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Rifiuti e inadempimenti a Vibo, quattro indagati in una storia la cui “puzza” viene da lontano

La Procura contesta omissioni nel contratto di pubblica fornitura ai responsabili della ditta Ecocar mentre si attende di far luce sul disastro record dell’estate 2018 e sugli appetiti dei clan al centro di altra inchiesta della Dda e della Finanza

Rifiuti e inadempimenti a Vibo, quattro indagati in una storia la cui “puzza” viene da lontano

Inadempimento di contratti di pubbliche forniture in concorso. Questa l’ipotesi di reato (art. 355 c.p.) contestata dalla Procura di Vibo Valentia nei confronti di quattro indagati appartenenti alla ditta Eco.Car, addetta alla raccolta ed allo spazzamento dei rifiuti nel territorio comunale della città capoluogo. In particolare,  in concorso morale e materiale tra loro, nelle rispettive qualità Pietro Dominici – legale rappresentante della ditta “Eco.Car srl – , Francesco Deodati – capoarea cantieri – Antonio  Natoli – preposto alla gestione tecnica e responsabile del cantiere di Vibo Valentia – Carmine Orlando – direttore unità territoriale – sono indagati per “non aver adempiuto agli obblighi che gli derivavano dal contratto di fornitura concluso con il Comune di Vibo Valentia in data 11 settembre 2020. I quattro indagati sono accusati di aver “fatto mancare le opere necessarie al servizio pubblico integrato di igiene urbana comunale, nella specie avrebbero omesso il servizio di spazzamento, scerbamento e ritiro dei rifiuti o lo avrebbero eseguito in maniera difforme e inadeguato rispetto a quanto contrattualmente previsto”.
L’ipotesi di reato parte dal 16 giugno dello scorso anno e la condotta – secondo la contestazione mossa dalla Procura di Vibo guidata da Camillo Falvo – è ancora in atto.
Gli indagati avranno ora venti giorni di tempo dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari per chiedere alla Procura di essere interrogati o per presentare memorie difensive attraverso i rispettivi legali.

Cronistoria delle inchieste sui rifiuti

Il procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo

Una nuova inchiesta sui rifiuti, dunque, dopo quelle aperte negli scorsi anni dall’ex procuratore Bruno Giordano che nel 2018 attraverso la sezione di polizia giudiziaria, aliquota Carabinieri “Nucleo Ambiente” della Procura, aveva avviato un’indagine sulla gestione dei rifiuti nella città capoluogo e nelle frazioni. Un’inchiesta nata dopo il disastro ambientale che si era registrato nel mese di agosto 2018, con la città invasa da rifiuti non raccolti. Si indagava, in particolare, sul rispetto dell’intero capitolato d’appalto aggiudicato dalla ditta Dusty di Catania per la somma di 10 milioni di euro in tre anni e sui controlli da effettuare da parte di politici e dirigenti del Comune sulla ditta. L’allora sindaco Elio Costa era stato ascoltato per tre ore dagli inquirenti quale persona informata sui fatti al pari di dirigenti comunali come Adriana Teti e Filippo Nesci.

Un arco temporale che aveva visto succedersi due ditte nell’appalto per la raccolta dei rifiuti in città e la pulizia di strade, aiuole, aree cimiteriali, spiagge comunali e marciapiedi: la Ased di Melito Porto Salvo dal dicembre 2015 al dicembre 2016 – ed il cui titolare Rosario Azzarà è rimasto coinvolto (arrestato e poi scarcerato nel dicembre 2016 ed attualmente sotto processo) in altra inchiesta della Dda di Reggio Calabria denominata “Ecosistema” – e quindi la ditta Dusty. [Continua in basso]

