I carabinieri sull'omicidio Piperno a Nicotera: «Luce sul delitto in poco più due mesi» (VIDEO)
Gli inquirenti nel corso della conferenza stampa hanno sottolineato l’efferatezza del fatto di sangue risolto grazie alla perfetta collaborazione fra i vari reparti e la Procura di Vibo con il pm Filomena Aliberti
Un’indagine complessa ma che in poco più di due mesi ha portato i carabinieri, coordinati dal pm della Procura di Vibo Filomena Aliberti, a fare luce sull’omicidio di Stefano Piperno, il 34enne di Nicotera ucciso il 19 giugno scorso ed il cui cadavere è stato dato alle fiamme nella sua Fiat Punto ritrovata il giorno successivo in una campagna della frazione Preitoni. “Un fatto di sangue efferato – come ha ricordato in conferenza stampa il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo, colonnello Gianfilippo Magro – a cui l’Arma ha dato risposta in poco tempo facendo luce sul delitto e sul movente dello stesso”. Un “grande lavoro investigativo – ha sottolineato il maggiore Valerio Palmieri alla guida del Nucleo Investigativo di Vibo – che ci ha permesso di capire che la vittima, Stefano Piperno, doveva saldare dei debiti con Francesco ed Ezio Perfidio per la cessione di cocaina di cui faceva uso. Grazie ai Gps delle auto sono stati ricostruiti tutti i movimenti della vittima e dei futuri carnefici ed in tal senso un aiuto importante è arrivato dalla visione e dallo studio delle immagini registrate da alcuni impianti di videosorveglianza della zona che hanno ripreso il passaggio delle auto dei Perfidio. Accertamenti successivi ci hanno permesso di capire che Stefano piperno è stato ucciso in un luogo diverso da quello dove è stato ritrovato il cadavere, caricato nella sua Fiat Punto e portato in quella campagna di Preitoni in cui è stato trovato carbonizzato il giorno successivo. Dalle nostre indagini è emerso che a sparare è stato Ezio Perfidio, mentre il padre Francesco ha concorso nel delitto e la figlia Sonia, che è indagata a piede libero, nell’occultamento del cadavere”. Il colonnello Paolo Vincenzone alla guida della speciale sezione “Crimini violenti” dei carabinieri del Ros (alle indagini ha dato il suo importante contributo anche il Ris di Messina) ha invece sottolineato come “sempre più spesso l’amministrazione centrale dell’Arma si interessa di crimini efferati commessi nel Vibonese dando il proprio impulso alle indagini attraverso i propri uomini ed in perfetta collaborazione con le unità territoriali dei carabinieri”. Stefano Piperno, dunque, avrebbe chiesto della sostanza stupefacente di cui faceva uso (cocaina) ai Perfidio, ma avendo già altri debiti con gli stessi – comunque per una cifra irrisoria – “ne è nata una discussione – ha ricordato il maggiore Dario Solito alla guida della Compagnia di Tropea – culminata con il suo omicidio”. Quindi l’incendio della sua auto e del cadavere da parte dei Perfidio al fine di cancellare eventuali loro tracce ematiche presenti sull’auto della vittima. Tutto inutile perché il fiuto investigativo dell’Arma in poco più di due mesi ha risolto il caso con l’operazione “Melida”, così chiamata dal maggiore Dario Solito – alla guida della Compagnia dei carabinieri di Tropea – poiché “Melida” nella mitologia greca era la dea della perfidia, quasi a rappresentare e sottolineare ulteriormente l’efferatezza di un delitto aggravato dai futili motivi.
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