Fallimenti e frode al fisco, arresti anche nel Vibonese e sequestro per 40 milioni
Sono 29 le misure cautelari. Operazione della Guardia di finanza di Firenze contro una presunta associazione criminale
Da questa mattina, la Guardia di finanza di Firenze sta procedendo, con la collaborazione di altri reparti del Corpo, nelle province di Firenze, Arezzo, Prato, Grosseto, Rovigo e Vibo Valentia, all’arresto di 29 persone, ritenute, a vario titolo, coinvolte in un’associazione criminale dedita alla commissione di reati fallimentari e tributari. Sequestrato un ingente patrimonio per oltre 40 milioni di euro. I dettagli dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 10.30 al Palazzo di giustizia di Firenze, presenti il procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo, e il comandante regionale della Guardia di finanza della Toscana Bruno Bartoloni.
I destinatari delle misure sono 24 imprenditori di origine cinese, finiti ai domiciliari, e cinque professionisti di uno studio associato con sede a Sesto Fiorentino, centro alle porte di Firenze, che forniva consulenze alle imprese coinvolte nell’inchiesta, raggiunti dalla misura della custodia cautelare in carcere. Un’altra persona è stato sottoposta ad obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli imprenditori arrestati sono considerati dagli investigatori i titolari di fatto di oltre 80 aziende operanti nel settore della produzioni di articoli di pelletteria che, attraverso il cosiddetto meccanismo ‘apri e chiudi’, si sottraevano sistematicamente al pagamento delle imposte. [Continua in basso]
Indagati anche numerosi cittadini cinesi, che avrebbero svolto il ruolo di prestanome in qualità di legali rappresentanti della aziende. Perquisizioni sono in corso in una sessantina di siti produttivi cinesi del distretto economico fiorentino e pratese. Sempre nell’ambito delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dal pm Fabio Di Vizio, la Procura di Firenze ha proposto istanza di fallimento per 19 imprese, di cui 16 sono già state dichiarate fallite per i rilevanti debiti erariali accumulati negli anni, quantificati in oltre dieci milioni di euro. Ad avviso della Guardia di finanza, le ditte individuali finite al centro dell’inchiesta, gestite di fatto dagli imprenditori finiti ai domiciliari, adempivano formalmente agli obblighi dichiarativi sia fiscali che contributivi, ma maturavano consistenti debiti verso l’erario che poi non saldavano e avevano un ciclo di vita molto breve, in media tre anni, in modo da eludere il sistema dei controlli.
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