Gaetano Vaccari

Era stato ascoltato come persona informata sui fatti dai carabinieri guidati dal luogotenente Gaetano Vaccari, anche Antonio Scuticchio, assessore all’Ambiente dal 18 gennaio 2016 al 24 luglio 2017 ed anche l’ex assessore comunale Giuseppe Russo, dimissionario il 12 marzo 2018 (in ossequio alle decisioni assunte dall’ex presidente del Consiglio Stefano Luciano) e che era stato nominato dal sindaco Elio Costa nell’agosto del 2017. Il 16 giugno 2018, quindi, la nuova nomina dell’ingegnere Stefania Romanò ad assessore all’Ambiente del Comune di Vibo, dimissionaria pure lei il 18 luglio 2018 dopo l’iscrizione sul registro degli indagati in relazione ai fatti dell’alluvione di Rossano e Corigliano del 2015. Fra le dimissioni di Russo e la nomina della Romanò, l’interim all’Ambiente era stato affidato dal sindaco Elio Costa all’assessore ai Lavori pubblici Lorenzo Lombardo, lo stesso che ha poi riottenuto la delega all’Ambiente il 28 agosto 2018, detenuta dal primo cittadino Elio Costa dopo le dimissioni della Romanò e, dunque, nel periodo più “nero” per la città – l’agosto 2018 – in tema di raccolta dei rifiuti e pulizia di strade, spiagge e marciapiedi.

L’inchiesta della Dda di Catanzaro

E’ invece il gennaio del 2019 quando ad essere deferiti – ed iscritti sul registro degli indagati – per la gestione del cosiddetto Eco punto di via Pellicano a Vibo Valentia sono l’allora dirigente del settore Affari generali del Comune di Vibo Adriana TetiAlfonso Colaci funzionario dello stesso Comune e già direttore per l’esecuzione del contratto per la gestione dei rifiuti, e Davide Golino, direttore tecnico della ditta Dusty. 

L’area di via Pellicano, già individuata come centro di raccolta e smistamento dei rifiuti differenziati e sottoposta a sequestro da parte del Noe di Reggio Calabria su disposizione della Procura il 7 agosto 2018, si trova nelle immediate vicinanze di importanti presidi pubblici come gli uffici dell’Asp, quelli dell’Inps, il Comando provinciale dei carabinieri e proprio di fonte al centro prelievi dell’Asp. Numerose erano state le denunce a mezzo stampa dei residenti della zona che lamentavano i disagi causati dalla presenza dei rifiuti e dal passaggio dei mezzi dell’azienda Dusty che l’aveva in gestione. [Continua in basso]

Maria Limardo con i finanzieri nel corso del “blitz” al Comune ad ottobre 2019

Se la Procura di Vibo detiene le inchieste sulla raccolta dei rifiuti in città in ordine agli inadempimenti contrattuali, su altri aspetti – e in particolare sulle infiltrazioni mafiose – è invece tutto in mano alla Dda di Catanzaro ed alla Guardia di Finanza. Non bisogna dimenticare, infatti, che nel decreto di acquisizione atti notificato nell’ottobre 2019 dalla Finanza e dalla Dda di Catanzaro al sindaco Maria Limardo ed ai dirigenti comunali Adriana Teti e Filippo Nesci (quest’ultimo poi coinvolto in Rinascita Scott) c’è anche: tutta la documentazione inerente il servizio di gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti idriche e fognarie per l’intero anno 2019, compresa tutta la documentazione tecnica (attestazione di regolare esecuzione dei lavori) ed i bonifici di pagamento effettuati dall’amministrazione comunale; tutta la documentazione inerente il pagamento della tassa del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti da parte delle società e delle ditte proprietarie dei pontili di ormeggio di nautica da diporto a Vibo Marina, compresa la documentazione sul contenzioso fra ditte e amministrazione comunale; la documentazione su tutti i servizi di manutenzione del verde pubblico e l’affidamento in convenzione del servizio di pulizia delle strade in caso di incidenti stradali.

A ciò si aggiunge che collaboratori di giustizia come Andrea Mantella e Michele Camillò – per sua stessa ammissione dipendente della ditta Eurocoop (addetta alla raccolta dei rifiuti a Vibo) dal 2008 al 2013 – hanno reso dichiarazioni nel procedimento Rinascita Scott (dai verbali sinora conoscibili) anche in ordine all’appalto per la raccolta dei rifiuti in città. Non resta, dunque, che attendere per capire alla fine chi pagherà in sede penale per un disastro nella gestione dei rifiuti per il quale in sede politica si è assistito sinora soltanto ad una fuga dalle responsabilità ed al solito scaricabarile.

