vittime innocenti della ‘ndrangheta. Dalla mamma di Francesco Vangeli al fratello di Maria Chindamo, inghiottiti dalla lupara bianca, al papà di Filippo Ceravolo che da 9 anni attende giustizia. In piazza anche Marzia Luccisano la madre di Francesco Prestia Lamberti, il 15enne di Mileto assassinato da un suo coetaneo. Ai giovani ha detto di non voltarsi dall’altra parte. Di denunciare sempre e comunque.