Autobomba di Limbadi, i coniugi Vinci parti civili anche in “Demetra 2”
Per saldare un debito relativo all’acquisto di stupefacenti, due giovani di Soriano avrebbero accettato di fabbricare la radio-bomba costata la vita a Matteo Vinci
Si sono costituiti parti civili anche nel procedimento penale nato dall’operazione denominata “Demetra 2”, i coniugi Francesco Vinci e Sara Scarpulla, genitori di Matteo Vinci, il biologo di Limbadi rimasto ucciso da un’autobomba esplosa a Limbadi il 9 aprile 2018. La costituzione di parte civile – i due coniugi sono assistiti dall’avvocato Giuseppe De Pace – è avvenuta oggi nel corso dell’udienza preliminare dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro Marco Ferrante. Omicidio, tentato omicidio, danneggiamento, porto di esplosivi e tentata estorsione sono infatti le accuse mosse dalla Dda di Catanzaro (pm Andrea Mancuso) nei confronti di due giovani di Soriano Calabro per i quali è già stata avanzata richiesta di rinvio a giudizio. Si tratta di: Filippo De Marco, 41 anni (difeso dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino) e Antonio Criniti, 30 anni (difeso dall’avvocato Pamela Tassone). I due imputati – nei cui confronti è avvenuta oggi la costituzione di parte civile –, secondo l’accusa per sdebitarsi della cessione di sostanze stupefacenti per il costo di settemila euro, avrebbero fabbricato e materialmente posizionato la micidiale bomba che ha fatto saltare in aria l’auto sulla quale il 9 aprile 2018 viaggiavano Matteo Vinci, deceduto, ed il padre Francesco Vinci che è rimasto gravemente ferito. I reati sono tutti aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose. I mandanti della spedizione di morte vengono indicati in Rosaria Mancuso, 66 anni, e nel genero Vito Barbara, 31 anni, i quali si trovano già sotto processo dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro. Criniti e De Marco avrebbero approfittato di un momento in cui Francesco Vinci si trovava in una zona isolata in compagnia solo del figlio Matteo Vinci per portare a termine l’azione criminale culminata con l’esplosione della radio-bomba. [Continua in basso]
Il traffico di sostanze stupefacenti
Associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico è invece l’accusa mossa nei confronti di Pantaleone Mancuso (cl. ’63) e di Alessandro Mancuso, 22 anni. I due Mancuso non hanno legami di parentela diretta con la più famosa famiglia dei Mancuso. Anche nei loro confronti è stata avanzata richiesta di rinvio a giudizio. Zio e nipote, in concorso con Vito Barbara, Antonio Criniti, Filippo De Marco e Domenico Bertucci, 28 anni, di Spadola, sono accusati di essersi associati stabilmente per la coltivazione, trasporto, spaccio e cessione di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana). Quale promotore, direttore ed organizzatore dell’associazione viene indicato Vito Barbara, mentre Antonio Criniti e Filippo De Marco si sarebbero occupati delle modalità di approvvigionamento dello stupefacente. Partecipi all’associazione vengono indicati Pantaleone Mancuso, Alessandro Mancuso e Domenico Bertucci, con Vito Barbara che, con l’intermedizione di Pantaleone Mancuso, avrebbe acquistato per conto di soggetti ancora da identificare circa 10 chili di stupefacente.
Nel maggio 2018, Vito Barbara e Pantaleone Mancuso avrebbero poi acquistato sostanza stupefacente, del tipo marijuana, per un quantitativo pari a circa cinque chili, da Giuseppe Consiglio di Rosarno, 35 anni, e Salvatore Paladino, anche lui di Rosarno che la detenevano per la vendita. Per Consiglio e Paladino si procede separatamente. Da ricordare che il Tribunale del Riesame di Catanzaro – presieduto dal giudice Giuseppe Valea, trasferito da qualche mese per incompatibilità ambientale ed indagato per altri procedimenti dalla Procura di Salerno – nel novembre dello scorso anno (ad eccezione dell’accusa di traffico di stupefacenti) ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare per i due giovani di Soriano Calabro ed anche le aggravanti delle modalità e finalità mafiose nei reati contestati.
Vito Barbara è difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Fabio Costarella, Domenico Bertucci è assistito dagli avvocati Domenico Rosso e Luca Cianferoni, Antonio Criniti dall’avvocato Pamela Tassone, Filippo De Marco dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino, Pantaleone Mancuso dall’avvocato Francesco Schimio, Alessandro Mancuso dall’avvocato Salvatore Campisi.
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