mercoledì,Novembre 27 2024

Suicidio in carcere del vibonese Rosario Mantino, aperta un’inchiesta

La Procura di Messina sequestra la salma e dispone l’autopsia per chiarire ogni aspetto del decesso. Il detenuto era stato condannato in primo grado per tentata estorsione ed in altro processo era stato chiesto l’ergastolo

Suicidio in carcere del vibonese Rosario Mantino, aperta un’inchiesta

E’ stata portata all’ospedale di Messina la salma di Rosario Primo Mantino, 43 anni, di Vibo Marina, che ieri sera si è tolto la vita impiccandosi nella cella del carcere della città dello Stretto dove si trovava detenuto. La Procura di Messina, al fine di vederci chiaro sul suicidio e per stabilire con esattezza ora e modalità del decesso, ha disposto il sequestro della salma  e l’esame autoptico. A tal fine ha affidato l’autopsia ad un medico legale proveniente da Roma che inizierà ogni esame nella giornata di lunedì. Accanto alla Procura di Messina, si stanno intanto muovendo anche i familiari del detenuto che con l’avvocato Sergio Rotundo hanno segnalato il caso a più livelli nel tentativo di fare luce su un decesso a loro avviso in parte annunciato (nel carcere di Caltanissetta aveva tentato di tagliarsi la gola). Nei mesi scorsi, infatti, non sarebbero mancati tentativi da parte di Rosario Primo Mantino di farla finita in carcere. La perizia psichiatrica, chiesta dalla difesa e disposta nel luglio scorso dal gip distrettuale di Catanzaro nell’ambito del processo in abbreviato nato dall’operazione antimafia “Outset”, aveva tuttavia concluso con la capacità di Mantino di partecipare scientemente al processo. Nessun disturbo menatle, quindi, per il perito che non aveva riscontrato crisi depressive o sintomi che potessero preannunciare un suicidio come invece avvenuto ieri sera. Sarà l’inchiesta della Procura ad accertare eventuali errori di valutazione del caso. Nei confronti di Rosario Primo Mantino, l’accusa aveva avanzato nel processo “Outset” la condanna alla pena dell’ergastolo contestandogli di aver ucciso Giuseppe Pugliese Carchedi e ferito Francesco Macrì, entrambi di Vibo Valentia, il 17 agosto 2006 in concorso con Davide Fortuna, quest’ultimo a sua volta freddato in spiaggia nel luglio del 2012 a Vibo Marina nell’ambito della guerra di mafia contro il clan Patania di Stefanaconi. Il fatto di sangue era avvenuto lungo la strada provinciale che collega Pizzo Calabro a Vibo Marina, con la vittima – Giuseppe Pugliese Carchedi – inseguita da un’altra auto. Per tale omicidio è indagato anche Rosario Fiorillo, 29 anni, alias “Pulcino”, di Piscopio, la cui posizione è stata però stralciata in quanto all’epoca dell’omicidio di Giuseppe Pugliese Carchedi e del ferimento di Francesco Macrì era minorenne. Rosario Primo Mantino era stato condannato anche in primo grado (4 anni e due mesi la pena) per una tentata estorsione e delle lesioni – reati aggravati dalle modalità mafiose – ai danni di alcuni pescatori di Vibo Marina.    LEGGI ANCHE: Operazione “Outset”: tutti i particolari inediti ed i retroscena dell’omicidio di Pugliese Carchedi

Suicidio in carcere, a Messina si toglie la vita il vibonese Rosario Primo Mantino

 

 

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