Omicidio Sacko a San Calogero, la Cassazione: «Pontoriero deve restare in carcere»
Per la Suprema Corte sussistono i gravi indizi di colpevolezza ed il fuoco contro il migrante del Mali è stato aperto per uccidere
Sono state depositate dalla prima sezione penale della Cassazione, le motivazioni con le quali il 31 gennaio scorso è stato dichiarato inammissibile il ricorso di Antonio Pontoriero, 44 anni, di San Calogero, che resta dunque in carcere per l’omicidio di Soumaila Sacko, ucciso il 2 giugno 2018. La Suprema Corte conferma così la decisione del Tribunale del Riesame del 28 giugno scorso nei confronti di Antonio Pontoriero, accusato di aver ucciso a fucilate il migrante del Mali che si trovava nei pressi dell’ex fornace “La Tranquilla” di San Calogero. Secondo il Tribunale del Riesame ed orta anche la Cassazione, Pontoriero è stato attendibilmente indicato come esecutore materiale da uno degli accompagnatori della vittima, Drame Madhieri, il quale – escusso nell’immediatezza a sommarie informazioni -, premesso di essersi recato nella fabbrica in compagnia di due cittadini extracomunitari Sacko Soumaila e di Madou Foune Fofana, per prelevare alcune lamiere destinate ad essere utilizzate nella tendopoli di San Ferdinando, aveva riferito di avere visto un uomo che aveva sparato più colpi da un’altura, a circa settanta o ottanta metri di distanza. Uno dei colpi aveva raggiunto alla testa Soumaila Sacko, uccidendolo, per poi allontanarsi alla guida di un’autovettura Fiat Panda di colore bianco. Drame Madhieri ha aggiunto di essersi dato alla fuga e di avere trovato riparo in un casolare dove aveva incontrato Seydi Moutarou e, successivamente, lo stesso individuo che poco prima aveva visto sparare. Ha infine chiarito di essere stato in grado di riconoscere, senza incertezze, il killer perché era arrivato nel casolare alla guida della stessa autovettura, una Fiat Panda di colore bianco, avvistata accanto all’uomo che sparava ed era vestito con gli stessi abiti (pantaloni grigi e maglietta nera). Drame ha anche riconosciuto in fotografia Antonio Pontoriero come l’uomo incontrato nei pressi del casolare. La ricostruzione fornita dal testimone oculare, secondo i giudici, ha trovato riscontri significativi. Per la Cassazione, in tema di misure cautelari personali, il controllo di legittimità non può intervenire nella ricostruzione dei fatti, nè sostituire l’apprezzamento del giudice di merito circa l’attendibilità delle fonti e la rilevanza dei dati probatori. Inoltre, secondo la Suprema Corte è da ritenersi corretto il ragionamento del Tribunale del Riesame di Catanzaro laddove ha escluso le lamentate contraddizioni tra le dichiarazioni rese da Drame Madhieri e quelle rese da Seydi Moutarou. E’ stato inoltre precisato che, in relazione al particolare stato dei luoghi, era ben possibile che Drame avesse visto dapprima lo sparatore allontanarsi con la Fiat Panda per poi incontrarlo nel casolare ove si trovava Seydi Moutarou. Per i giudici, inoltre, le dichiarazioni di Drame Madhieri hanno trovato riscontri “in diverse risultanze investigative quali le dichiarazioni dei parenti del Pontoriero, le videoriprese sui passaggi dell’autovettura Fiat Panda in andata e ritorno dal luogo del delitto, l’utilizzo di lamiere e mattoni depositati nella fabbrica da parte di appartenenti alla famiglia Pontoriero”. Quanto alla causale del delitto, la Cassazione spiega che il movente è stato correttamente individuato dal Riesame “sulla base delle emergenze investigative acquisite, idonee ad attestare un prolungato interessamento di tipo economico tra la famiglia del Pontoriero ed il materiale custodito nella fabbrica abbandonata che la vittima era intenta a prelevare al momento dell’esplosione dei colpi di arma da fuoco”. La ripetizione dei colpi “anche dopo che la vittima era già stata colpita”, per i giudici è inoltre significativa della “volontà omicidiaria” da parte di Antonio Pontoriero il cui ricorso è stato pertanto dichiarato inammissibile sussistendo i “gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di omicidio volontario”. Il barbaro omicidio di Soumaila Sacko – padre di una bambina di cinque anni – ha suscitato un’ondata di indignazione in tutta Italia, dalle più alte cariche politiche ai cittadini comuni. Dopo un viaggio di oltre undicimila chilometri, Soumayla Sacko – che si era recato in bicicletta da San Ferdinando nell’area dell’ex Fornace di San Calogero per prelevare delle vecchie lamiere – è stato sepolto nel cimitero di Sambacanou, un villaggio del Mali dal quale proveniva. A Rosarno e San Ferdinando, il ragazzo quale attivista del sindacato Usb, era sempre in prima fila nel difendere i diritti dei lavoratori. LEGGI ANCHE: Omicidio di Soumaila Sacko a San Calogero, Antonio Pontoriero resta in carcere
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