Rinascita Scott: Bartolomeo Arena e gli scontri dei nipoti di Accorinti con i vibonesi ed i Fiarè
I fratelli Barbieri di Cessaniti pestati dallo zio, la lite con il figlio del boss di San Gregorio d’Ippona ed i traffici di droga gestiti dal broker Vincenzo Barbieri e dai suoi sodali
Pestaggi, liti e scontri fra i clan di Vibo, Zungri e San Gregorio d’Ippona. Animi accesi e tentativi di pacificazione svelati in settimana dal collaboratore di giustizia, Bartolomeo Arena, deponendo nel maxiprocesso Rinascita Scott. “Domenico Camillò, Luigi Federici e Michele Camillò avevano avuto a Vibo una discussione con Michelangelo Barbieri e Giuseppe Barbieri di Pannaconi ed erano arrivati alle mani. Michele Camillò – ha raccontato il collaboratore – voleva spararli subito, la sera stessa della lite, ma io dissi di aspettare l’indomani. Stabilimmo che bisognava subito fare un’azione di risposta ai Barbieri. Si decise che si poteva colpire tale Crudo il quale si trovava insieme ai Barbieri al momento della lite. Domenico Camillò prese così un fucile a pompa da Luigi Vitrò ed a fare l’azione doveva andare Michele Camillò con una moto. I Barbieri erano nipoti di Giuseppe Accorinti in quanto figli di una sorella di Accorinti e di Antonino Barbieri di Pannaconi di Cessaniti ed a me erano stati presentati da Pasqualino Callipo. Alla fine, però, tutto si concluse per il meglio – ha spiegato Bartolomeo Arena – perché Mommo Macrì si recò da Giuseppe Accorinti e sistemò la cosa”.
Luigi Vitrò, 47 anni, di Vibo Valentia in Rinascita Scott deve rispondere della detenzione illegale di un fucile calibro 12. Reato aggravato dalle finalità mafiose. Secondo l’accusa, l’arma sarebbe stata ceduta da Lugi Vitrò a Giuseppe Camillò e Francesco Antonio Pardea per il prezzo di 1.200,00 euro. Alle trattative per la cessione del fucile avrebbero preso parte anche Domenico Macrì, Bartolomeo Arena e Michele Pugliese Carchedi, tutti di Vibo Valentia. [Continua in basso]
Lo scontro con i Fiarè
Peggio sarebbe andata invece ai fratelli Barbieri in altra occasione, quando finirono per essere pestati dallo zio, e boss di Zungri, Giuseppe Accorinti. “E’ stato Luigi Vitrò – ha riferito Bartolomeo Arena – a raccontarmi che i Barbieri avevano pestato a Vibo vicino la piscina comunale Francesco Fiarè, figlio del boss di San Gregorio d’Ippona Rosario Fiarè. Per questo fatto Saverio Razionale si è lamentato con Giuseppe Accorinti il quale ha poi pestato di brutto i nipoti Barbieri. Rosario Fiarè era arrabbiatissimo per questo fatto del pestaggio del figlio e voleva vendicarsi direttamente e personalmente con Giuseppe Accorinti, ma poi tutto si è risolto con il pestaggio dei Barbieri ad opera di Accorinti stesso”.
Il ruolo di Luigi Vitrò ed il narcotraffico
“Luigi Vitrò – ha spiegato Bartolomeo Arena – era un mio amico di infanzia legato ai Fiarè. Mio nonno aveva fatto da compare al fratello di Vitrò. Inizialmente Luigi Vitrò faceva parte di un gruppo del rione Carmine di Vibo dedito alle rapine. In seguito si era messo a fare affari solo con i Fiarè: cocaina, marijuana ed armi. Aveva rapporti sia con Vincenzo Fiarè che con Filippo Fiarè i quali a loro volta per un traffico di marijuana dall’Albania avevano rapporti con i Pititto-Iannello di Mileto e per la cocaina con Vincenzo Barbieri di San Calogero, il più grosso fra i narcotrafficanti. Vincenzo Barbieri si serviva per i suoi traffici di alcuni ragazzi di Vibo: Giuseppe Topia, Antonio Franzè, Filippo Paolì e Giorgio Galiano. Anche Luigi Vitrò, detto Occhi di gatto, – ha aggiunto Bartolomeo Arena – era entrato in affari per la droga direttamente con Peppe Topia il quale aveva il compito di raccogliere i soldi per le importazioni di cocaina dal clan dei Piscopisani, dai Fiarè e da Peppe Accorinti”.
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