In relazione all’articolo di cui sopra, dall’avvocato Alessandro Diddi riceviamo e integralmente pubblichiamo:

In qualità di difensore della società ECO.CAR. Srl, e di alcuni dipendenti
della stessa, inopinatamente chiamata in causa in diversi articoli comparsi su varie testate locali, mi corre l’obbligo di precisare quanto segue. La società ECO.CAR Srl, e i suoi dipendenti, è totalmente estranea alle maleodoranti vicende di commistione tra criminalità organizzata e appalti pubblici.
La ECO.CAR Srl ha vinto l’appalto nel 2020 e non ha nulla a che vedere con
gli episodi, accaduti l’estate del 2018, richiamati negli articoli.

Recentemente la Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha chiuso le
indagini preliminari a seguito di un esposto presentato dal sindaco della stessa città
nel quale ha denunciato presunti, quanto inesistenti, inadempimenti della ECO.CAR. Srl. nell’esecuzione del servizio della raccolta e smaltimento dei rifiuti.
La società mia assistita ha già presentato alla Procura della Repubblica
un’articolata e documentata memoria con la quale è stata destituita di fondamento la denuncia sporta dal sindaco.
Spiace constatare che gli organi di stampa, senza curarsi di chiedere
chiarimenti direttamente alla ECO.CAR. Srl,
si siano fidati, solamente, delle infondate rappresentazioni e ricostruzioni dei fatti offerte dal sindaco.
Siamo in attesa della decisione della Procura della Repubblica di Vibo
Valentia sulla difesa documentata presentata dalla società ECO.CAR. Srl.
C’è solo da sperare che questa diffamatoria campagna stampa non faccia
parte di un più articolo e subdolo progetto finalizzato a colpire e danneggiare le parti mie assistite”.

Sin qui l’avvocato Alessandro Diddi. Per parte nostra preme evidenziare che in nessun passaggio dell’articolo abbiamo scritto della EcoCar srl in relazione ai fatti del 2018 ed anzi abbiamo ben evidenziato e sottolineato che il contratto con il Comune di Vibo è stato stipulato in data 11 settembre 2020. La circostanza è palmare e basta leggere. Rispondendo solo del nostro operato e non anche di quello di altri organi di stampa, appare singolare che, ad avviso dell’avvocato Diddi, nel riferire di un avviso di conclusione delle indagini preliminari – cioè di un atto della Procura posto a garanzia degli indagati – avremmo dovuto chiedere “chiarimenti direttamente alla EcoCar”. Fermo restando che saremo ben lieti di ospitare la versione di EcoCar e dell’avvocato quando e se riterranno opportuno farcela conoscere. Di certo non ci siamo fidati delle sole rappresentazioni offerte dal sindaco di Vibo Valentia, Maria Limardo, che non abbiamo mai sentito per tale indagine e che, è noto a Vibo e dintorni, non è di certo solita passare avvisi di conclusione indagini alla nostra testata.
Non sappiamo poi a quale “campagna diffamatoria” l’avvocato si riferisce, essendo la notizia vera, pertinente ed espressa con linguaggio continente. Di certo la nostra testata non si è mai prestata a campagne stampa diffamatorie nei confronti di nessuno (facciamo cronaca giudiziaria carte alla mano, che è cosa diversa) ed è grave l’insinuazione dell’avvocato Diddi circa fantomatici “e subdoli progetti” (per noi totalmente inesistenti) finalizzati a “colpire” gli assistiti dell’avvocato. Il Vibonese.it ha sempre fatto della correttezza nel fornire notizie all’opinione pubblica e del rispetto delle persone coinvolte in vicende giudiziarie una regola imprescindibile del proprio lavoro.

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