Anniversario morte di Natuzza, pioggia e diatribe tengono i fedeli lontani da Paravati – Video
Poche centinaia di presenti, in un’atmosfera surreale, alla celebrazione eucaristica un tempo capace di richiamare grandi folle. Il vescovo Renzo lancia messaggi nella sua omelia: «Il bene comune prevalga sugli interessi personali»
Si è svolta in un’atmosfera surreale, strana, la cerimonia eucaristica celebrata poche ore fa dal vescovo Luigi Renzo nella Villa della Gioia di Paravati, in occasione dell’anniversario della morte di Natuzza Evolo, avvenuta nel giorno di Ognissanti del 2009. Nell’aria, per tutta la durata della sacra funzione hanno aleggiato le tensioni in essere per le riforme dello statuto della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, richieste inutilmente da oltre un anno dal presule della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Divergenze e contraddizioni emerse in tutta la loro evidenza quest’oggi, quando le avverse condizioni metereologiche, stante l’impossibilità di celebrare messa nella chiesa ancora in attesa di consacrazione, hanno fatto sì che la sacra funzione si svolgesse sotto il porticato dell’edificio. Uno spazio ristretto in confronto alla spianata sottostante, che è bastato a stento a contenere i fedeli presenti, giunti quest’anno in numero minore rispetto al passato, forse a causa del maltempo. «Sulla sua tomba Natuzza – ha affermato monsignor Renzo, nel corso di un’omelia in cui più volte è sembrato si toccasse il tema – ha voluto che si scrivesse: “Non cercate me. Alzate lo sguardo verso Gesù e la Madonna. Io sono con voi e prego“. In lei vogliamo vedere, pertanto, come un segnale stradale che ci indica la via da seguire per non sbagliare traguardo. Questo ci consentirà di unirci a lei per glorificare per l’eternità il Signore Gesù e per sentirci tutti un’unica grande famiglia, perché tale è, e deve essere la Chiesa». Riferendosi alla santità da attuare nei vari ruoli, il presule ha poi sottolineato come anche chi ha autorità la deve perseguire «lottando a favore del bene comune e rinunciando ai suoi interessi personali. La santità – ha aggiunto – è il volto autentico e vero della Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica. Ignorare anche una sola di queste caratteristiche ci fa tradire la comunione con essa. Senza comunione e reciproco rispetto anche dei ruoli non c’è Chiesa. Quando nelle nostre cose, nel nostro modo di fare e di vivere le relazioni con Dio e col prossimo facciamo prevalere l’individualismo, “l’io la penso così”, in quel momento ci allontaniamo dal volere di Dio e dalla strada dei santi». (L’articolo prosegue sotto la pubblicità)
E ancora: «Nel pensare ai santi – ha proseguito monsignor Renzo – forse ci vengono in mente i miracoli, il sensazionale. Non è questa la santità: può essere anche questo, ma non è solo questo, anzi questo può anche mancare. Mamma Natuzza è santa non per i fenomeni sensazionali che ha avuto in dono dal Signore, ma per la fede con cui è vissuta nella semplicità, nell’amore verso tutti, a servizio e in obbedienza alla Chiesa». Rifacendosi al brano delle beatitudini e citando un’omelia in cui San Giovanni Crisostomo chiede ai pastori delle anime di non lasciarsi impressionare e di accettare serenamente le maldicenze e le incomprensioni provocate dal ministero pastorale, il vescovo ha infine posto l’accento su ciò che il santo fa ripetere a Gesù: «Se non sarete pronti alle prove, invano vi ho scelti. Se, infatti, per timore dei maltrattamenti non mostrerete tutto quell’ardimento che vi si addice, subirete cose peggiori e sarete a tutti oggetto di scherno. Se cadrete voi, trascinerete anche gli altri alla rovina… Quanto più importanti sono gli incarichi che vi sono stati affidati, tanto maggiore impegno vi occorre. Oggi, tra l’altro – ha concluso il presule – è anche più facile e subdolo diventare oggetto di diffamazione e di calunnia, per esempio, con i social. Vivere fino in fondo la fede cristiana costa sacrificio e Natuzza ce ne dà la prova». Alla celebrazione eucaristica erano presenti i figli di Natuzza, diverse autorità territoriali e lo stesso presidente della Fondazione Pasquale Anastasi. Quest’ultimo si sta prodigando per cercare di abbattere le resistenze interne e per giungere ad un accordo con la diocesi. La giornata di oggi, se mai ce ne fosse bisogno, funge da monito: «Bisogna fare presto, prima che sia troppo tardi».
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