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Ordinazione di monsignor Massara, ecco il tratto distintivo del nuovo arcivescovo di Camerino

Nel suo saluto al termine del rito di consacrazione, l’ex parroco di Limbadi rivolge sentimenti di gratitudine a quanti lo hanno accompagnato nel suo cammino apostolico

Ordinazione di monsignor Massara, ecco il tratto distintivo del nuovo arcivescovo di Camerino
Sarà sicuramente il “Grazie” il segno distintivo di monsignor Francesco Massara, prossimo ad insediarsi sulla cattedra dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche. Una caratteristica propria del 53enne sacerdote di Drapia, emersa nelle fasi di preparazione alla sua investitura e nelle dichiarazioni rilasciate giorni fa in esclusiva a Il Vibonese, ancor di più nel suo intervento di saluto al termine del rito di consacrazione svoltosi nella basilica-cattedrale di Mileto. Davanti allo stuolo di fedeli, alle massime autorità civili e politiche e militari di Calabria e Marche, a due cardinali e ad oltre 20 vescovi, monsignor Massara ha utilizzato, «con essenzialità assoluta», questo sostantivo per ben 16 volte, indice dell’umiltà e della semplicità che lo contraddistingue. Il primo «commosso e forte» “grazie” è stato espresso nei confronti del Signore, «a colui che mi ha reso forte e che mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me», il secondo a Papa Francesco «per la fiducia posta nella mia povera persona», il terzo all’attuale vescovo della diocesi Mileto-Nicotera-Tropea Luigi Renzo, in questo caso «per la fiducia, la benevolenza e la preghiera consacratoria di oggi, attraverso la quale in modo del tutto speciale sono stato inserito nella continuità della successione apostolica». Il nuovo arcivescovo marchigiano non ha poi mancato di esprimere il suo «commosso e sincero» “grazie” al predecessore di monsignor Renzo, a quel monsignor Domenico Cortese «di venerata memoria a cui va tutta la mia riconoscenza e il mio affetto. Grazie anche ai confratelli vescovi – ha aggiunto visibilmente commosso – per avermi fatto sentire la presenza della Chiesa col vostro abbraccio, al cardinale Manichelli per la vicinanza e l’affetto fraterno, al cardinale Mamberti per avermi accompagnato con affetto paterno nei miei anni di servizio alla chiesa di Roma, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose per i molteplici segni di amicizia e di stima, soprattutto ai monasteri di clausura della mia futura diocesi per le preghiere rivolte al Signore per me, alle autorità civili e militari presenti, in modo speciale al commissario prefettizio di Mileto Raimondo per aver curato con dedizione la parte logistica di questo evento, alle autorità venute a rappresentare la mia nuova terra, le Marche, con cui voglio collaborare nel rispetto delle competenze di ciascuno per il bene del nostro popolo». (L’articolo prosegue sotto la pubblicità)
 

Gli altri sentimenti di gratitudine sono stati, infine, espressi alla propria famiglia, «per avermi educato alla fede, ed insegnato l’arte del lavoro ed il senso del sacrificio», ai parenti e ai tanti amici «che con la loro presenza hanno voluto dimostrarmi il loro grande affetto», alla parrocchia di origine di Drapia, «per avermi fatto nascere alla fede», alla prima parrocchia di Vazzano, «per avermi permesso di muovere i primi passi di padre e pastore», alla comunità di Limbadi «tanto amata, che mi ha accolto in questo ultimo anno e che mi ha accompagnato con grande affetto e amicizia fraterna», a coloro «che con il loro impegno, i loro sacrifici e le loro fatiche hanno preparato questo momento solenne», al suo predecessore monsignor Brugnaro «per avermi accolto e consegnato, la mia nuova sposa, la Chiesa che è in Camerino-San Severino Marche e che ha sofferto per la piaga del terremoto, ma che si è aggrappata alla fede e alla Speranza che nasce del Vangelo». Il prossimo 21 ottobre monsignor Massara prenderà ufficialmente possesso della sua cattedra marchigiana. Da quel momento i fedeli di Camerino e di San Severino Marche potranno apprezzare le doti del loro nuovo arcivescovo. Il suo sarà sicuramente un apostolato all’insegna dell’essere prima di tutto un sacerdote, il don Franco di sempre, il pastore del “grazie”. Da rivolgere in ogni circostanza… quale segno di forza e non di debolezza.  

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